

A 40 anni dal debutto di Buona Domenica, ripercorriamo la sfida con Domenica In: dagli esordi di Corrado agli anni d’oro di Costanzo e De Filippi, fino alle ultime edizioni di Paola Perego.
Per intere generazioni di italiani, la domenica pomeriggio non è stata solo sinonimo di riposo o di pranzi in famiglia, ma anche di un appuntamento fisso con la televisione. Se per la Rai c’era Domenica In, nata nel 1976, a presidiare quel rito collettivo, dal 1985 Canale 5 decise di lanciare la sua sfida: Buona Domenica. Un programma che, in oltre vent’anni di vita, non si limitò a intrattenere, ma ridisegnò i confini stessi della competizione televisiva.
La sua forza non stava solo nei conduttori o nei format, ma in un’idea chiara: costruire un “altro salotto” in cui gli italiani potessero riconoscersi, questa volta non sulla tv pubblica ma su quella commerciale, con ritmi diversi, più pop e più vicini allo stile Mediaset.
Per decenni Buona Domenica è stata la rivale naturale di Domenica In, e la contrapposizione tra i due programmi ha scritto alcune delle pagine più appassionanti della storia della nostra televisione. Oggi, a quarant’anni dal debutto, ripercorrere questa avventura significa tornare indietro in un’epoca in cui la domenica pomeriggio era il campo di battaglia più caldo del piccolo schermo.
L’esordio del 1985: la risposta di Canale 5 alla Rai
Era il 1985 quando Maurizio Costanzo e Corrado (quest’ultimo colui che inaugurò Domenica IN) portarono su Canale 5 Buona Domenica. L’idea era chiara: offrire un’alternativa all’istituzione di Rai 1, Domenica In, che da quasi dieci anni monopolizzava i pomeriggi festivi degli italiani.
La formula di Costanzo era diversa: meno varietà generalista e più talk, più conversazione, più attenzione all’attualità e ai personaggi del costume. In un periodo in cui Mediaset stava consolidando il suo ruolo nel sistema televisivo, Buona Domenica si propose subito come un marchio forte, pensato per fidelizzare il pubblico del Biscione in un giorno cruciale come la domenica.
Gli anni ’90: il varietà familiare e la domenica di casa Mediaset
Dopo le prime edizioni sperimentali ed una pausa di quattro anni, Buona Domenica negli anni ’90 cambiò pelle e si avvicinò di più alla controparte Rai, puntando su intrattenimento leggero, giochi, musica e ospiti.
La formula fu arricchita da conduttori amatissimi dal pubblico: tra il 1991 e il 1995 arrivarono le coppie formate da Marco Columbro e Lorella Cuccarini e Gerry Scotti con Gabriella Carlucci divennero i volti più riconoscibili di una fase fortunata che minò il primato di Rai 1.
Da metà anni ’90 il format mutò con la conduzione corale. Si aprì un’era della durata di 10 anni sotto l’ala di un fuoriclasse come Maurizio Costanzo. Accanto a lui tra il 1996 e il 2006 si alternarono Paola Barale, Fiorello, Luca Laurenti, Enrico Papi, Laura Freddi, Massimo Lopez, Roberta Capua e Claudio Lippi.
Era la domenica “familiare” di Canale 5, pensata per attrarre grandi e piccoli, con momenti di spettacolo che spesso anticipavano tendenze e tormentoni.
La svolta di metà anni ’90: dal varietà al talk
La fine degli anni ’90 segnò un altro cambio di rotta. Buona Domenica tornò a legarsi a doppio filo con Maurizio Costanzo, affiancato per alcuni tratti di strada da Maria De Filippi, come nell’edizione 1997/98 quando, la seconda parte serale del programma si trasformava in una sorta di spin-off di Uomini e Donne con la conduzione della de Filippi proprio in studio.
A cavallo tra la fine degli anni ’90 e i primi anni 2000, avvenne dunque una trasformazione, inglobando ai giochi e ai momenti di varietà, un vero e proprio talk domenicale, con interviste, dibattiti e momenti cult che spesso sconfinavano nel costume e nella politica.
Ed è proprio in questa fase che la rivalità con Domenica In prese toni anche divertenti e spettacolari. Celebre la puntata del 13 dicembre 1998, quando Costanzo e Massimo Lopez, in piena diretta tv, salirono su un elicottero per volare dagli studi Mediaset agli studi Dear di Roma (oggi “Fabrizio Frizzi”) e consegnare un cesto natalizio ai “dirimpettai” Giancarlo Magalli e Tullio Solenghi, conduttori di Domenica In 1998/99. Un gesto ironico e mediatico che trasformò la competizione domenicale in una vera scena di meta-televisione, seguita con curiosità anche dai giornali dell’epoca.
Gli anni 2000: dal varietà al reality e il gossip
Con l’arrivo degli anni Duemila, Buona Domenica cambiò ancora pelle, avvicinandosi sempre di più ai gusti di un pubblico ormai abituato a reality e talk show. Dopo il lungo ciclo con Maurizio Costanzo e Maria De Filippi (nel 2003/2004 altrettanto celebri furono i segmenti dedicati ad una ex coppia storia di Uomini e Donne formata da Costantino Vitagliano e Alessandra Pierelli), il programma passò in larga parte a Roberta Capua, arrivata nel 2004/05 in ruolo di supporto, poi trovò una formula stabile con Paola Perego, che ne fu il volto principale dal 2006 al 2008.
Quell’ultima fase fu caratterizzata da un mix molto pop: dibattiti accesi in studio, interviste, momenti musicali, ma soprattutto tanto spazio al gossip e ai protagonisti dei reality Mediaset. Gli eliminati dal Grande Fratello o da La Fattoria diventavano ospiti fissi della domenica, dando vita a confronti spesso sopra le righe che fecero discutere. L’impianto era meno “familiare” rispetto agli anni ’90 e più orientato allo show televisivo come arena di scontro, in pieno stile talk da pomeriggio.
Questa scelta polarizzò il pubblico: da un lato portò ascolti consistenti e grande visibilità, dall’altro attirò critiche per l’eccessiva deriva verso la cosiddetta “tv trash”. In ogni caso, rimase un tratto distintivo di quella stagione televisiva, che segnò anche la fase finale della lunga avventura di Buona Domenica.
La sfida infinita con Domenica IN
Per oltre vent’anni, la vera partita della domenica pomeriggio è stata tutta lì: Rai 1 con Domenica In e Canale 5 con Buona Domenica. Due filosofie diverse, due identità opposte.
La Rai con il suo salotto istituzionale, il racconto dell’Italia popolare e la capacità di adattarsi agli eventi storici; Mediaset con un’impronta più commerciale, più veloce, più pop, spesso con un occhio strizzato al gossip e alla leggerezza. Gli ascolti segnarono una sfida serrata, con stagioni in cui Buona Domenica riuscì a impensierire davvero la corazzata Rai, e altre in cui fu costretta a reinventarsi per non soccombere.
La concorrenza tra i due programmi non fu solo televisiva, ma culturale: rappresentavano due modi diversi di intendere il racconto della domenica italiana.
Il tramonto e l’eredità
Nel 2008, dopo oltre vent’anni, Buona Domenica chiuse i battenti. Il pubblico era cambiato, il pomeriggio televisivo non aveva più la centralità di un tempo e Canale 5 scelse di frammentare la fascia oraria con programmi più brevi e mirati.
La stessa Paola Perego riuscì a tenere le redini della Domenica pomeriggio per la stagione 2008/2009 conducendo Questa Domenica, Maria de Filippi e il suo Amici nello stesso anno si guadagnò la prestigiosa fascia domenicale dalle 14 alle 16, il tutto prima dell’approdo di Domenica cinque dal 2009 in poi.
Nonostante ciò, il marchio di Buona Domenica rimane impresso nella memoria collettiva: per una generazione intera è stata la colonna sonora dei pranzi in famiglia, delle domeniche casalinghe e delle chiacchiere tra ospiti e conduttori.
Il bilancio 40 anni dopo
Oggi, nel 2025, celebrare i 40 anni dalla prima edizione di Buona Domenica significa ripercorrere una delle sfide più lunghe e appassionanti della televisione italiana. Quel duello con Domenica In ha scritto pagine fondamentali della TV generalista, portando innovazioni, polemiche e momenti che ancora oggi fanno parte dell’immaginario popolare.
Se Domenica In festeggia i suoi 50 anni e continua a reinventarsi, Buona Domenica rimane un simbolo del modo in cui Mediaset seppe competere e, per lunghi tratti, contendere alla Rai la supremazia della domenica.



