

A cinque anni dalla seconda stagione, la serie norvegese co-prodotta da Svezia e Germania torna sparigliando le carte. Johanne è diventata più casta e profonda, impartendo una lezione ai film melensi delle Feste: lo spirito natalizio non è solo facciata. E per trovare il vero amore bisogna dare valore alla propria vita
Sono tornati – a grande richiesta dell’abbonato Netflix – il countdown dell’avvento sino alla topica Vigilia, i maglioni natalizi cringe, le ambientazioni innevate da percorrere a colpi di renne e slittini, le serate delle Feste in cui portare sconosciuti e ubriacarsi col vin brulé. Ma ad essersi evoluto, in senso mistico-ascendente, è lo spirito di Natale con uno sconosciuto, versione italiana del prodotto nordico Hjem til Jul (Home for Christmas). Dopo cinque anni di assenza, la serie Neflix è di fatto cresciuta insieme alla sua protagonista Johanne, interpretata da Ida Elise Broch, attrice norvegese la cui carriera è christmascentrica (l’altra serie Netflix a tema di cui è stata protagonista nel 2022 è Julestorm. La tempesta di Natale).
Avevamo lasciato una serie dall’impianto comedy, tutta incentrata sulla fobia più grande di una Bridget Jones nordica: arrivare single all’ennesima cena natalizia di famiglia, confinata nell’angolo baby del tavolo tra i due gemellini Così la trama di Natale con uno sconosciuto consisteva in un toto-candidati improbabili, pescati sul lavoro in corsia di Johanne – che di professione fa l’infermiera – o tra perfetti sconosciuti incontrati per caso. Tra questi il più duraturo, contro ogni previsione, si è rivelato il toy boy Jonas, conosciuto quand’era ancora liceale e minorenne: la terza stagione si apre proprio con gli strascichi della rottura tra i due dovuta al desiderio di paternità di lui, pur giovanissimo, e alla resistenza di lei. Così per Johanne si apre una nuova sfida: battere il record annuale di astinenza per vincere il titolo di Monaca d’oro, frutto di un gioco umoristico con la nuova collega.
A parte questi riferimenti leggeri la serie prende una piega serissima, aprendosi a risvolti dolceamari e ai pensieri malinconici alimentati dalle festività: Johanne si sforza di fare da collante in una famiglia provata dal divorzio in età avanzata dei genitori, oltre che dalla crisi di mezza età della sorella (pronta a mollare consorte, bambini e i preparativi natalizi a un passo dalla recita scolastica). Così la sempre positiva Johanne vive a sua volta una crisi di identità: si sente intrappolata in una vita da eterna sostituta di qualcun altro, incompresa nel suo desiderio di salvare il Natale dalle famiglie allargate, insoddisfatta dalle relazioni occasionali.
Un vero e proprio turning point che coincide con l’ingresso nella sua vita di Bo, falegname taciturno che si innamora di lei a prima vista ma con discrezione. Il loro incontro coincide con la missione disperata di Johanne: avere una cucina nuova tutta pronta per invitare a casa sua l’intera famiglia. Cosi Bo si rende disponibile a lavorare a orari proibitivi e nei giorni festivi, avendo un mazzo di chiavi tutto suo per poter entrare indisturbato a casa di Johanne. Dagli straordinari domestici al pronto soccorso emotivo il passo è breve: Johanne si trova a vivere una condizione di vulnerabilità personale che la induce ad affidarsi a Bo e a prendersi così una pausa dal lavoro di infermiera a tempo pieno. Accudire per cercare perennemente l’approvazione altrui è il limite da superare nel corso di otto puntate che sostituiscono un percorso di analisi.
Altrettanto interessanti le dinamiche lavorative esplorate nella nuova serie: Johanne si trova in un altro bivio della sua vita, divisa fra l’attaccamento incondizionato ai pazienti e i limiti imposti dal protocollo aziendale, soprattutto da quando è in periodo di prova come caporeparto. Il suo modello di leadership valoriale, attento al benessere relazionale del personale, introduce la moda social del Secret Santa anche in un reparto ospedaliero: alle reazioni diffidenti iniziali, non prive di invidie e arrivismi, subentrerà una fiducia dei colleghi e dei suoi superiori nelle qualità umane di Johanne.
In conclusione, la visione di Natale con uno sconosciuto 3 è un vero regalo sotto l’albero che restituisce alla serialità natalizia usa e getta una profondità non comune nell’era dei film omologati e dal lieto fine melenso. Johanne ci arriverà anche lei, ma passando da sofferenze e domande esistenziali che costituiscono un antitodo alla retorica buonista e al facile consumismo.
Odio il Natale 3 ci sarà?

Dopo essersi goduti la visione dell’originale, una domanda sorge spontanea: l’adattamento italiano, intitolato Odio il natale in maniera del tutto forzata, verrà alla luce con un seguito nel 2026? L’attrice Pilar Fogliati ha interpretato Gianna, la risposta italiana a Johanne anche nel nome, nel 2022 e 2023. Peccato che la serie sia stata girata in una Venezia di plastica e surrealmente deserta, trasformata in ennesimo parco divertimenti. Soprattutto la seconda stagione si è persa per strada a livello di ritmo e tensione narrativa, nonostante l’arrivo di Pierpaolo Spollon nei panni del vicino di casa Filippo: ai limiti del demenziale la scena in cui perdono i freni inibitori mangiando una torta psichedelica. Anche in Italia dovrebbero convogliare la baldoria di un’eterna adolescente in un percorso di maturazione: per questo ci vogliono dei buoni testi (più o meno riadattati).





