

Dal rebranding del 2010 a oggi, la fascia 18:50–20:00 di La7 è stata un laboratorio in continua trasformazione: telefilm, game show, speciali. Ma si sa che “certi amori non finiscono…“
Ogni rete ha costruito e fatto affidamento ad un suo preserale nell’arco della stagione ordinaria televisiva. Chi in modo continuativo, chi no. Rai 1 ha consolidato in quella fascia un marchio forte alternando durante l’anno i suoi due game di punta: L’Eredità nella stagione invernale-primaverile e Reazione a Catena nei mesi estivi. Canale 5, invece, ha scelto una strategia a rotazione con titoli ormai riconoscibili dal pubblico come Avanti un Altro! di Paolo Bonolis e Caduta Libera di Gerry Scotti, che negli ultimi anni si sono passati il testimone nello slot che precede il prime time.
E poi c’è chi, al contrario, non ha mai avuto un preserale “brandizzato” né un format capace di imporsi sul lungo periodo, parliamo del preserale de La7. Più che un terreno di consolidamento, la fascia 18:50–20:00 è stata per la rete come un laboratorio di soluzioni provvisorie, dove si sono alternati telefilm d’importazione, rubriche giornalistiche e qualche tentativo di gioco originale. Analizzarne l’evoluzione – e lo facciamo a partire dall’ultimo rebranding (trad. per non addetti ai lavori: il rinnovo dell’identità di un marchio) del 2010 – significa osservare la continua ricerca di un equilibrio tra identità editoriale, costi di produzione e pubblico di riferimento.
La7 sperimentale (2010-2013)
Nata nel giugno 2001, La7 – per quanto già propensa ad essere una generalista differente nella sua offerta – ha sondato tante strade, dai primi vagiti e nella sua crescita fatta di continui rinnovi. C’è però un preciso momento in cui il tempo dei rebranding si ferma per accendere un faro sulle proposte di rete.
Il nuovo corso dell’attuale La7, partito nel 2010, si aprì con un approccio più prudente: nell’autunno-inverno 2010/11, il preserale fu affidato al telefilm The District, prodotto americano scelto per accompagnare il pubblico verso il nuovo Tg delle 20 diretto dall’allora appena insediato Enrico Mentana.
Ma una prima svolta decisiva arrivò nella primavera del 2011, quando debuttò G’Day, condotto da Geppi Cucciari. Nato con una durata di appena venti minuti, il format crebbe progressivamente fino a occupare l’intera fascia, venendo confermato anche nelle stagioni 2011/12 e 2012/13. La sua forza stava nello sguardo ironico e leggero sull’attualità, sicuramente lontano dalla tradizione dei quiz preserali classici. A completare l’offerta, nel 2012 arrivò anche I menù di Benedetta con Benedetta Parodi, inizialmente collocato alle 18:25 e poi, da fine dicembre, spostato stabilmente alle 18:50, andando di fatto a condividere lo spazio con G’Day.
La lunga epoca dei telefilm (2013–2021)
Con la chiusura di G’Day e dopo una prima timida virata verso l’informazione con Giovanni Floris che condusse Diciannovequaranta che iniziò e finì nel settembre 2014, La7 tornò a puntare sulla serialità estera, più economica e immediata da gestire. Dal 2013/14 al 2016/17 lo slot fu occupato da titoli come Il commissario Cordier, L’ispettore Barnaby, Crossing Jordan e Josephine Ange Gardien.
Nel 2017/18 comparve una parentesi giornalistica con Var Condicio di Marco Fratini, accanto ai soliti telefilm, a testimonianza della volontà della rete di mantenere un legame con la sua vocazione informativa. Tentativo identitario, sì, ma che non ebbe prosecuzione.
Le stagioni successive segnarono un arricchimento del ventaglio di titoli: nel 2019/20, ad esempio, si alternarono Josephine Ange Gardien, Grey’s Anatomy, Drop Dead Diva e Perception. Nel 2020/21 toccò a The Good Wife e Lie to Me. Vari moduli di programmazione che andavano dal comedy/medical e legal drama fino al crime e il fantasy. Ce n’è stato per tutti.
La stagione 2021/22 aveva l’intenzione di proseguire sulla strada del “Sai cosa vedi” (cit. del loro claim), tanto da confermare i serial per quella fascia che ripartì dal telefilm Ghost Whisperer, ma gli eventi internazionali cambiarono tutto: dall’invasione russa in Ucraina, a fine febbraio 2022, la rete trasformò il preserale in uno speciale quotidiano del TgLa7, scelta che prepotentemente confermava la centralità dell’informazione nel DNA del canale.
Il ritorno del game show (2022–2025)
La stagione 2022/23 rappresentò un punto di rottura e – al contempo – un timido rimando a quei game show che hanno scandito i primi mesi della nascita de La7. La rete di Urbano Cairo lanciò Lingo – Parole in gioco, condotto da Caterina Balivo. Dopo anni il canale investiva in un vero game show preserale, tentando di competere con le ammiraglie. Il quiz, basato sull’abilità con le parole, fu accolto con curiosità ma si fermò a una sola stagione.
Nel 2023/24 si tornò ai telefilm, con il detective drama britannico Padre Brown trasmesso per l’intero anno. Ma già l’anno successivo, 2024/25, la rete sperimentò ancora, affidando a Flavio Insinna la conduzione di Famiglie d’Italia, un format che provava a unire intrattenimento e racconto popolare.
Questo autunno 2025, infine, il preserale ha cambiato ancora direzione con Ignoto X, programma di cronaca nera condotto da Pino Rinaldi. Come un grande cerchio che prima o poi torna a chiudersi, La7 ha provato a sondare terreni spesso discostanti dalla sua natura da canale prettamente informativo, così come abbiamo imparato a conoscerla negli ultimi anni, ma si sa “Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano” canta Venditti, non uno a caso, ma uno dei padrini dell’inizio dell’avventura de La7 con il concerto al Circo Massimo. In questo caso, il nuovo preserale del canale diretto da Andrea Salerno ha rimesso il piede nella scarpa giusta, quella comfortevole.
Se Rai 1 e Canale 5 hanno costruito il preserale come uno spazio riconoscibile e identitario, La7 lo ha usato come un contenitore flessibile, sempre in grado di adattarsi alle esigenze del momento.
Dal 2010 a oggi, la rete ha oscillato tra intrattenimento leggero, serialità straniera e informazione. Questa fluidità, se da un lato ha impedito la fidelizzazione tipica dei preserali delle altre generaliste, dall’altro riflette in pieno l’identità della rete: una tv che cambia pelle a seconda delle priorità editoriali, dei costi e del contesto.
In fondo, il preserale di La7 è stato e continua a essere lo specchio della sua natura più autentica: un canale che non rincorre la concorrenza sul terreno dell’intrattenimento puro, ma che usa anche questa fascia come estensione della propria missione.



