

Da Love Bugs a Che Tempo Che Fa, da Italia’s Got Talent a La Corrida: la mappa dei format che hanno traslocato tra Rai, Mediaset, Sky, Warner Bros. Discovery e Disney. Dietro ogni passaggio ci sono diritti, strategie editoriali e la caccia al pubblico giusto
Il caso più recente è Love Bugs: la sketch comedy è andata in onda su Italia 1 (Mediaset) dal 2004 al 2007 e, dal 24 novembre 2025, tornerà in onda su Tv8, canale tv appartenente al gruppo Sky. A inizio 2026, poi, dovrebbe toccare al revival di Ok, il prezzo è giusto, titolo storico di Fininvest/Mediaset degli anni ’80 e ’90 pronto a tornare sul piccolo schermo, ma su Rai 1. L’anno scorso toccò invece a La Corrida, pronta a tornare dal 5 novembre sul Nove, dopo aver divertito gli italiani su Canale 5 e su Rai 1.
Tre esempi che ci confermano una tendenza di cui si parla poco, ma molto presente nella tv italiana, ovvero la migrazione di piccoli e grandi format da un editore all’altro. Quelli che una volta restavano legati a una rete ora si muovono tra Rai, Mediaset, Sky e i nuovi poli internazionali (come Discovery e Disney+). Dietro ogni trasloco ci sono diritti, soldi, identità editoriale e l’inseguimento del pubblico giusto.
I programmi che traslocano: i casi più recenti

Se Love Bugs e Ok, il prezzo è giusto sono due esempi in divenire, ce ne sono numerosi altri già avvenuti, che testimoniano come questa tendenza riguardi tutti i gruppi editoriali presenti in Italia.
- X Factor: uno dei format più longevi della tv italiana, l’esordio risale al 2008 su Rai 2, dove restò fino al 2011. Quell’anno il format fu acquistato da Sky, che lo manda in onda tutt’oggi. Format internazionale, il meccanismo del talent è rimasto sempre lo stesso; a cambiare sono state le conduzioni (Francesco Facchinetti, Alessandro Cattelan, Ludovico Tersigni, Francesca Michielin e Giorgia) e i giudici in giuria.
- Propaganda Live: nel 2017 Zoro e la sua banda si è trasferita da Rai 3 a La 7. In Rai, Diego Bianchi andò in onda per cinque stagioni con Gazebo, format estremamente simile a Propaganda Live: reportage, momenti musicali e satira con la mitica Social Top Ten di Makkox. L’approdo sulla rete di Cairo ha permesso a Zoro e al suo gruppo di avere maggiore stabilità: sia nella collocazione (in Rai Gazebo si spostò parecchie volte, dalla seconda alla prima serata, fino all’access prime time, mentre su La 7 è fisso dal debutto al venerdì sera) che nella durata di ogni puntata.
- Belve: se oggi è uno dei fiori all’occhiello di Rai 2, il programma di interviste ideato e condotto da Francesca esordì nel 2018 sul Nove. Il format è rimasto pressoché identico, tant’è che al debutto in Rai, nel 2021, Belve conservò la collocazione in seconda serata; solo dal 2023 è approdato in prime time, registrando ottimi consensi di pubblico e alcune novità come l’inserimento di artisti e comici (e la presenza speciale di Maria De Filippi nell’ultima edizione) tra un’intervista e l’altra.
- Pechino Express: l’adventure game è stato uno dei pilastri della programmazione di Rai 2 per otto stagioni, dal 2012 al 2020. Dopo una pausa di due anni (complice la difficoltà di girare un programma all’estero durante la pandemia) il format è tornato in tv, questa volta esclusiva del bouquet di Sky, che ne ha mantenuta intatta la formula, inserendo la figura dell’inviato speciale a fianco del conduttore Costantino della Gherardesca (Enzo Miccio, Gianluca Fru e, nell’edizione 2026, Giulia Salemi, Guido Meda e Lillo).
- Camera Cafè: come Love Bugs, la sketch comedy con Luca e Paolo e un nutrito cast di bravi interpreti aveva debuttato, con successo, su Italia 1 nel 2003, diventando un appuntamento del preserale di numerosi telespettatori. Nel 2017, cinque anni dopo la chiusura, Camera Cafè tornò in onda con una sesta stagione, questa volta su Rai 2 e nella più prestigiosa fascia dell’access prime time. Un revival, ahinoi, durato troppo poco.
- Fratelli di Crozza: l’esempio, in questo caso, è simile a quello di Propaganda Live. Nel corso degli anni Maurizio Crozza ha cambiato titolo ai suoi appuntamenti settimanali, che per dieci anni sono andati in onda su La 7 con i titoli di Crozza Italia, Italialand e Crozza nel Paese delle Meraviglie. Dal 2017, con il passaggio a Discovery, Crozza dà vita a un nuovo titolo, mantenendo i punti forti del suo show affinati in passato.
IGT, Corrida e Che Tempo Che Fa, tre format che hanno macinato reti su reti

Accanto a questi esempi ce ne sono tre che sono ancora più significativi. Tre programmi storici della tv italiana che, senza cambiare nella formula, sono diventati punti di riferimento per pubblici di varie reti televisive nel corso della loro esistenza. E ancora oggi rappresentano dei punti di forza dell’editore che li propone.
- La Corrida: questo format storico, presente nella tv italiana dal 1986 (ma nacque in radio nel 1968), si è rinnovato nel corso dei decenni pur mantenendo saldo il suo elemento centrale, ovvero la voglia di divertire il pubblico con esibizioni più o meno talentuose. Le prime storiche edizioni, quelle di Corrado, furono trasmesse da Canale 5, che continuò a proporre La Corrida anche dopo la scomparsa del celebre conduttore, prima con Gerry Scotti e poi e con Flavio Insinna. Nel 2018, dopo sette anni di stop, il ritorno su Rai 1, con Carlo Conti: due edizioni di successo fino allo scoppio della pandemia, nel 2020, che bloccò la terza edizione dopo sole due puntate, per via dell’impossibilità di realizzarlo in assenza del pubblico, motore dell’esito delle esibizioni. Nel 2024 la terza vita de La Corrida passa per il gruppo Warner Bros. Discovery, dove torna, sul Nove, nelle mani di Amadeus.
- Che Tempo Che Fa: il programma di interviste ed attualità creato nel 2003 da Fabio Fazio non ha in realtà cambiato casacca tante volte. Eppure, è un caso più unico che raro nella Storia della tv italiana. Nato su Rai 3, su cui è andato in onda fino al 2017, nello stesso hanno ha ottenuto la promozione in prima serata su Rai 1, dove è rimasto fino al 2019. Quell’anno giunge lo spostamento su Rai 2, dove resta per una sola stagione (quella in cui Fazio continuò ad andare in onda in piena pandemia, senza pubblico in studio e con Luciana Littizzetto in collegamento); dal 2018 il ritorno su Rai 3, fino alla chiusura dell’esperienza in Rai. Nel 2023 il clamoroso passaggio sul Nove.
- Italia’s Got Talent: uno dei primi talent show in onda sulla tv italiana e internazionale, il debutto di IGT in Italia lo si deve a Maria De Filippi, che ne co-produsse le prime edizioni con la sua Fascino dal 2009 al 2013 con enorme successo. Poi entrò in gioco Sky che, allo scadere dei diritti, li acquistò per mandarlo in onda dal 2015 al 2022, sia su Sky Uno che su Cielo e Tv8. Nel 2023 il nuovo passaggio, questa volta su Disney+, diventando il primo talent show in Italia a essere disponibile in esclusiva online e la prima esperienza europea per il format “Got Talent” su una piattaforma.
I motivi di queste migrazioni

Non c’è mai una ragione unica dietro a questi spostamenti da una rete all’altra, ma variano a seconda delle situazioni. In primis c’è una questione di diritti del format: il produttore/licenziatario, quando arriva un’offerta più alta (o condizioni di produzione più vantaggiose) decide di spostarlo dove ha la garanzia che possa essere prodotto e trovare la giusta collocazione.
C’è poi da considerare il punto di vista dei gruppi editoriali che acquistano format già trasmessi altrove: una scelta utile a costruire identità o a spostare pubblico. Avere un brand riconoscibile, infatti, serve a crescere in un mercato frammentato. Nel caso delle acquisizioni di Sky di X Factor, Pechino Express e di Italia’s Got Talent l’obiettivo è chiaro: mantenere la propria identità di pay tv che propone prodotti che non si possono vedere altrove, e quindi più audaci, e al tempo stesso affiancarli a titoli più generalisti e rivolti a un pubblico familiare, target sempre molto ghiotto per gli investitori pubblicitari.
Infine, c’è il volto che traina il brand: un caso più raro, va detto. Il pensiero va a Fabio Fazio e a Che Tempo Che Fa. Warner Bros. Discovery non ha solo siglato un contratto con il conduttore, ma ha acquistato un brand fortemente legato a lui, garantendosi un patto di fiducia tra volto tv e pubblico in essere da anni.
Più canali, più movimento
La pluralità di gruppi editoriali rende più frequenti passaggi di questo tipo: un movimento di brand e di volti che anima il mercato televisivo, aumenta la competitività e permette ai format di trovare uno spazio adeguato in televisione o sulle piattaforme. Oltre che, in alcuni casi, dare loro una seconda o terza vita e dimostrarne il valore anche a distanza di anni dalla prima messa in onda.





