Anastasio, ex vincitore di X Factor, annulla due date per pochi biglietti venduti: l’onestà (rara) dell’annuncio via social
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Ma se tutti ‘vincono’, non ‘perde’ mai nessuno? In un mondo di successi e autocertificazioni di grandi trionfi, fa più rumore chi usa i social per ammettere un traguardo non raggiunto o due concerti annullati per pochi biglietti.

Era il 2018 quando Anastasio trionfava a X Factor. Nella dodicesima edizione del talent show il rapper fu scelto da Mara Maionchi che lo volle nella sua squadra. La sua vittoria apparve quasi scontata fin dai primi live show, con un grande affetto da parte del pubblico e un primo posto che sembrava essere destinato a lui. E così fu. Pubblicò il singolo “La fine del mondo” e l’omonima EP e nel febbraio 2019 fu anche ospite del Festival di Sanremo per presentare il suo nuovo singolo “Correre” dopo un monologo interpretato sul palco da Claudio Bisio. L’anno seguente ha partecipato in gara posizionandosi 13simo con “Rossi di rabbia”. Nel 2025 ha pubblicato il suo ultimi disco, “Le macchine non posso pregare”, disco composto dal 12 tracce che, però, non si è spinto oltre la 93esima posizione della classifica Fimi.

Anastasio, nei giorni scorsi, ha attirato l’attenzione sul web per un video nel quale, con assoluta sincerità, raccontava di un paio di date annullate del suo tour. Problemi logistici? Altri impegni sopraggiunti e precedentemente non calcolati? Niente di tutto questo: pochi biglietti venduti. Onestà che sembra quasi scontata ma che è, invece, spesso lontanissimo dal racconto. In un mondo di cantanti che vanta palazzetti e stadi, Anastasio dice il vero motivo che l’ha portato a cancellare quei due live:

Buonasera, devo fare un piccolo annuncio all’interfono perché purtroppo le date di Perugia di Bari sono annullate. La verità è che non abbiamo venduto abbastanza biglietti, a Bari erano una quarantina Perugia, pochi meno, insomma stiamo là

Un insuccesso fa più clamore di tanti altri record strillati. E si fa notare per due interessanti riflessioni forse non così ovvie. In un mondo di apparenza social e glamour ostentato, ammettere un risultato sotto le aspettative fa onore perché normalizza quello che può accadere ma “non si deve ammettere”. Perché sembra non si possa parlare di flop, non si può abbassare l’asticella, è inimmaginabile che un artista possa aver “fallito” in un mondo di continui vincitori.

Ma se tutti ‘vincono’, non ‘perde’ mai nessuno?

Un’altra riflessione che porta alla luce il racconto di Anastasio è come il successo e il trionfo in un talent show (qua è X Factor ma può essere benissimo anche Amici o qualsiasi altro format simile, anche in terra straniera), c’è solo un vincitore e alzare la coppa e risultare primi non è sinonimo di successo. Nemmeno quello iniziale che può essere travolgente o da numero 1 in classifica. Come già sottolineato, sono pochissimi coloro che, dal trionfo, riescono a durare negli anni e cementarsi come artisti noti e da brani che possono puntare ai piani alti delle classifiche (anche la top 20). Spesso non accade, spesso ci vuole più tempo, spesso si resta artisti amati e apprezzati anche senza sbandierare primi posti continui.

In passato un ostacolo erano sicuramente la critica e le radio che apparivano un po’ prevenuti nei confronti dei talent show (ricordate le parole di Giulia Ottonello?). Oggi a rendere tutto più difficile sono i social, gli streaming, le centinaia di offerte e proposte sul mercato che possono arrivare da più parti e che puntano ad ottenere una fetta del successo. Ma le fette non son infinite e il piatto non le può ospitare tutte. Quest’anno nemmeno un tormentone è riuscito a conquistare e mettere d’accordo tutti.

Anastasio ha condiviso quel video che è diventato virale e molto condiviso e commentato. Ma ha, soprattutto, riportato all’attenzione (per quanto poi possa durare nel tempo…) di come sia possibile usare i social e comunicare con il pubblico anche per raccontare qualcosa che non sta andando come speravamo o come ci auguravamo. Esistono anche i momenti difficili, le cadute, gli intoppi e non tutti vivono il loro massimo (o meritato) splendore artistico.

Fa ancora così paura ammetterlo in un mondo popolato da continui inviti ad essere se stessi e ad aprirsi al prossimo? Vale solo per gli altri? E se ‘confessare’ qualcosa che non è andato come speravamo non ci rendesse ‘fallimentari’ ma solamente… più umani?

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