Wayward: Ribelli: una serie tv alla ricerca della sua identità (recensione)

La recensione della serie tv “Wayward: Ribelli” disponibile in streaming su Netflix: un poliziotto cerca di scoprire i misteri che si annidano tra gli abitanti di una cittadina americana e di un inquietante istituto…

Che fatica“. Questo era quello che ho pensato, più volte, durante la visione di “Wayward: Ribelli“, la serie Netflix disponibile dal 25 settembre scorso. Eppure le buone premesse sembravano esserci tutte: Toni Collette (spesso sinonimo di garanzia), atmosfere che – dai rumors – sembravano strizzare l’occhio a Twin Peaks e una cittadina con misteri e segreti. Ecco, purtroppo, il risultato delude sotto quasi ogni punto di vista.

Wayward: Ribelli – Trama

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Al centro della trama, ambientata agli inizi del Duemila, ci sono Alex (Mae Martin) e la moglie Laura (Sarah Gadon) che si sono appena trasferiti nella cittadina di Tall Pine. Hanno deciso di ritornare nel luogo di infanzia di Laura per lasciarsi alle spalle problemi sul lavoro (gestione della rabbia?) da parte di Alex, poliziotto. La coppia attende la nascita della loro prima figlia e vivono in una casa che gli è stata donata da Evelyn Waide (Toni Collette), a capo di Tall Pines Academy, istituto all’avanguardia per adolescenti problematici. E in passato, Laura era stata ospite in quella scuola e ha un legame forte di riconoscenza verso la donna.

Questa trama si incontra con quella di Abbie (Sydney Topliffe) e Leila (Alyvia Alyn Lind), migliori amiche e ragazze intelligenti quanto ribelli. Abbie è dislessica, ha una famiglia ricca ma molto severa e poco empatica. Invece Leila abita in un quartiere malfamato con la madre, profondamente depressa, seduta tutto il giorno sul divano a guardare la tv. Madre e figlia cercano, in maniera diversa, di superare la morte della sorella di Abbie.

Abbie, in piena notte, viene caricata su un van e portata proprio alla Tall Pines Academy. L’amica Leila, per cercarla, finisce proprio nello stesso luogo.

Wayward: Ribelli – Recensione

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Wayward ha un grosso problema: inserisce all’interno della trama diverse storylines senza però riuscire a svilupparle (per bene) tutte. Ci sono misteri legati al passato dei protagonisti (come l’infanzia di Laura vista attraverso flashback) che vengono accennati, frettolosamente risolti a parole mentre altre trame si incastrano fra di loro, senza però essere sufficientemente chiare.

Attenzione ad eventuali spoilers. Il rapporto tra Alex e la moglie Laura deve riformarsi proprio all’interno della cittadina di Tall Pines, con diversi equilibri e affrontando situazioni ambigue. Laura prima sembra nascondere qualcosa al marito, poi appare complice di lui per poi nuovamente pronta a tradire la sua fiducia e cercare di rifondare un nuovo sistema all’interno della cittadina, con lei al posto di Evelyn Waide.

Il legame tra Abbie e Leila è quello maggiormente analizzato e curato all’interno della trama ma certi passaggi appaiono troppo risolutivi e trattati con estrema velocità (da teppistella ribelle a fedele allieva di Evelyn in nemmeno una puntata, ad esempio).

La serie tv ha un grande problema iniziale di ritmo. Forse pensata ad un pubblico decisamente giovane, passa molto tempo ad analizzare il rapporto tra le due adolescenti (per poi abbandonarlo) e il ritmo ne risente molto. I primi tre episodi sono davvero una scommessa da seguire, tra il gracidare costante delle rane e l’iniziale accenno ai misteri legati alla città di Tall Pines. Solo a partire dalla sommossa all’interno dell’istituto c’è il passaggio ad un ritmo più sostenuto e a qualche colpo di scena (esagerando…) che quantomeno concilia maggiormente la visione.

Wayward cerca di accontentare tutto e tutti. Da teen drama iniziale (famiglia ricca & famiglia povera, incomprensione genitori/figli) a thriller con poliziotti corrotti e guardiani della scuola disposti a tutto. C’è anche addirittura un passaggio che strizza l’occhio a “Yellowjackets“, quando i ragazzi vengono liberati in una foresta con la missione di raggiungere la meta finale per primi (tra tradimenti, violenza e strane alleanze). Di Twin Peaks (ahimé, ma era prevedibile) non c’è nemmeno l’ombra, forse i pini, se vogliamo essere generosi, ma nemmeno la cittadina che, qua, invece, risulta quasi solo pittoresca e poco inquietante.

Alex è il protagonista e poliziotto buono (con un doppiaggio e una mono-espressione costante che meriterebbero recensione a parte…) che, però, non prende mai una direzione caratteriale precisa, spaziando da momenti in cui si lancia nelle missioni in cui crede e altre nelle quali assume l’aria di micio spaventato dall’acqua. Passa dalle indagini per scoprire il mistero che lega sua moglie Laura alla città all’essere l’ancella della moglie tra baby shower e gravidanze in casa dopo aver rischiato la vita cinque minuti prima, come nulla fosse successo. Non prende posizione, oscilla spinto dal vento e dalle circostanze che lo coinvolgono. E non riesce a farti empatizzare o tifare per lui…

Wayward – Spiegazione del finale

Wayward spiegazione finale

Il finale di Wayward lascia aperti almeno una decina di spunti. La storia non è finita, è semplicemente interrotta.

Abbie riesce finalmente a fuggire (e si porta dietro pure il cane di Alex e Laura per motivi poco sensati), Leila invece decide di restare nella città perché ha finalmente qualcuno che si prende cura di lei. L’amico di Abbie lo abbiamo lasciato mentre cercava di prendere a rastrellate i vari guardiani della scuola.

Alex riesce a liberarsi di Evelyn grazie a Rabbit e le inietta la droga che era inizialmente destinata a lui, lasciandola in uno stato catatonico. Non si capisce se sia morta, in coma o sotto un effetto pesante ma temporaneo.

Ci sarà una seconda stagione? Si attende l’ufficialità anche se è chiara ed evidente la speranza. Quella che nutro io, invece, è che – se tornerà – sia in grado di prendere una direzione.

Di fare quel “salto” che tante volte viene citato nella serie tv…

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