The Traitors Italia, il valore della fiducia diventa un format di successo (anche se ci fossero i nip)

Tra reality e thriller psicologico, su Prime Video ecco il format rivelazione in altri Paesi. In Italia funzionerebbe bene anche con i nip?

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Il fenomeno The Traitors è finalmente giunto anche in Italia. La prima stagione, sei episodi prodotti da Fremantle, ha debuttato su Prime Video (i primi quattro episodi sono usciti il 30 ottobre, per gli ultimi due bisogna aspettare il 6 novembre). Adattamento del format belga De Verrarders, The Traitors sta conquistando numerosi Paesi con il suo mix tra reality e pseudo-thriller: c’è un mistero che i concorrenti devono risolvere, ovvero chi sono i Traditori che tramano nell’ombra e, di episodio in episodio, “uccidono” (ovvero eliminano) gli altri concorrenti, i Leali. Una sfida che porterà, alla fine, alla divisione del bottino accumulato durante le varie missioni, per un massimo di 100mila euro.

Perché The Traitors sta conquistando il mondo?

Come tutti i format internazionali di successo, The Traitors sta incontrando il favore del pubblico per la semplicità del gioco che propone e per l’effetto-nostalgia che scatta tra gli spettatori. In effetti, gli ideatori di The Traitors non hanno fatto altro che scrivere un programma che si basasse su quei giochi di gruppo a cui tutti abbiamo partecipato almeno una volta nella nostra vita.

Cambiano i nomi di regione in regione e di Stato in Stato, ma l’idea è quella: scovare uno o più assassini che, all’interno di un villaggio, stanno uccidendo tutti i partecipanti. Che siano Traditori in carne ed ossa o lupi (non a caso è già stato sviluppato e acquistato anche da noi un format con quest’ultima variante) poco importa: l’indagine, il sospetto e l’adrenalina diventano elementi portanti di tutto il gioco.

Ne segue che The Traitors è sì un reality per via di tutti quegli elementi che richiamano il genere (le telecamere che seguono i protagonisti in ogni movimento, i confessionali, le eliminazioni), ma non si fa conoscere per il voyeurismo tipico di altre trasmissioni. Qui, ad attirare l’attenzione, è la componente psicologica e una domanda che dal piccolo schermo passa direttamente al nostro quotidiano: quanto ci possiamo fidare di chi ci circonda?

Il valore universale che diventa brand

Fin dal titolo, The Traitors fa della fiducia il suo strumento vincente. Un valore universale, condiviso, che non ha bisogno di spiegazioni, diventa un format: fidarsi o no? In passato ci aveva già provato (e ci era riuscito) un altro format, La Talpa, dove c’era un “uno contro tutti”, un traditore e il resto del gruppo, tra sabotaggi e depistaggi.

In The Traitors la base di partenza è la stessa, ma solo quella. Il format, infatti, rende più complicato per i concorrenti (il pubblico sa da subito chi sono i Traditori) fissare i propri sospetti su una sola persona, anche perché di Traditori, come detto, ce ne sono più di uno. Si crea una ragnatela di ipotesi, alcune create ad hoc dai Traditori stessi, altre più fondate, che diventano il sale del programma. Anche nella versione italiana, ben ricostruita rispetto all’originale, sopratutto nell’uso delle location.

Atmosfere medievali per una narrazione più seriale

La Tavola Rotonda di The Traitors Italia

L’ambientazione lontana dai centri urbani è uno dei punti cardine del format originale, e Fremantle Italia ha svolto un lavoro eccellente, selezionando due castelli trentini per le riprese: Castello Valer e Castel Nanno. Due luoghi appartenenti a un’altra epoca, perfetti per seguire l’idea originale, che vuole isolare i concorrenti dal resto del mondo e lasciarsi soli con i propri sospetti.

In un caso più unico che raro, la produzione si è affidata anche a una collaborazione con la Trentino Film Commission per effettuare le riprese di un reality, quando queste partnership solitamente riguardano film e serie tv. In fondo, però, The Traitors punta a essere più di un reality: ha una natura che, grazie alle eliminazioni orchestrate in modo estremamente teatrale e a un montaggio che genera caos tra le certezze dei partecipanti, si avvicina alla sceneggiatura di una serie tv.

Meglio i vip o i nip?

Il cast di The Traitors Italia e la conduttrice Alessia Marcuzzi

Per la prima stagione, The Traitors Italia ha scelto un gruppo di personaggi famosi. Scelta seguita anche da altre edizioni internazionali, sebbene l’originale (e quella del Regno Unito, tra le più riuscite) abbiano dato la precedenza ai nip. La versione italiana si affida a volti noti, tra tv, cinema e social, per due ragioni.

La prima è trovare maggiore spazio sui social già prima della distribuzione del prodotto, grazie ai post condivisi dai protagonisti stessi, rivolti a migliaia di follower, ottenendo dunque una pubblicità alternativa oltre a quella pianificata da Prime Video. C’è poi una questione più gossippara, ovvero la curiosità di vedere delle celebrità in situazioni in cui devono emergere lati nascosti del loro carattere.

Paola Barale, Mariasole Pollio, Yoko Yamada e Tess Masazza, nel cast di The Traitors Italia

Eppure, The Traitors è uno di quei format che funzionerebbe bene anche con le persone comuni, ovviamente selezionate con un casting ad hoc. Lo ha dimostrato molto bene un altro format sbarcato di recente in Italia, Money Road su Sky, in cui ci si è affidati (mossa piuttosto audace) a un gruppo di quasi sconosciuti -anche loro, va detto, con un nutrito seguito sui social- per lanciare una produzione totalmente inedita. E l’effetto è stato tale da consacrare il programma come una delle rivelazioni della stagione scorsa.

Prime Video ha preferito andare sul sicuro per il debutto di The Traitors in Italia, e il risultato le dà ragione. Gli episodi, godibili e realizzati con attenzione ai dettagli, funzionano anche grazie al cast di personalità note. Eppure, sale la curiosità: come sarebbe un The Traitors Italia con persone comuni? Nulla vieta, ed è il nostro auspicio, che Prime Video possa produrre due versione del format, una con vip e una con nip, come già accaduto nel Regno Unito e come accadrà a breve negli Stati Uniti. Perché la fiducia è un valore che riguarda tutti, famosi e non.

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