Prima di The Traitors, c’era L’Imbroglione: il quiz del 2004 in cui si doveva scoprire il traditore

Era il 2004: Canale 5 tentò un esperimento audace, un preserale in cui uno dei concorrenti conosceva già le risposte e doveva non farsi scoprire. Un’idea troppo avanti per i tempi, oggi più attuale che mai

Tutti parlano (bene) di The Traitors Italia. Anche noi ci siamo espressi positivamente sull’adattamento italiano di questo format belga che sta conquistando il mondo con il suo mix tra mistero e reality e una location molto suggestiva. L’accostamento a La Talpa, fatto già prima della distribuzione su Prime Video, era scontato, ma attenzione: The Traitors non è una copia de La Talpa, al contrario: qui potete leggere il meccanismo del gioco per farvene un’idea.

The Traitors riporta in Italia la voglia di giocare non solo con domande ed enigmi legati alla logica e alla cultura generale. In questo caso al centro c’è il sospetto, la strategia e una vera e propria indagine, che il pubblico (già a conoscenza dei Traditori fin dal via del gioco) segue come fosse una serie tv.

Un gioco che ha riacceso nella nostra memoria il ricordo di un game, andato in onda ormai più di vent’anni fa, in cui al gioco classico si affiancava l’indagine per scovare un imbroglione. Non a caso, il quiz si chiamava L’imbroglione, e ve ne parliamo subito.

Dall’America un quiz con sorpresa

Il format deriva dagli Stati Uniti, dove nel 2003 andò in onda con il titolo di Dirty Rotten Cheater su PAX (oggi Ion Television) per poche settimane. Il titolo originale, traducibile in “Sporco, corrotto, traditore”, dava al quiz un’impronta decisamente provocatoria, molto addolcita nella versione italiana.

In sintesi, in ogni puntata sei concorrenti si affrontavano davanti a un pubblico in studio su domande legate a sondaggi d’opinione che la produzione aveva precedentemente commissionato a un campione di italiani e italiane. Il plot twist? Tra i sei concorrenti, tutti posizionati davanti a uno schermo che solo loro possono vedere, ne veniva scelto a sorte uno a cui venivano passate in tempo reale le risposte esatte. Quindi, nel gruppo, c’era un vero e proprio imbroglione.

A lui o lei la decisione su come gestire il suo ruolo: approfittarne per dare tutte le risposte esatte e accumulare un montepremi più alto possibile (alimentando però i sospetti di avversari e pubblico) o sacrificare parte del bottino potenziali rispondendo erroneamente ad alcune risposte, per sviare i sospetti. L’obiettivo, ovviamente, era non farsi sgamare e arrivare a fine partita, cosa che non sempre riusciva.

I round di gioco

Ogni puntata aveva vari round. Come detto, al centro c’erano dei sondaggi su tendenze e gusti degli italiani, le cui risposte andavano a formare una classifica dalla risposta data da più persone a quella meno citata (un po’ come nel più recente Famiglie d’Italia, con Flavio Insinna su La 7).

Ad ogni risposta era assegnata una somma di denaro: quella al primo posto, dunque la più comune e più facile da indovinare, vale 250 euro, mentre quella in decima posizione, la meno fornita dal campione intervistato, valeva 2.500 euro. All’Imbroglione tutte le risposte erano fornite in anteprima: a lui o lei non restava altro che decidere come giocare.

Le “nomination”

Il format prevede una doppia modalità di gioco. Da una parte il classico quiz, dall’altra l’indagine su chi possa essere l’Imbroglione. Una missione che per i primi tre round di gioco tocca ai concorrenti stessi, che devono di fatto nominare chi tra di loro pensano abbia tutte le risposte.

Chi riceveva più di tre voti era automaticamente eliminato dal gioco e poteva rivelare se fosse o meno l’Imbroglione. Se nessun concorrente riceveva almeno tre nomination, era lo stesso Imbroglione ad approfittarne, decidendo lui stesso, tramite un pulsante, chi eliminare dal gioco. Inoltre, ai concorrenti veniva dimezzato quanto accumulato fino a quel momento.

Poteva capitare che l’Imbroglione fosse scoperto prima della fase finale del programma. Cosa succedeva? Semplicemente la produzione procedeva immediatamente con la selezione di un nuovo Imbroglione, comunicando la scelta tramite gli schermi davanti alle postazioni dei concorrenti, come a inizio puntata. Il montepremi dei concorrenti, in questo caso, rimaneva intatto. Dal quarto round toccava al pubblico in studio dire la sua: tramite dei telecomandi, doveva indicare il suo Imbroglione. Chi superava il 50% dei voti veniva eliminato.

L’ultimo round

Si giungeva così allo scontro finale tra i due concorrenti rimasti in gara, tra cui l’Imbroglione. Ne “Questo o quello” il concorrente doveva scegliere una delle due opzioni date a una domanda relativa a una preferenza generica, cercando di indovinare cosa aveva risposto il campione di italiani nel sondaggio. Ad esempio, scegliere tra le opzioni “cioccolato” e “fragola” sulla domanda “Qual è il tuo gusto di gelato preferito?”.

A ogni risposta esatta il concorrente guadagnava 500 euro, altrimenti li regalava all’avversario. A fine gioco, toccava ancora al pubblico dire la sua e indicare la sua ipotesi di Imbroglione. La scelta conduceva poi allo svelamento e alla possibile assegnazione del montepremi.

Le due teche

Individuata la scelta del pubblico, il concorrente Imbroglione poteva svelarsi e posizionarsi davanti a una teca contenente delle banconote, che rappresentavano il suo montepremi. Quindi doveva aprire la teca, una sorta di cupola, con le mani: se nel farlo i soldi restavano al loro posto, allora la maggioranza del pubblico non lo aveva votato ed era riuscito ad ingannarlo. La vincita era sua.

In caso contrario, nell’aprire la teca i soldi cadevano in una botola, segno che il pubblico aveva capito che aveva tutte le risposte. Entrava così in gioco l’altro concorrente, a cui veniva data una possibilità di aggiudicarsi il suo montepremi: doveva mettere in ordine di preferenza, sempre secondo un sondaggio, quattro risposte relative a una domanda. L’ordine andava a formare un codice numerico da inserire tramite delle manopole: se era esatto, anche in questo caso, all’apertura della teca i soldi rimanevano al loro posto, altrimenti cadevano.

Un esperimento in anticipo sui tempi

L’Imbroglione andò in onda solo nell’estate 2004, con risultati evidentemente non esaltanti. Complice la concorrenza degli Europei di Calcio in Portogallo (in cui l’Italia si fermò alla fase a gironi), il quiz di Enrico Papi, per la prima volta con un game show su Canale 5 dopo il successo di Sarabanda, non riuscì a conquistare il pubblico.

Forse i tempi non erano ancora maturi: La Talpa, che aveva debuttato in Italia solo pochi mesi prima su Rai 2, si basava anch’essa sull’idea di un “traditore” nel gruppo, ma era più orientato al reality, genere che in quegli anni spopolava in tv. Applicare un’idea simile al quiz, forse, è risultato troppo “celebrale”: nel preserale ai tempi si preferivano i giochi più semplici e immediati, che chiedessero sì dei ragionamenti ma non una vera e propria analisi comportamentale del concorrente. E così L’Imbroglione fu messo in archivio.

Una seconda possibilità a L’Imbroglione?

21 anni dopo, L’Imbroglione potrebbe tornare in tv? Nessuno ne parla (i diritti del format, allora prodotto da Magnolia, società poi fusa con Dry Media in Banijay Italia), ma forse si dovrebbe. Perché oggi il pubblico televisivo è cambiato, e con esso il modo di pensare ai quiz show.

Se una volta più che il concorrente contava la domanda e la sua risposta (oltre, ovviamente, al ghiotto montepremi), oggi un buon quiz deve anche avere dei partecipanti che sappiano intrigare chi ne segue le avventure. Pensate ai super-campioni de L’Eredità, Caduta Libera e La Ruota della Fortuna, o alle brave squadre di Reazione a Catena: non conta più solo la bravura, ma anche il carattere.

Un dettaglio non da poco, per un format come L’Imbroglione, in cui il carattere e la capacità di avere la giusta poker face erano determinanti per arrivare alla fine. E i telespettatori, oggi, impazziscono per le indagini e le analisi: se The Traitors lo sta dimostrando, anche Money Road su Sky ci ha posto di fronte a un esperimento sociale che ha fatto discutere non tanto per i soldi portati a casa dai concorrenti quanto per il tradimento messo in atto da alcuni di loro alla fine.

Ecco che, allora, con le giuste modifiche alle manches e il giusto adattamento ai giorni nostri, L’Imbroglione 2025 potrebbe davvero trasformarsi in un’idea interessante, un format che potrebbe permettere di mettere in pausa titoli più forti dei colossi di Rai 1 e Canale 5 oppure, perché no, trovare lo spazio audace del Nove, che cerca ancora in access prime time un format giusto per un re del genere come Amadeus.

I nostri sono pensieri di Fantatelevisione, ma il caso de L’Imbroglione ci ricorda che anche in tv ci vogliono i tempi e contesti giusti per far diventare un format un successo. E, soprattutto, che non è detto che ciò che una volta non ha funzionato, oggi potrebbe andare ancora male. Pensate a Temptation Island, figlio di quel Vero Amore riproposto nove anni dopo la prima edizione. In tv queste cose possono succedere: e no, non lo diciamo per imbrogliarvi.

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