Splendida Cornice e l’arte perduta della sigla televisiva

Ogni anno Splendida Cornice, con Geppi Cucciari su Rai 3, si presenta al pubblico con una sigla diversa, reinterpretando una hit di Raffaella Carrà. Un modo per ricordarne il talento, ma anche per sottolineare l’importanza della sigla come biglietto da visita di un programma, abitudine purtroppo ormai accantonata nella frenesia della televisione odierna

Negli ultimi anni le sigle tv sono diventate quasi una zavorra nell’economia di tempi e costi di una produzione: ridotte al minimo, con un logo e un jingle che occupano lo spazio di pochi secondi perché, oggi, sul piccolo schermo il ritmo deve essere veloce sennò il pubblico cambia canale.

Un peccato: in passato la sigla serviva a entrare in un nuovo mondo e ad impostare la nostra visione da spettatori sulle stesse frequenze di ciò che avremmo visto da lì a poco. E anche quando duravano non secondi, ma minuti, diventano esse stesse un appuntamento nell’appuntamento, un momento imperdibile del programma stesso.

Ma chi l’ha detto che le sigle, quando fatte e pensate bene, non possano essere ancora oggi uno strumento per avvicinare gli spettatori? Geppi Cucciari e la squadra di Splendida Cornice la pensano così, e nel corso delle edizioni di questo delizioso programma tra cultura e intrattenimento hanno reso la sigla di apertura un genere a sé, recuperandone quell’importanza e valore che va oltre la semplice apertura in scaletta, ma che diventa un biglietto da visita distintivo e caratteristico, parte integrante del format.

La nuova sigla di Splendida Cornice 2025-2026

Sarà così anche per la sigla della nuova edizione, in onda da giovedì 16 ottobre su Rai 3. Il programma, come già fatto in passato, riprende un classico della regina dei varietà, ovvero Raffaella Carrà, e lo reinterpreta cambiandone il testo. Un centone vero e proprio, che in questa stagione prende spunto da “Pedro”, trasformando la storica hit in un piccolo inno alla Rai di ieri e di oggi.

Nel nuovo testo, Cucciari rimpiange la Rai 3 di una volta, con gli storici volti che sono migrati verso altri canali e gruppi editoriali (si citano Augias, Guzzanti, Fazio e Mannoni) e i programmi della tv generalista accerchiati dalle offerte sempre più vaste delle piattaforme. Da “Pedro” a “Credo” il passo è breve: “Credo, credo, credo, credo che”, canta Cucciari, “non fosse mica male quella Rai 3. Ma spero, spero, spero, spero che un poco ancora c’è!”.

Le sigle delle passate edizioni: Carrà sempre nel cuore

Splendida Cornice ha fatto della propria sigla, fin da primo anno di messa in onda, un marchio distintivo, oltre che un modo per tenere vivo il ricordo di Raffaella Carrà e del suo talento. Già nella seconda edizione, in onda nell’autunno 2023 (la prima è andata in onda nell’inverno dello stesso anno), Cucciari intonava un centone sulle note di “Ballo ballo”.

Nel gennaio 2024, dopo la pausa natalizia, il programma torna con la terza edizione e un formato sempre più consolidato e vincente, come dimostrano anche gli ascolti delle puntate (che nelle ultime settimane raggiungono il milione di telespettatori e il 7% di share).

A cambiare è la sigla: si passa, infatti, a “Com’è bello far cultura”, ispirata al ritornello di “Tanti auguri”. Per restare fedele alla versione originale, usata per il varietà Ma che sera, parte della sigla viene girata in studio e parte all’Italia in miniatura di Rimini, proprio dove Carrà girò la versione originale.

La quarta edizione, al via nell’ottobre dello stesso anno, propone un sigla differente, sulle note di “Rumore”, che diventa “Pudore”. Anche in questo caso si gioca con il panorama televisivo che cambia e “cuore, batticuore” diventa “Nove, vanno al Nove”, con riferimento al recente trasloco di Amadeus e Fazio dalla Rai al gruppo Warner Bros. Discovery.

Nostalgia, ma non passiva

La scelta di richiamare la Carrà in tutte le sigle non serve a cercare facili applausi nostalgici. In Splendida Cornice la nostalgia diventa infatti un linguaggio attivo, trasformando qualcosa appartenente agli archivi in un modo originale con cui osservare l’oggi. Cucciari non copia, ma cita, invitando il il pubblico a diventare parte attiva del programma fin dalla sigla (lo è anche all’interno della trasmissione, nei momenti delle domande ai competenti in studio).

Gli spettatori, infatti, giocano cogliendo la differente tra l’originale e la sua versione del brano riproposto. Il sorriso nasce proprio nel gioco tra ciò che ricordiamo e ciò che ora diventa parodia. La sigla di Splendida Cornice diventa così un piccolo manifesto estetico del format stesso: dice che la televisione può ancora permettersi di giocare con sé stessa, di vestirsi da varietà e parlare di cultura senza nascondersi dietro il minimalismo o la falsa sobrietà.

La sigla tv, un linguaggio da riscoprire

Nella tv contemporanea le sigle sono spesso ridotte a pochi secondi di logo. Splendida Cornice va controcorrente: ne fa un momento narrativo, di tono e di identità. È un richiamo esplicito alla “tv di una volta”, ma non in senso regressivo. È più un modo per dire: “Quel linguaggio lì funzionava, era popolare, sapeva coinvolgere. Perché non possiamo farlo anche oggi?”.

Rai 3, che da sempre bilancia divulgazione e spettacolo, trova qui una cifra interessante: un contenitore culturale che si riconosce come varietà, seppure rientri nelle produzioni di Rai Cultura. Negli ultimi anni i critici tv si sono affannati a cercare l’erede in Rai di Fabio Fazio in talk show seri e posizionati in access prime time, non rendendosi conto che a prendere l’ideale testimone del salotto culturale della terza rete Rai è stata un’attrice comica nonché presentatrice, che ha ribaltato con la sua squadra i autori il concetto di cultura in tv, rendendola divertente e accessibile a tutti.

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