

Dal 2016 Yann Barthès guida su TMC un programma che mescola informazione e intrattenimento. Con ascolti record e un linguaggio moderno, Quotidien è diventato un cult televisivo: ma funzionerebbe anche in Italia?
La Francia è foriera di format da osservare, capire, analizzare. Tra i programmi che hanno saputo rinnovare il linguaggio della televisione contemporanea, ce n’è uno che negli ultimi anni è diventato un punto di riferimento costante: Quotidien. Non si tratta del classico talk politico, né di un varietà leggero con ospiti di passaggio. È un format ibrido, capace di mescolare giornalismo e intrattenimento, attualità e cultura pop, serietà e ironia, senza mai perdere di vista il ritmo televisivo.
Il fenomeno televisivo e innovativo
Lanciato su TMC (Gruppo TF1) nel 2016, Quotidien si è affermato come la trasmissione simbolo dell’access prime time francese, grazie soprattutto alla guida di Yann Barthès e alla sua squadra di cronisti e rubricisti. Nel giro di pochi anni è diventato una sorta di bussola per capire come la televisione possa raccontare il presente in modo innovativo, alternando reportage sul campo a momenti più leggeri, interviste a ospiti internazionali e rubriche ormai cult.
Non è un caso che oggi, a quasi dieci stagioni dal debutto, il programma continui a macinare ascolti record, sfidando la concorrenza e imponendosi come modello di infotainment in Europa. Quotidien non è solo uno show televisivo: è un laboratorio di linguaggio, un esperimento che ha trovato la sua formula e che ogni sera accompagna milioni di spettatori dentro la cronaca, la politica e il costume francese.
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Lo stile è la bandiera di Quotidien
Il segreto di Quotidien sta nello stile. L’impianto visivo è dinamico, con grafiche essenziali ma incisive, e uno studio che richiama un vero hub mediatico. Barthès guida con tono ironico e mai urlato, circondato da una squadra di cronisti e rubricisti che danno ritmo e varietà alla trasmissione. Le rubriche fisse – dal 19H30 Médias di Julien Bellver al 20H15 Express con reportage di politica e società, fino alle pillole culturali di Ambre Chalumeau e l’editoriale di Jean-Michel Aphatie – offrono un flusso costante di contenuti, mantenendo il pubblico incollato fino all’ultimo minuto.
Il dominio nel preserale
Dal debutto, Quotidien ha riscritto le regole dell’access prime time francese. Le cifre lo confermano:
- A dicembre 2024 ha toccato il record di 2,9 milioni di spettatori, miglior risultato TNT (Télévision Numérique Terrestre, l’equivalente del nostro Digitale terrestre, ndr) dell’anno nella sua fascia.
- A maggio 2025 il programma ha messo a segno altri dati interessanti con picchi da 2,3 milioni di telespettatori.
- In questo inizio di stagione 2025/2026 la parte finale ha mantenuto 1,8 milioni di spettatori, mentre altre puntate hanno superato i 2,1 milioni, con picchi vicini ai 2,5 milioni.
Numeri che dimostrano come il format, anche dopo dieci stagioni, sia ancora in grado di crescere e di competere ad armi pari con i talk concorrenti, come Tout beau tout neuf (il nuovo talk di Cyril Hanouna a metà tra intrattenimento, costume e attualità) su W9.
#Audiences @TMCtv#Quotidien avec #Lio
🔥TALK-SHOW N°1 avec 1,7M tvsp
🥇1ère CH NAT sur les cibles principales avec 16% PdA 25-49 et 19% PdA ISCP+
🏆TALK-SHOW N°1 sur les jeunes avec 14% PdA 15-34 pic.twitter.com/oLaXV3NdR0
— TF1 Pro (@TF1Pro) September 12, 2025
Le polemiche mai mancate
Il successo non è arrivato senza critiche. Quotidien è stato più volte oggetto di osservazioni da parte dell’ARCOM, l’autorità di regolamentazione audiovisiva francese, soprattutto per questioni legate al pluralismo e all’accessibilità. La scelta di non invitare esponenti del Rassemblement National (il partito politico di estrema destra guidato da Marine Le Pen) ha scatenato un acceso dibattito, tanto che nel marzo 2024 Barthès è stato convocato in audizione all’Assemblée Nationale ((la Camera bassa del Parlamento francese) per difendere la linea editoriale del programma. “Zero dérapage, zero mise en demeure” (trad. “Nessun scivolone, nessuna sanzione“), ha rivendicato il conduttore, sottolineando come il talk rispetti comunque i tempi di parola previsti per tutti i partiti.
Perché Quotidien piace?
Il punto di forza di Quotidien è il suo equilibrio tra informazione e intrattenimento. Non è un talk tradizionale né un semplice show di satira, ma una via di mezzo che intercetta le abitudini di un pubblico giovane e urbano, abituato a consumare notizie in forma rapida, visiva e commentata. Barthès e il suo team non si limitano a raccontare i fatti: li mettono in scena, li smontano e li ricostruiscono con ritmo televisivo e ironia, rendendo la politica e l’attualità accessibili anche a chi normalmente cambierebbe canale.
Un modello esportabile in Italia?
La domanda viene spontanea: un format come Quotidien funzionerebbe in Italia? Probabilmente sì, ma con alcuni adattamenti. La forza del programma sta nella capacità di parlare di temi seri con leggerezza, mantenendo però un rigore giornalistico di fondo. In Italia, un esperimento simile dovrebbe trovare un equilibrio tra la tradizione dei talk show politici – spesso lunghi e verbosi – e i programmi satirici o d’intrattenimento puro.
Un Quotidien all’italiana potrebbe funzionare su una rete come La7, Rai 2 o Rai 3, magari nella tanto competitiva fascia dell’access prime time, puntando su un conduttore giovane, con credibilità giornalistica ma capace di gestire anche momenti pop e leggeri. Sarebbe fondamentale una redazione agile, in grado di produrre servizi rapidi, grafiche moderne e contenuti pensati anche per la distribuzione social.
Il modello francese dimostra che c’è spazio per un talk quotidiano che informi divertendo: la sfida, in Italia, sarebbe trovare la giusta voce e il giusto equilibrio editoriale. Perché non provarci?



