‘You’ è finito (ed era durato anche troppo) – Recensione

You 5: il finale della serie tv con protagonista Joe Goldberg è arrivato al suo atteso epilogo. I nuovi episodi tra qualche idea riuscita e tante forzature e incoerenze… (recensione)

Con la quinta stagione, ‘You’ è arrivato al suo atteso epilogo. Dopo la quarta parte ambientata a Londra (che ha assunto un sapore di transizione, quasi in stile ‘Bianca e Bernie nella terra dei canguri’), Joe Goldberg è tornato a New York e, negli ultimi episodi, torna – letteralmente – nel luogo del delitto, nella libreria dove avevano avuto inizio tutto.

You 5, la quinta stagione tra incoerenze e qualche idea riuscita

Dopo la quarta parte britannica – tra cambi di identità e una storyline che lo ha visto ‘preda’ di un altro serial killer – ci si interrogava sul senso di un ulteriore seguito (e per quanto?) per una trama che sembrava sempre più profumare di accanimento terapeutico. Perché la storia di Joe Goldberg è durata fin troppo, diciamocelo.

Dopo le prime stagioni (ad essere generosi), la trama è passata da creepy a cringe, soprattutto a partire dalla terza stagione, con Love moglie complice e psicopatica quasi quanto il marito. La quarta – suddivisa in due parti – è diventata faticosa sia nell’appassionare i fan sia nel tentare iniziare di ribaltare i ruoli. Quando è uscita la quinta stagione, l’unica buona notizia è che sarebbe stata l’ultima. E con queste aspettative ho iniziato a vederla.

Con mia sorpresa, i primi episodi appaiono anche scorrevoli, quasi un ritorno alle origini. Il rischio di una copia carbone del rapporto Joe/Love con quello tra Joe e Kate viene spazzato via poco dopo. Il ritorno dell’uomo nella libreria e l’immancabile gabbia ha inizialmente riportato lo spettatore ai fasti dei primi episodi. Poi avviene l’ingresso di Bronte (aka Louise) e tutto inizia ad avere il sapore di Déjà vu.

 

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Attenzione, spoiler.

Joe torna a mettere in discussione il suo amore e la sua relazione. Nuovamente cerca di trattenere i suoi impulsi ma (indovinate?) non ci riesce. E allora si ritrova ad essere convinto di aver finalmente trovare la donna giusta (ovvero Bronte). ‘N’altra volta…

E lo spietato e machiavellico serial killer in grado di anticipare mosse e pensieri di chiunque torna ad essere un adolescente fuori tempo che scrive pruriginosi romanzetti erotici per sfogare le sue fantasie e difende la sua dama dal potenziale bruto di turno.

A circa metà stagione assistiamo ad un potenziale colpo di scena che mostra come l’arrivo di Bronte, in realtà, faccia parte di un piano per incastrarlo. Ma già erano iniziate le incoerenze che diventano elemento principale (anche) di questa stagione.

Poco dopo averla assunto, Bronte scende nel seminterrato (dove le era vietato recarsi) e scopre la gabbia dove Joe rinchiudeva le sue vittime. Lei, furba e vispa come una zanzara in una nube di Citronella, riesce anche a chiudersi dentro da sola. E viene liberata dallo stesso Joe che, invece, di farla sparire, la grazia e le racconta una storiella melensa per giustificare quella costruzione inquietante. Chiunque sarebbe migrato in Polonia con altri documenti mentre lei insiste per farsi assumere e inizia anche una relazione con lui. Anche chi nasconde un minimo segreto, si libererebbe il primo possibile di una impicciona e potenziale ladra. E Joe cosa fa? La assume.

Gli unici personaggi che intrigano e divertono sono quelli delle sorelle gemelle di Kate, Reagan e Maddie. La prima è spietata e senza scrupoli, la seconda goffa e sentimentale. Anche qui, il caso regna sovrano nella trama. Insieme alle ennesime incoerenze. Una su tutte? Joe Goldberg cerca di rapire Reagan e viene preso a colpi di asta in faccia, sul corpo. Pugni e calci a raffica. Alla fine riesce a stendere la donna prima di sequestrala. E indovinate? Il giorno stesso è senza un minimo graffio o livido. Sereno come un fringuello e più in forma che mai.

Non vi svelo il finale, non vi faccio spoiler così gravi. Ma diciamo che la storia potrebbe concludersi qua, insieme ad una lezioncina morale/sociale che non è esattamente avanguardia pure ed è – ahimè – sotto gli occhi di tutti, ogni giorno.

La storia di Joe Goldber pare essersi conclusa definitivamente. E questa è la bella notizia. La brutta è che la parola “Fine” sia arrivata con qualche anno di ritardo e troppe (troppe!) faticose e raffazzonate forzature.

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