Veronica Pivetti e Carla Signoris, le Grace & Frankie italiane: Balene ha rivelato una nuova grande coppia

Una molto diversa dall’altra, ma con una chimica che solo due signore che conoscono i tempi comici sanno avere: Veronica Pivetti e Carla Signori, protagoniste di Balene, ci regalano una coppia che non sapevamo di volere in tv

No, non si può ridurre la descrizione di Balene-Amiche per sempre a una semplice “strana coppia della fiction” o simili. Veronica Pivetti e Carla Signoris, due signore che sanno molto bene cosa siano i tempi comici e le giuste interpretazioni, meritano molto di più. Perché con Balene ci hanno regalato due personaggi, e con loro una storia, che desta curiosità e speranza, e che non può passare inosservata nel panorama delle fiction italiane.

Come Jane e Lily

Pivetti e Signoris interpretano due (ex) amiche, che si ritrovano spinte entrambe dalla certezza che una terza amica, da poco mancata, sia stata uccisa. Agganciato il pubblico con l’immancabile filone detection, Balene fa però di più, come gran parte delle serie che, partendo da un giallo da risolvere, vogliono in realtà raccontare altro.

Balene, come fa il libro di Barbara Cappi e Grazia Giardiello da cui è tratto, costruisce un contesto in cui a dominare sono le seconde occasioni. Che non sono viste come premi di consolazione, ma come vere e proprie opportunità di prendere in mano la propria vita e plasmarla finalmente liberi da ogni costrizione.

Quello che, fin dai primi episodi andati in onda su Rai 1 e RaiPlay, fanno le due protagoniste Evelina (Pivetti) e Milla (Signoris). Entrambe, addolorate per la perdita dell’amica, si trovano di fronte alla possibilità di prendersi quello che spetta loro e che, per colpa delle convenzioni, dell’insicurezza o del morbo del “prima o poi”, hanno sempre pensato fosse irraggiungibile.

I loro personaggi, agli appassionati di serie tv made in Usa, non possono non far pensare ad altri due ruoli iconici degli ultimi anni, interpretati da Jane Fonda e Lily Tomlin. Le loro Grace & Frankie (in streaming su Netflix), ci hanno insegnato che nella vita non c’è un’età precisa per trovare la propria strada oppure per cambiare percorso.

Proprio come loro due, anche Evelina e Milla si rendono conto che chi ha detto loro che a sessant’anni comincia l’età del tramonto ha sempre mentito. E questa voglia di ricominciare, di rimettersi in gioco, di riscoprire il proprio corpo è il vero motore di Balene e, ci perdoni il filone giallo, il vero motivo per cui vale la pena di seguire questa miniserie.

Women Power per tutte le età

 

Balene è pensato prevalentemente per un pubblico femminile, e per questo motivo rende le due protagoniste due “super-eroine” di un femminismo non urlato, ma necessario. Se Evelina e Milla rappresentano la fascia di popolazione più adulta a cui la serie si rivolge, con i personaggi di Flaminia (Laura Adriani) e della piccola Zina (Vittoria Morizzo) si completa il ventaglio plurigenerazionale con cui si trasmette un messaggio che si fa proprio di tutte le donne.

Mentre le due amiche/nemiche ri-scoprono il piacere di vivere secondo i propri tempi e i propri desideri, Flaminia accetta il fatto di non dover dimostrare nulla a nessuno e cominciare a mettere in dubbio la propria incrollabile singletudine pur di essere professionalmente integra. La piccola Zina, invece, muove i primi passi nel mondo della ribellione cominciando a frequentare la scuola di danza all’insaputa del padre, che la vorrebbe invece giocatrice di basket.

Dietro Flaminia e Zina si muovono Milla ed Evelina, rispettivamente la madre e la nonna: un legame familiare sano e forte, in cui le donne possono contare l’una sull’altra e accettare anche i propri limiti senza sentirsi meno di qualsiasi altra persona.

Maschietti attenti…

Va detto che in una serie come Balene in cui le donne sono primarie nel racconto, i personaggi maschili non ne escono benissimo. Non che siano rappresentati come malvagi o sbagliati, ma il loro ruolo sembra essere quello di restare ancora là dove le donne del racconto hanno capito di non voler più stare.

Dal marito fedifrago di Milla (Paolo Sassanelli) al nuovo capo di Evelina (Roberto Tirabassi), fino al figlio di quest’ultima (Filippo Scicchitano), gli uomini di Balene hanno paura della libertà e del cambiamento. Ognuno sembra aver trovato la propria casella in cui stare e da lì non vuole smuoversi.

Una serie che prende il nome da un animale che fa della libertà nelle acque dei mari uno dei motivi per cui suscita gioia e ispira serenità, però, non può accettarlo. E così, gli uomini della fiction, pur non essendo antagonisti per forza, sono un monito affinché lo stare fermi non diventi un’abitudine malsana, ma un modo per prendere fiato e non dimenticarsi mai di scoprire la propria strada. Come fanno le donne al loro fianco.

Nessuna lezione, ma un sorriso per pensare

Il collante che permette a tutti questi elementi di stare insieme senza trasformarsi in una pesante lezione sulla vita è il sorriso. Balene non suscita la risata di pancia, con raffiche di battute e situazioni da sketch, ma riesce a strappare un sorriso con il semplice svolgersi del racconto.

La regia di Alessandro Casale insiste proprio su questo, una spensieratezza anche quando ci si trova di fronte a momenti particolarmente difficili, che permette di non essere fuori luogo e di trovare un attimo di respiro, che permette di passare alla scena successiva senza stravolgimenti emotivi.

Evelina e Milla, Grace e Frankie italiane, potrebbero essere destinate a una serialità più lunga di quattro prime serate. Le avventure di una coppia così ben assortita e capace di stare al gioco grazie alle sue interpreti potrebbe aprire le porte a nuovi spunti: insomma, la fiction italiana potrebbe aver scoperto una nuova coppia che non sapeva di volere.

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