Quando la radio era già TV (solo che non lo sapeva)
radio e tv show

Da La Corrida ad Alto Gradimento, da Ciao Belli a La Pennicanza: la radio che conquista la TV tra storia, ironia e rivoluzione dei linguaggi.

Prima che la TV diventasse protagonista indiscussa al centro del salotto, c’era la radio. Quella che faceva ridere, cantare e immaginare con una voce e poco più. Era il laboratorio da cui sarebbe nata la televisione: un mondo fatto di ritmo, improvvisazione e fantasia pura. Ma alcuni programmi non si sono limitati a ispirare la TV, l’hanno letteralmente preceduta.

Ne prendiamo in esame alcuni, i più lampanti: La Corrida, Alto Gradimento, Ciao Belli e Viva Radio 2 sono l’esempio perfetto di show nati per essere ascoltati, ma troppo vivi per restare invisibili. Tre programmi che hanno fatto il salto dallo studio radiofonico allo schermo senza perdere la loro anima.

La Corrida: il rumore della gente che gioca con se stessa

È il 4 gennaio 1968 quando Corrado accende i microfoni di La Corrida – Dilettanti allo sbaraglio in radio, sul secondo programma, oggi per tutti conosciuta come Rai Radio 2. L’idea è rivoluzionaria: gente comune (semplici muratori o panettieri, casalinghe, maestre…) che si esibisce senza rete, applaudita o fischiata da un pubblico rumoroso armato di campanacci, pentole e trombette. Una vetrina fatta per mettersi in ridicolo? Niente affatto, qui c’è l’Italia popolare che entra in radio, con la voce e con le mani, vuole mettersi in gioco prendendosi meno sul serio e giocando con se stessi. L’esperimento piace così tanto che da quel momento La corrida diventa un appuntamento fisso, un’abitudine consolidata per 10 stagioni, sino al luglio 1979 per un totale di oltre 500 puntate.

Dopo uno stop di 7 anni, La Corrida arriva in TV su Canale 5, e il passaggio è naturale: Corrado resta fedele alla sua bonaria ironia, il pubblico si trasforma in parte dello spettacolo e l’orchestra di Roberto Pregadio scandisce la festa. Risultato? Fino a 10 milioni di telespettatori a puntata.

Il segreto del successo era semplice: lo show non aveva bisogno di effetti speciali. Bastava la gente vera, quella che faceva rumore. Corrado aveva capito che la televisione migliore nasce sempre da una semplice idea, la fortuna de La Corrida stava proprio lì: nella sua genuinità.

Alto Gradimento : l’anarchia che contagiò la TV

Nel 1970, periodo di grandi cambiamenti con l’approdo – alla chetichella – delle radio libere, Renzo Arbore e Gianni Boncompagni portano su Radio 2 qualcosa che non si era mai sentito prima: nessuna scaletta, nessuna regia, al massimo un canovaccio, ma soprattutto tanta libertà. Alto Gradimento è un mix di voci inventate, personaggi assurdi (dal Colonnello Buttiglione al Maestro Ennio Torvajanica o il Ragionier Affastellati), jingle deliranti e improvvisazioni senza una logica apparente, ma destinata a fare la storia della radio ‘happening’. Altro non era che un anticipo di tutto quello che arriverà dopo: il talk comico, la satira surreale, la rottura del linguaggio.

L’alto gradimento non era solo nel titolo, ma un dato di fatto. Lo stile travolgente di Giorgio Bracardi e Mario Marenco con Arbore e Boncompagni piacquero al pubblico e convinsero la Rai a portare il programma in tv per una sorta di ‘biglietto da visita’. L’occasione è ghiotta eccome! Nel dicembre 1970, durante la finale di Canzonissima, viene mostrato al pubblico televisivo “il dietro le quinte” di quella follia fino a quel momento solo radiofonica. Le telecamere entrano in studio e l’Italia scopre i volti dietro le voci. È il momento in cui la radio smette di essere solo voce e si fa spettacolo.

Da lì nasce il linguaggio “arboreano”: la televisione fatta come una radio in diretta, tra improvvisazione e nonsense. Senza Alto Gradimento non avremmo mai avuto Quelli della Notte o Indietro Tutta. Fu lì che Arbore e Boncompagni inventarono la cosa più preziosa: la libertà di non prendersi mai troppo sul serio.

Ciao Belli: la Deejay-generation sbarca in TV

Nel 1998, su Radio Deejay, nasce Ciao Belli, condotto da Digei Angelo e Roberto Ferrari. Un programma pieno di sketch, personaggi surreali e ironia da drive-time. I due conduttori portano in radio una comicità di pancia ma mai volgare, fatta di tormentoni e improvvisazioni che negli anni diventano cult. I giovani sono coinvolti dal loro stile, gli stessi giovani in target con Italia 1 che, nel 2001, li accoglie a braccia aperte.

Ciao Belli si trasforma così in un esperimento visivo in pieno stile Deejay: due pupazzi parlanti, copie animate di Digei Angelo e Ferrari, intrappolati tra il terzo e il quarto piano di Italia 1, da dove fondano una fantomatica tv pirata chiamata Italia uno e mezzo. Un’idea da multiverso: satira sul mondo televisivo, ritmo da cartoon e linguaggio tipicamente radiofonico, reso accessibile attraverso l’animazione e i dialoghi veloci.

Un programma di quel mood poteva andare in onda solo dopo I Simpson, il suo slot orario – nel primo pomeriggio – fu come tendere la mano ai giovanissimi. Un’operazione facile come un bicchiere d’acqua che ottiene un discreto successo di pubblico e curiosità per la sua formula atipica, anche se durerà solo una stagione. Dal 2012 è tornato periodicamente su Italia 2, dove resta un piccolo cult per chi è cresciuto con la comicità di Deejay.

Ciao Belli rappresenta un caso unico: una trasmissione di una radio privata che non si limita a entrare in TV, ma ne fa una parodia dall’interno. Due voci diventano pupazzi, due speaker diventano personaggi, e la radio scopre che, per farsi notare, a volte basta saper ridere di sé.

Viva Radio 2: la radio che sapeva già di TV

Il salto nel tempo va al 2001 e siamo ancora su Radio 2. Fiorello e Marco Baldini fanno esplodere l’aria dello studio di Via Asiago 10. Nasce Viva Radio 2, uno show che non è solo radio, ma puro spettacolo in diretta. Imitazioni a raffica (Berlusconi, Prodi, Mike Bongiorno, Nanni Moretti, persino il Papa), battute in tempo reale, ospiti di grande livello, musica dal vivo e un ritmo che sembra montato per la TV. Un destino scritto, evidentemente, la verità è che Viva Radio 2 era già televisione anche prima delle telecamere.

Nel 2006, il programma debutta in video su Rai Sat Extra, poi approda su Rai 1 con Viva Radio 2… e anche un po’ Raiuno: boom da oltre 10 milioni di spettatori e 35% di share. Nel 2008, arriva Viva Radio 2… minuti, che in access prime-time tocca 10,6 milioni di telespettatori ed il 37% di share.

Fiorello aveva costruito un linguaggio crossmediale ante-litteram, dove la voce, la musica e il ritmo si fondevano in un’immagine mentale fortissima. Era un varietà radiofonico che non aveva bisogno di un set per sembrare uno show. E quando la TV arrivò davvero, fu solo un upgrade naturale a conferma di un successo.

Il radioshow oggi è La pennicanza

Dopo l’esperienza di Viva Radio 2, Fiorello non ha mai smesso di giocare con la radio mantenendo un filo rosso. La continuità è stata confermata con Viva Rai 2, tra il 2022 e il 2024 trasmesso su Rai 2 al mattino fuori dagli studi di Rai Radio in Via Asiago 10 a Roma. Lo stesso programma è stato ritrasmesso sia da Rai Radio Tutta Italiana (in diretta) che da Rai Radio 2 nella versione best of.

Nel 2025, insieme a Fabrizio Biggio, ha riportato quello spirito su Rai Radio 2 con La Pennicanza: un titolo ironico che descrive alla perfezione sia lo slot orario in cui va in onda (alle 13:45), quando la tv è ancora nel pieno dell’informazione. Si ascolta su Radio 2, ma si guarda in streaming su RaiPlay e sul canale Rai Radio 2 Visual, trasmesso anche sul digitale terrestre (canale 202). Lo studio è quello classico di Via Asiago, ma concepito come un piccolo teatro televisivo. Le prime puntate dell’edizione autunnale 2025 saranno solo ascoltabili sui vari canali, ma presto il programma sarà anche visivo.

In pratica, è la naturale evoluzione di Viva Radio 2: un programma che nasce radiofonico ma è pensato fin dall’inizio sia per il pubblico radio, sia televisivo. Fiorello e Biggio chiacchierano, improvvisano, scherzano con gli ospiti e la squadra di produzione, mantenendo quel ritmo “da show” che da sempre rende Fiorello unico.

La radio oggi non ha più bisogno di passare in TV: è già televisione, solo più autentica, più diretta e più viva.

Perché certe radio diventano televisione (e altre no)

Non tutte le radio funzionano sullo schermo. Ci riescono quelle che nascono con dentro una visione: ritmo, personaggi, interazione, spontaneità. La Corrida aveva la gente comune e spensierata, Alto Gradimento aveva il caos creativo, Viva Radio 2 l’energia scenica di Fiorello e Ciao Belli il linguaggio delle nuove generazioni. In tutti i casi, la chiave è la stessa: l’immaginazione.

Quando la radio fa vedere qualcosa anche senza immagini, la televisione diventa solo un’upgrade naturale.

Oggi la radio non si ascolta soltanto, si guarda, la radiovisione ne è testimonianza: tutto è in diretta, tutto è crossmediale. Eppure, nel mezzo di schermi e dirette streaming, resta la magia di sempre: la voce che ti parla all’orecchio. La radio è l’unico mezzo che non pretende di occupare tutto lo spazio: lascia un pezzo all’immaginazione. E forse è proprio per questo che, anche quando finisce in TV, continua a sembrare più vera di qualsiasi altro show.

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