

Come si vestono i personaggi di Stranger Things? E i loro fan?
“La moda è un tale abominio che siamo costretti a cambiarla ogni sei mesi”, diceva Oscar Wilde. Ma forse non sapeva ancora che le mode non muoiono mai e che il ritorno ciclico delle tendenze sia ormai un dato di fatto. Però, l’attuale e potente revival della moda anni ’80, catalizzato dalla serie televisiva Netflix Stranger Things, rappresenta un caso di studio unico e multifattoriale. È una riscoperta stilistica ed è anche un fenomeno culturale che ridefinisce il concetto di nostalgia.
Le costumiste di Stranger Things
La ragione principale del successo di Stranger Things nel rievocare gli anni ’80 risiede in un approccio meticoloso alla costruzione di un’autenticità visiva, che va ben oltre la semplice riproposizione del kitsch. Le costumiste Kimberly Adams-Galligan, Kim Wilcox e Amy Parris hanno esplicitamente dichiarato che l’obiettivo era far sembrare “reali” i personaggi, evitando quelle versioni stereotipate che spesso si vedono nelle rappresentazioni nostalgiche. I registi, i Duffer Brothers, infatti, volevano che i personaggi fossero reali e non versioni kitsch di ciò che la gente ricorda o crede di ricordare degli anni ’80.
Per raggiungere questo livello di realismo, la squadra al lavoro sui costumi ha intrapreso una ricerca approfondita, basando il proprio lavoro su fonti dirette dell’epoca: annuari scolastici, foto d’archivio, riviste anni ’80 (di moda, di bellezza e non solo). Un dettaglio piccolo ma significativo che ha contribuito alla credibilità dello show è stata la scelta di rappresentare Hawkins – una piccola città di provincia – come un luogo “quasi un decennio indietro nella moda” rispetto alle metropoli. Questo elemento di provincialismo, parte integrante della storia, oltre a essere originale rispetto a quel che si vede abitualmente nelle serie tv mainstream statunitensi, ha permesso di giustificare la presenza di capi con un’estetica più sobria e meno appariscente, tipica dei primi anni ’80, e quindi di mescolare liberamente capi di epoche diverse, proprio come avveniva nella vita reale.
Ma non è stata una scorciatoia: l’attenzione ai dettagli è semplicemente maniacale. Circa il 90% degli abiti visti sullo schermo sono pezzi vintage originali o riprodotti fedelmente, e in alcuni casi sono stati utilizzati addirittura jeans originali di Winona Ryder risalenti alla sua infanzia.
Stranger Things: la moda e la storia
In una storia complessa come quella di Stranger Things, gli abiti dei personaggi non sono solo un contorno estetico: diventano un’estensione diretta del loro sviluppo narrativo e psicologico. Ogni cambiamento di stile riflette una transizione interna, trasformando il guardaroba in un vero e proprio motore della trama. Il pubblico non si innamora semplicemente di un abito retrò, ma del significato che esso porta con sé nel viaggio del personaggio.
I vestiti di Stranger Things: l’evoluzione di Eleven
La sua storia è un percorso di ricerca d’identità che si rispecchia direttamente nei suoi abiti.
- Stagione 1: Eleven è una “tabula rasa”. Fugge dal laboratorio in un camice d’ospedale e riceve in prestito dai ragazzi un abbigliamento per “camuffarsi”. Il celebre vestito rosa con colletto Peter Pan, abbinato a calzini a righe e una parrucca bionda, simboleggia la sua mancanza di identità personale e il suo essere un progetto altrui, anche quando c’è chi si prende davvero cura di lei.
- Stagione 2: Eleven si apre alla ribellione. A Chicago, con il gruppo di Kali, sperimenta per la prima volta un look punk e new wave, con capelli tirati indietro, eyeliner scuro e un abbigliamento da ribelle. Questo è un momento di “scelte personali più audaci” e di ricerca di legami autentici. Al ritorno a Hawkins, adotta un look normcore con jeans e camicie a quadri di Hopper, a simboleggiare l’accettazione e l’accoglienza nella sua nuova famiglia.
- Stagione 3: La scoperta di sé. L’iconica scena dello shopping al centro commerciale con Max è letteralmente e metaforicamente un punto di svolta. Per la prima volta, Eleven sceglie abiti che le piacciono davvero, come la tuta colorata e stampata. Questo è un momento di “coming-of-age” in cui esprime liberamente la sua personalità, che si rivela essere vivace e amante dei colori.
- Stagione 4: Il regresso e il senso di smarrimento. Dopo la (presunta) morte di Hopper e la perdita dei suoi poteri, lo stile di Eleven stile si trasforma. Indossa abiti larghi e scuri, spesso ereditati da Will o Joyce, che le conferiscono un’aria dimessa. Il look da “mini Joyce”, con un taglio di capelli simile, riflette la sua insicurezza e il suo desiderio di appartenere a una famiglia.
L’evoluzione di Max Mayfield
Il look di Max è la perfetta rappresentazione della sua personalità complessa e del suo percorso emotivo.
- Stagione 2: Max arriva a Hawkins come un’outsider. Il suo look da tomboy skater, con una giacca da pista rossa, jeans, e le immancabili Vans, riflette il suo carattere indipendente e il suo isolamento.
- Stagione 3: L’apertura e la sperimentazione. L’amicizia con Eleven spinge anche Max a esplorare stili più colorati e vivaci 21, un riflesso della sua apertura emotiva e della sua identità di ragazza di 14 anni.
- Stagione 4: La “corazza protettiva.” L’abbigliamento si fa più scuro e stratificato. Le felpe con cappuccio e le cuffie del walkman diventano quasi una forma di armatura contro il dolore, l’isolamento e la paura, simboleggiando la sua chiusura emotiva.
L’evoluzione di Nancy Wheeler
Il suo stile è una chiara rappresentazione della sua maturazione.
- Stagione 1/2: Nancy è la principessa preppy del Midwest. Indossa abiti con una palette di colori tenui e un’estetica da “brava ragazza”. Questo look riflette la sua prima fase di conformità sociale e le sue aspirazioni “normali” da adolescente.
- Stagione 3: il look di Nancy evolve per rispecchiare le sue ambizioni. I suoi abiti di lavoro diventano più strutturati, con tailleur e blazer dai colori saturi. Questo abbigliamento da donna in carriera simboleggia la sua maturità e la sua determinazione nel perseguire il giornalismo.
- Stagione 4: Diventa un’eroina d’azione. Il suo stile evolve verso un look più sobrio, pratico e funzionale, quasi da ghostbuster, riflettendo la sua centralità e il suo ruolo nelle indagini.
La Scena “Nerd” che diventa mainstream
Un ulteriore elemento del successo di Stranger Things è la sua capacità di celebrare e rendere desiderabili sottoculture che negli anni ’80 erano emarginate. Il “Club Hellfire”, il club di D&D di Hawkins, è il simbolo della sottocultura “nerd” che ha acquisito un’incredibile visibilità. La serie ha celebrato questi “outsider” e, di conseguenza, i loro simboli. Capi come la maglietta del Club Hellfire, la giacca di Eddie e il cappellino di Dustin non sono più segni di impopolarità, ma di appartenenza a una comunità riconosciuta e, soprattutto, di “tendenza”. Questo meccanismo di cooptazione culturale ha aperto la strada a partnership di successo e a un nuovo filone di prodotti mainstream.
La moda delle sottoculture in Stranger Thinks e
| Sottocultura | Personaggio Icona | Elementi Stile |
| Nerd | Dustin Henderson, Mike Wheeler | Camicie a quadri, felpe, magliette a tema D&D (Hellfire Club), cappellini da baseball, jeans dal taglio ampio |
| Punk/Metal | Eddie Munson | Giubbino in denim o pelle con toppe e borchie, t-shirt di band metal (es. Dio, Iron Maiden), jeans neri, catene, capelli lunghi e disordinati |
| Skater | Max Mayfield | Giacca da pista rossa, jeans, t-shirt a righe o a scacchiera, Vans, accessori minimali come orologi e occhiali da sole |
| Preppy | Nancy Wheeler | Abiti con colori tenui, abiti con colletti Peter Pan, gonne a pieghe, camicie eleganti. |
| Athleisure | Lucas Sinclair | Maglie da basket, tute sportive, sneakers. |
“Stranger Things Effect”: Dall’Estetica alla Strategia di Mercato
Il successo delle collaborazioni commerciali di Stranger Things rappresenta un esempio di quello che in gergo potremmo chiamare “ri-consumo compensatorio”. Il concetto di consumo compensatorio si realizza quando una persona sceglie di comprare un prodotto per sentirsi parte di qualcosa, per sentirsi accettata, per aumentare il proprio status sociale, per compensare un senso di insicurezza. Qui parliamo di “ri-consumo” perché si tornano a consumare abiti che erano finiti nel dimenticatoio. Non solo: che erano anche icone di persone che di solito sono insicure, appunto. Ma la serie è riuscita a generare un potente senso di nostalgia in un pubblico che, per la maggior parte (in particolare i consumatori sotto i 30 anni), non ha vissuto gli anni ’80. Per questi consumatori, la nostalgia non è certo un ricordo personale. Al massimo può essere un’affezione per un’epoca percepita in qualche modo come più semplice, pura e autentica (in realtà sappiamo bene che non è stato così: non si esce vivi dagli anni ottanta!). Così, gli abiti retrò non sono più semplici icone vintage ma costruiscono l’esperienza emotiva di far parte di quel mondo, reso tangibile e credibile dall’autenticità visiva dello show.
Stranger Things sa come tradurre la nostalgia in business
Come per il cibo e le bevande, anche con la moda la serie ha tradotto il suo successo culturale in un significativo impatto commerciale, grazie a partnership strategiche che hanno capitalizzato la popolarità dei suoi look. Fra i brand partner: H& e Quiksilver, ma anche Levi’s, Pandora, Clarks.
| Brand | Riferimento nella Serie | Prodotti Lanciati | Strategia di Marketing |
| H&M | Hawkins Pool (Stagione 3) | Costumi da bagno, t-shirt grafiche, accessori con il logo “Hawkins Pool” | Collaborazione con un brand di massa per rendere l’estetica della serie accessibile a un vasto pubblico. Focus sull’atmosfera estiva e pop della stagione. |
| Quiksilver | Surfer Boy Pizza, Hellfire Club (Stagione 4) | T-shirt e visiera di Argyle, abbigliamento e boardshorts per “Surfer Boy Pizza” e “Hellfire Surf Club” | Targeting di nicchia. Ha creato collezioni specifiche per i fan più dedicati, basate sulle diverse sottoculture e sui riferimenti interni della serie. |
| Levi’s | Abbigliamento generico di Hawkins | Capi in denim (jeans, giacche) | Collaborazione con un marchio autentico del periodo per riprodurre fedelmente l’abbigliamento dell’epoca. |
| Nike | Abbigliamento sportivo | Linee di sneakers e abbigliamento sportivo con richiami alla serie. | Ha sfruttato la tendenza “athleisure” e la cultura delle sneakers degli anni ’80. |
| Pandora & Clarks | Immaginario del Sottosopra | Collezione di gioielli (Pandora), capsule collection di scarpe per bambini (Clarks) | Estensione della licenza a settori non legati direttamente all’abbigliamento per raggiungere un pubblico più ampio, dai bambini agli adulti. |
Stranger Things e il consumo dell’usato per un’estetica sostenibile
L’impatto di Stranger Things non si è limitato alle capsule collection ufficiali. Ha scatenato una vera e propria “Stranger Things look mania” che ha spinto i consumatori a rivolgere la propria attenzione a un’estetica più sostenibile. La serie ha indirettamente incoraggiato la ricerca di capi vintage e di seconda mano, un fenomeno che ha stimolato la crescita di questo mercato e promosso, seppur involontariamente, una nuova etica del consumo.
La domanda per capi specifici come gilet di jeans, camicie a quadri e felpe con loghi è esplosa, dimostrando come un’estetica ben costruita, radicata nella narrazione, possa influenzare profondamente i trend di mercato e il comportamento dei consumatori. Ma può anche avere effetti largamente positivi, se pensiamo che l’industria della moda è una delle più inquinanti e impattanti al mondo e il consumo di seconda mano è sicuramente più sostenibile dell’acquisto compulsivo di prodotti nuovi.







