Hotel Costiera è tanta beltà…
Hotel Costiera

… ma poca sostanza, verrebbe da dire. In Hotel Costiera c’è poca suspence – diciamo anche nulla -,  ma molta impalpabile leggerezza con un po’ di azione, giusto quella che serve a mostrare un Jesse Williams in movimento. Lui e la Costiera lo rendono, però, un prodotto piacevole alla vista (nonostante la fotografia).

Appiattire in una coltre quasi lattiginosa – forse con intenti fairy – la Costiera non era facile, ma la fotografia ci è riuscita, dando il mood di Hotel Costiera, serie in 6 puntate su Prime Video dal 24 settembre (e qui trovate tutto quello che è utile sapere), che ha come obiettivo rappresentare un luogo che, come dice uno dei personaggi, sembra “L’Isola che non c’è”. Un luogo che nella serie appare fatto più di inganni che di misteri ma senza dubbio bellissimo alla vista, in cui la luce – almeno stando alle intenzioni dichiarate nel pressbook – vuole contrastare le ‘oscurità’ della trama. Non essendocì però grandi oscurità da illuminare nelle trame si finisce per rendere il tutto ‘sovraesposto’, privando le immagini della profondità e dell’intensita propria di quei luoghi (e prima che critichiate, ci vivo).

Diciamo, però, che la scelta si rivela coerente col racconto. Le vicende di Daniel De Luca e della sua squadra piuttosto variegata – e apparentemente scalcinata – di aiutanti, i casi di puntata e anche la storyline orizzontale che mira al recupero della figlia scomparsa del proprietario dell’Hotel Costiera sono come la luce in cui sono immerse: sovraesposte, impalpabili, leggerissime.

Hotel Costiera

In effetti viene in mente Musica Leggerissima, di Colapesce Dimartino (e sulla colonna sonora della serie ci torniamo): Hotel Costiera è un prodotto di puro svago visivo, che riempie gli occhi di beltà, ‘fisica’ e paesaggistica. Jesse Williams non ha bisogno di presentazione, la villa Treville di Positano è uno splendore con i suoi bianchi avvolgenti e i suoi celesti che neanche la fotografia può spegnere e la Costiera risalta nella sua magia, anche se per chi la conosce è ‘dura’ vedere luoghi estranei spacciati per amalfitano/sorrentini… ma “è il cinema, bellezza!”.

La storia, in tutto questo, è una scusa: con buona pace di chi lo ha voluto ‘vendere’ come un Bond in costume da bagno, Hotel Costiera è davvero un light (very light) action dagli intrecci vaporosi e impalpabili. Ma, come dicevamo, non sono quelli ad attirare l’attenzione del pubblico: anche l’aver messo una doccia di Jesse Williams nei primi minuti della prima puntata sembra una dichiarazioni di intenti.

La Dolce Vita che piace agli americani

Trattandosi di Italia, e per di più di Sud Italia, non mancano Vespe old style e vecchie 500: l’oleografia è servita. E forse sarebbe anche il caso di cambiare un po’ il repertorio. Anche la musica guarda al ‘passato’: la prima puntata vede “Ma quale idea?” di Pino D’Angiò ballata in quello che dovrebbe essere il Music on the Rocks, seguita da “Viene viene ammore” di Maria Paris per poi chiudere con un grande classico ‘italo-americano’ come “Gloria” di Umberto Tozzi, diventato famoso oltreoceano nella versione di Laura Branigan. Arriveranno poi anche 13 Bastardi con “Napoli”, dando il via a un mix tra ‘old’ e ‘new’. Il tutto abbastanza didascalico.

Hotel Costiera

A dare un’ulteriore connotazione light al racconto c’è pure la rappresentazione dei malviventi locali, per lo più goffi e combinaguai nonostante abbiano una pistola in mano. Anche loro rientrano nel novero delle ‘anime perdute’ di cui si circonda Daniel De Luca, anima persa anche lui, senza radici e dal passato: un aspetto, questo, che rende le storie di Hotel Costiera moltiplicabili all’infinito, insieme al furbo espediente dell’ambientazione in un albergo che implica un continuo ricambio di ospiti.

Tornando ai tratti cari al pubblico d’oltreoceano, l’accento italiano dei personaggi ci sta, anzi aiuta a rendere il tutto più credibile, così come il mix tra italiano e inglese di Daniel De Luca, anche se all’inizio è difficile non cadere nell’effetto ‘Joe Bastianich’. Ma basta poco per dimenticarsene: è sufficiente un primissimo piano…

Alla ricerca degli ‘Easter eggs’

Per chi conosce i luoghi e per chi segue serialità internazionale e italiana vedere un titolo come Hotel Costiera – ambientato in zone note e frutto di coproduzione internazionale – è anche un esercizio divertente di ricerca di inconsapevoli ‘easter eggs’. Inconsapevoli perché, come ovvio, non c’è intenzione da parte degli autori piazzare ‘omaggi’ o riferimenti, anche se talvolta su alcuni persnonaggi il sospetto viene…

Hotel Costiera Elettra Lamborghini

Parto dai luoghi: per chi conosce la Costiera, ogni inquadratura offre l’occasione di una caccia al tesoro per capire dove è stata girata la scena. Positano regna, ma non mancano location ‘esotiche’: ci sono scene palesemente girate sulla costa laziale (lo stesso Jesse ha raccontato nelle interviste di scene girate a Sperlonga) o a Roma, trasformata in certi vicoli di Napoli. Gli abitanti di Roma e della costa laziale sono invitati a inviare le proprie segnalazioni.

Ci sono poi i personaggi: vedere Lord Sinderby (James Sebastian Faulkner) da Downton Abbey in vacanza a Positano incuriosisce, così come ritrovare coroner nostrani che tornano, serie dopo serie… ma è soprattutto vedere un tavolo da gioco con il dott. Avery da Grey’s Anatomy, Scianèl (Cristina Donadio) da Gomorra ed Espedito (Giovanni Ludeno) da Malinconico vale il prezzo del biglietto.

In buona sostanza Hotel Costiera è un gradevole diversivo: non ruvida ed estrema come la Costiera sa essere, ma sicuramente una piacevole cartolina da gustarsi senza impegno

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