

Secondo Giuseppe Candela la Rai è in trattativa con Fremantle per portare nell’access prime time di Rai 1 l’iconico game show, che nel resto del mondo continua ad andare in onda con successo. Ed è ora che Ok, il prezzo è giusto torni anche nella tv italiana
La bombetta l’ha sganciata Giuseppe Candela su Dagospia: un ritorno di Ok, il prezzo è giusto non solo è possibile, ma sembra essere sempre più concreto. Il colpo di scena vero e proprio, però, è la destinazione di questo revival: non Mediaset, che ha ospitato il format internazionale dal 1983 al 2001, ma la Rai. Rai 1, per la precisione, che avrebbe intenzione di mandarlo in onda in access prime time dalla primavera/estate 2026 (al posto di Techetechete).
Il format, lo ricordiamo, è di Fremantle, che lo sta producendo con grande successo in giro per il mondo, attualmente in dodici Paesi (tra cui gli Stati Uniti, dov’è nato grazie a Bob Stewart). E Fremantle, in Italia, lavora più che bene: da noi produce, ad esempio, X Factor, Italia’s Got Talent, Italia Shore, Il Contadino cerca Moglie, Belve e Un Posto al Sole (oltre al doc cult Wanna).
Insomma, tutti i presupposti per riportare in onda uno dei titoli storici della tv commerciale anni Ottanta/Novanta ci sono. Il trasloco in Rai, in quest’epoca in cui i format cambiano casa a seconda di accordi scaduti e nuovi contratti stipulati (vi dicono niente i già citati X Factor, Italia’s Got Talent e Belve?), è l’ultima delle questioni. Piuttosto, vogliamo soffermarci su altro.Perché sì, è giunto il momento di riportare in tv Ok, il prezzo è giusto: e vi spieghiamo perché.
Gli oggetti sono tornati di moda
IL PATTO È SALTATO, INIZIA LA SHOW. AVVISATE PIER SILVIO BERLUSCONI CHE È IN FASE AVANZATA LA TRATTATIVA PER FAR SBARCARE SU RAI1 OK, IL PREZZO È GIUSTO!, TITOLO STORICO DEL BISCIONE. VORREBBERO COLLOCARE IL GAME PRODOTTO DA FREMANTLE IN ACCESS PRIME TIMEhttps://t.co/x4jv2l4Yp5
— Giuseppe Candela (@GiusCandela) September 11, 2025
Che lo abbiate visto su Youtube o foste presenti durante i suoi anni di messa in onda, The Price is Right ha un meccanismo così riconoscibile che è inutile spiegarlo ancora. Al centro, in ogni gioco proposto nel corso delle puntate, ci sono oggetti di valore, più o meno alto, che diventano i premi effettivi in palio.
Ok, il prezzo è giusto ha sempre snobbato il montepremi in denaro, quello che dagli anni Novanta in poi ci siamo abituati a sognare di portare a casa guardando i game show che hanno affollato i nostri palinsesti. Il format è nato da subito con l’idea di rendere oggetti e prodotti utili a tutti il vero premio da raggiungere.
Dal forno a microonde alla cucina nuova, dall’impianto stereo all’ultimo must-have della tecnologia: in Ok, il prezzo è giusto si gioca per portarsi a casa dei premi “veri”. E, se ci pensate bene, questa passione per l’oggetto ha ripreso quota anche nella tv nostrana degli ultimi anni.
Pensate al cult del Nove Cash or Trash: qui gli oggetti sono protagonisti assoluti. La loro storia e il loro valore, sapientemente narrati da Alessandro Rosa, incontrano il gusto del gioco dell’asta tra i mercanti, con la suspence rappresentata dalla speranza del venditore di portarsi a casa un bel gruzzoletto. Un mix perfetto che ha fatto riscoprire al pubblico televisivo italiano l’importanza e soprattutto il valore potenziale dei oggetti, dal più sofisticato a quello che davvero ciascuno di noi potrebbe avere in casa.
Sempre sul Nove, The Cage-Prendi e scappa ha ripreso l’idea del valore degli oggetti come perno intorno a cui far ruotare il gioco stesso. I concorrenti, nella gabbia che dà il titolo al game show, devono afferrare più oggetti possibili prima dello scadere del tempo. La somma del loro valore decreta chi vince a fine puntata. In questo caso, però, chi vince (bisogna superare la soglia di 50mila euro) non si porta a casa gli oggetti, ma il loro controvalore in denaro.
Basta assegni, regalateci prodotti!
Ma il gusto di regalare prodotti al posto degli iconici gettoni d’oro ha cominciato a circolare anche nei quiz, soprattutto quelli del preserale/access di Mediaset. Due titoli su tutti: Caduta Libera e La Ruota della Fortuna. In entrambi i casi i concorrenti, in determinate manche, possono aggiudicarsi una fornitura di prodotti messi in palio -come sponsor, ovviamente- da un’azienda. Caffè, prodotti per il viso, accessori per la casa, ma anche prodotti non materiali.
Pensiamo a Little Big Italy: non un quiz, ma un format costruito comunque sull’idea del gioco-sfida tra tre ristoranti italiani all’estero. L’expat vincitore, in questo caso, si porta a casa la possibilità di pranzare e cenare gratuitamente per un anno nel ristorante da lui/lei proposto, ovviamente a spese della produzione.
Anche in 4 Ristoranti e 4 Hotel il premio non è in denaro: in questo caso si assegnano prodotti e forniture annuali per poter gestire al meglio la propria attività. Perché fa figo stringere in mano un assegno, ma vuoi mettere il gusto di dire ai propri ospiti che il caffè di fine cena fa parte della fornitura annuale che hai vinto dando una risposta esatta?
Il sogno della macchina
E poi, c’è un graditissimo ritorno nei quiz, quello del maxi-premio, rappresentato dall’automobile. A ri-sdoganarla è stato La Ruota della Fortuna, in una apprezzata citazione della versione di Bongiorniana memoria, quando l’auto era uno dei premi del tabellone finale.
Anche nella nuova versione l’auto è tornata ad essere un premio ambitissimo: in preserale era il premio da pescare tra le buste del gioco finale, mentre nella fortunata versione in access prime time l’auto è tra gli spicchi della ruota, anche in questo caso ambita e difficile da vincere.
Se la può portare a casa infatti solo chi afferra lo spicchi, diventa campione/campionessa e indovina tutti e tre i tabelloni del gioco finale. Una fatica, che però dà il giusto valore a uno degli oggetti che più facevano gola trent’anni fa in tv.
Anche nel già citato The Cage l’auto ha un suolo ruolo cruciale: nel gioco finale i concorrenti, una volta effettuata una determinata challenge, possono letteralmente spingerla fuori dalla gabbia e sperare che il suo valore contribuisca a raggiungere il valore di 50mila euro necessario per vincere (ma, lo ripetiamo, qui si portano a casa il denaro, non i premi).
Muoviti, muoviti!
Un altro dei motivi per cui è ora che Ok, il prezzo è giusto torni in onda sta nella dinamicità dei giochi. Sono finiti ormai i tempi in cui il quiz era un semplice “domanda-risposta”: in onda resistono con questo formato solo i titoli storici, come L’Eredità, Reazione a Catena e Chi vuol essere milionario.
Le novità puntano sempre di più ad una spettacolarizzazione del gioco, che vuole che il concorrente sia parte della scenografia e contribuisca a dare al programma quel ritmo necessario ad agganciare il pubblico. In Caduta Libera i concorrenti che sbagliano vengono fatti cadere da una botola; in The Cage devono entrare in una gabbia e arraffare più oggetti possibili; ne I Soliti Ignoti/Chissà chi è i concorrenti sono investigatori delle vite di altre persone, davanti a loro come in un interrogatorio. Addirittura nelle ultime edizioni di Affari Tuoi ogni occasione è buona per accennare due passi di danza o interagire con i pacchisti non protagonisti di serata, mentre in Avanti un altro i concorrenti sono in balìa del Salottino e dei simpatici imprevisti orchestrati da conduttore e autori.
E la tendenza dei nuovi format va sempre in questa direzione: in The 1% Club (prossimamente su Canale 5) i concorrenti sono anche il pubblico, alle prese con prove di logica che ridurranno i partecipanti a un solo vincitore; in The Game with Balls, invece, ci si deve mettere davanti a una piscina e sperare che la risposta scelta non attivi un’enorme palla che, da dietro, spinge i malcapitati in acqua.
C’è voglia di festa, in tv
Passione per gli oggetti, voglia di fare “caciara”, concorrenti pronti a mettersi in gioco non solo premendo un pulsante. Insomma, tutti gli elementi che stiamo vedendo nei game show di oggi in Ok, il prezzo è giusto erano già presenti. Elementi estremamente semplici da adattare nei vari Paesi e che hanno reso The Price is Right un format facilmente esportabile.
Ecco che si spiega così la possibilità che un programma storico della nostra tv possa riaffacciarsi sui piccoli schermi italiani. Ovviamente, con le giuste modifiche dei giorni nostri, ma sempre con quella voglia di giocare in un clima meno teso e più festoso.
I tempi che stiamo attraversando implicano preoccupazioni e timori per il futuro. La televisione lineare, che da una parte si fa sempre più attenta a raccontare l’attualità, cerca altresì di proporre al proprio pubblico un’alternativa che faccia staccare la spina e che, perché no, sollevi da alcune necessità del nostro quotidiano. Da un semplice acquisto di tutti i giorni a quel sogno che altrimenti non ci saremmo mai potuti permettere, in tv sta tornando a giocare per davvero, con premi veri. E all’appello manca solo Ok, il prezzo è giusto.



