Procedurale, ship e location: Blanca si merita più attenzione all’estero (e anche un remake)

Un buon procedurale, la giusta ship per i fan, la cura della location e, tra le prime serie in Italia a farlo, anche l’inserimento della guerra in Ucraina nella storyline: Blanca, come Doc-Nelle tue mani, si merita un’attenzione internazionale (e perché no, anche un remake)

Lux Vide si è fatta conoscere all’estero, negli ultimi anni, con il format di Doc-Nelle tue mani, capace non solo di essere venduto all’estero ma di essere anche adattato con alcune versioni internazionali, tra cui una statunitense e una messicana. Eppure, nel proprio catalogo, la casa di produzione del gruppo Fremantle ha un altro titolo che meriterebbe la ribalta nazionale. E sì, stiamo parlando di Blanca.

Distribuito in Spagna, Francia e Quebec, la serie tv che ha consacrato il talento di Maria Chiara Giannetta ha saputo costruirsi un’impalcatura narrativa che nulla invidia ai procedurali più blasonati, riuscendo a mantenere un’impronta italiana e ad utilizzare alcuni stratagemmi degni di una comfort series, perfetta per l’autunno televisivo.

Il procedurale senza pieghe

Blanca ha il vestito del procedural: una linea orizzontale, ovvero un caso che si sviluppa nel corso di tutta la stagione (nella terza, appena cominciata su Rai 1 e RaiPlay, il caso di un bambino scomparso), e delle linee verticali, i classici casi di puntata, da risolvere nell’arco del singolo episodio.

Un formato, questo, che il pubblico televisivo conosce ed apprezza, dal momento che permette di saltare un episodio ma di restare comunque in pari con le vicende dei personaggi principali. Perché, ammettiamolo, va bene l’investigazione, va bene il mistero da risolvere, ma il procedurale dei nostri tempi punta sempre di più sullo sviluppo dei personaggi e sui loro intrecci: sono questi a creare il vero gancio con il pubblico.

La ship è sbarcata in Italia

La bravura del progetto Blanca, dicevamo, è stato quello di importare degli stratagemmi narrativi tipici delle grandi serie straniere e applicarli a un prodotto tutto italiano. E così, oltre a una sempre attenta cura nella realizzazione (con degli inserti tutti nuovi rispetto al genere, come la “stanza buia” che rispecchia il modo della protagonista di percepire il mondo), una delle ragioni del successo di Blanca è la cosiddetta ship.

Shippare vuol dire fare il tifo per una coppia che ancora coppia non è: come Blanca e Liguori, che a forza di punzecchiarsi fin dalla prima stagione hanno affinato il proprio rapporto, tanto da diventare complici e, come si evince anche dalla première della terza stagione, dipendenti l’uno dall’altro.

La creazione di una buona ship implica una buona sintonia tra i due personaggi, una conseguente tensione sentimentale e sessuale, ma anche la capacità di posticipare il più possibile l’inevitabile, ovvero la creazione della coppia vera e propria.

Da tre stagioni i fan di Blanca tifano affinché Liguori cada tra le sue braccia. Gli sceneggiatori lo sanno, ma sanno anche che questa attesa alimenta parte del motore della serie. Quindi che fanno? Danno al pubblico qualche contentino ma creano soprattutto degli ostacoli affinché la coppia tanto desiderata non riesca a unirsi. Tradotto: nuovi personaggi che s’inseriscono nella relazione principale, creando triangoli amorosi che ritardano l’inevitabile.

Lo “scrigno Italia”

C’è poi l’aspetto territoriale, che Lux Vide conosce molto bene e ha imparato, produzione dopo produzione, ad esaltare. Perché ogni serie prodotta da Lux Vide fa della città che la ospita un luogo che va oltre la semplice cornice: da Don Matteo in poi, le sere Lux sanno valorizzare le location italiane scelte, rendendole glamour e aumentando l’appetito del mercato straniero, da sempre affascinato dai panorami che solo il nostro Paese sa offrire.

Lux Vide lo ha fatto di recente anche con Hotel Costiera, e ora lo ripete in Blanca 3, in cui Genova -poco presente nel panorama delle fiction italiane, punto a suo favore per essere ancora più unica- offre una mappa di scorci e luoghi meno noti perfetti per evitare l’effetto ripetibilità al racconto e per invogliare il pubblico a visitare il capoluogo ligure.

La nota di attualità

Infine, Blanca ha dimostrato ancora una volta di voler essere attuale. Non solo ribadendo la centralità di una protagonista non vedente, rappresentata lontano dai soliti stereotipi e portando in prima serata sulla Rai un messaggio di inclusione e realismo, ma anche volgendo lo sguardo a ciò che purtroppo ci raccontano le news ogni giorno.

Con il debutto della terza stagione, Blanca diventa infatti la prima fiction italiana a parlare espressamente, e non solo a farne cenno, della guerra in Ucraina. Pur essendo scoppiato da più di tre anni, il conflitto non è mai entrato nelle linee narrative delle serie andate in onda in queste stagioni. Un accenno fu fatto sul finale di Diavoli 2, mostrando una scena ambientata a Kiev, senza però entrare nel merito delle ragioni di questa scelta.

Blanca 3, invece, presentando il caso di una donna ucraina fuggita dalla guerra e in cerca del figlio prima di essere uccisa, porta sul piccolo schermo un pezzo di realtà, che si avvicina alla finzione e rende il risultato finale ancora più contemporaneo.

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