

Dal castello francese all’accademia Rai: la storia di Star Academy, il talent che avrebbe potuto diventare l’Amici della tv pubblica. La Rai ha ancora la possibilità di poter rendere il format di Sanremo Giovani più appetibile, narrativo e al passo coi tempi? Sì, ed ecco come…
C’è stato – e c’è ancora – un programma che unisce il sogno della musica con la vita di tutti i giorni. Star Academy è questo: un talent-reality in cui la scuola diventa spettacolo e lo spettacolo diventa quotidianità.
Ideato da John de Mol (lo stesso papà del Grande Fratello), il format racconta un gruppo di giovani artisti che vive, studia, canta e si mette alla prova davanti alle telecamere. È un mix perfetto tra passato e presente Saranno Famosi e Big Brother: da una parte lezioni, prove e insegnanti; dall’altra emozioni, litigi, sogni e paure in diretta.
Una formula che, vent’anni dopo, continua a funzionare e a emozionare milioni di spettatori in tutta Europa.
Cosa è Star Academy?
In Francia, Star Academy è un’istituzione. Dal 2001 su TF1, il programma ha formato intere generazioni di artisti ed è tuttora in onda con un reboot di grande successo, tornato nel 2022 e confermato anche per la stagione in corso – la tredicesima – iniziata poco meno di due settimane fa.
Tutto ruota attorno a un luogo iconico: il maestoso Château des Vives-Eaux di Dammarie-les-Lys, ribattezzato “il castello della musica“. Qui i concorrenti vivono e studiano, circondati da 41 telecamere e 70 microfoni che catturano ogni momento.
La giornata è fatta di lezioni di canto, danza, espressione scenica, prove e performance. Poi, ogni settimana, il grande show del sabato sera su TF1: duetti con star internazionali (negli anni sono passati nomi come Mariah Carey, Britney Spears, Anastacia, Miley Cyrus, Laura Pausini, Kylie Minogue, Madonna e chi più ne ha…) momenti di spettacolo puro e un concorrente che deve lasciare il sogno.
Star Academy è proprio talent allo stato puro: ritmo, emozione, formazione e pop culture. Una macchina perfetta che, dopo vent’anni dal suo via, non ha perso la sua magia.
L’occasione sprecata in Italia
Se in Francia Star Academy continua a brillare con ascolti persino migliorati rispetto alla stagione 2024 (viene seguita da 4,2 milioni di spettatori ed un daily da 1,5mln), in Italia la storia è stata ben diversa.
Il format arrivò nel 2002 su Italia 1 con il titolo Operazione Trionfo (tra i concorrenti un giovanissimo Federico Russo, futuro veejay nonché speaker di Radio Deejay). La conduzione fu affidata ad un Miguel Bosé, principiante nel suo ruolo, ma al contempo rimasto iconico per quei “corri corri corri” urlati ai concorrenti e di cui la Gialappa’s ne fece tesoro per l’indimenticata imitazione di Fabio de Luigi. Nonostante l’accoglienza tiepida del pubblico, il primo tentativo di dare continuità al programma per la stagione successiva affondò subito.
Fu necessario attendere 9 anni prima di vederlo risorgere dalle sue ceneri e con un’altra casacca. Così nel 2011 approdò su Rai 2, prese il posto lasciato da X Factor, e si riprese il nome originale Star Academy, condotto da Francesco Facchinetti.
Nemmeno il nuovo tentativo – con tutti gli ammodernamenti del caso – non decollò: ascolti bassi, addirittura finale cancellata, e una certa difficoltà nel trovare la propria identità. Eppure, l’intento della Rai era chiaro: creare la risposta “istituzionale” ad Amici di Maria De Filippi. Una scuola meno reality, più formativa, con insegnanti di prestigio e un tono formale. Insomma, un Amici in giacca e cravatta.
Ma quel linguaggio, troppo pulito e poco emotivo, non riuscì a scaldare il pubblico. Mentre Amici diventava un fenomeno di costume, Star Academy restò un esperimento corretto ma freddo, incapace di costruire una vera comunità televisiva attorno ai ragazzi.
Il format mondiale che resiste nel tempo
Star Academy non è solo francese o italiana: è un franchise globale, esportato in oltre 30 paesi e con più di 100 vincitori in giro per il mondo. Ogni versione ha adattato il format al proprio pubblico, ma l’essenza resta la stessa: il percorso di formazione di giovani artisti vissuto in diretta, con il pubblico che segue ogni passo, gli approdi, le cadute, le standing ovation e tutto quello che crea una dinamica, che crea – appunto – spettacolo oggi.
In Spagna si chiama Operación Triunfo (trasmesso attualmente da Prime Video), in Libano Star Academy Arab World, in Russia Fabrika Zvezd. Ma ovunque, il concetto è chiaro: aprire le porte di un sogno e lasciare che la televisione racconti come nasce un talento.
E il bello è che funziona ancora oggi. Il reboot francese è un successo di ascolti e social: il pubblico segue le prove, commenta, fa il tifo. Segno che il format – rimesso a nuovo dopo uno stop di 4 anni tra il 2008 e il 2012 e di altri nove tra il 2013 e il 2022 – ha ancora qualcosa da dire nel 2025.
#Audiences J+7 @TF1
ENORME CARTON POUR LE J+7 DU LANCEMENT DE LA STAR ACADEMY QUI SIGNE DES GAINS D’AUDIENCE HISTORIQUES SUR L’ENSEMBLE DES INDICATEURS pic.twitter.com/itK38W5Dat
— TF1 Pro (@TF1Pro) October 26, 2025
In Rai tutto è ancora possibile
Guardando oggi Star Academy, viene spontaneo chiedersi: e se la Rai ci avesse creduto davvero? Il format aveva tutto per diventare un laboratorio di nuovi volti, un luogo dove far convivere talento, formazione e spettacolo. Ma la Rai, forse troppo prudente, non ha mai trovato il coraggio di renderlo davvero pop.
Non è stato neppure l’unico tentativo. Nella primavera 2009 – seguendo la scia del buon riscontro dato X Factor, in quel momento per Rai 2 ritenuto come un diamante grezzo – provò con un’altra strada che non rientrava nel format di Star Academy, ma si incanalava in una ‘corsia laterale’: Academy, condotto da Lucilla Agosti, un talent interamente dedicato alla danza, con giurie di alto livello (da Raffaele Paganini a Luciana Savignano) e un impianto tecnico ben costruito.
Anche in quel caso, però, il risultato non fu quello sperato: il programma rimase di nicchia, confinato al pomeriggio, con ascolti medi intorno al 6% e poco impatto mediatico. Segno che la Rai ha spesso provato a entrare nel territorio dei talent, ma con un approccio troppo scolastico, quasi timoroso del linguaggio pop che invece Amici ha sempre abbracciato con naturalezza.
Eppure, l’immagine dell’accademia illuminata, le voci che si rincorrono nei corridoi, le prove notturne e le speranze prima dello show… restano – nonostante l’epilogo – un piccolo pezzo di storia televisiva. Quella che sapeva ancora sognare in grande, dove la formazione era intrattenimento e l’intrattenimento era crescita.
Mentre TF1 continua a far vivere Star Academy con nuove edizioni e nuove generazioni di artisti, in Italia resta la curiosità di capire se prima o poi qualcuno avrà il coraggio di riaprire quelle porte…
E se Sanremo Giovani diventasse il nuovo ‘Amici’ della Rai?
Eppure l’idea ci sarebbe pure. Pensiamoci un attimo, se… Sanremo Giovani un giorno dovesse diventare qualcosa più di un contest ristretto a qualche seconda serata? E se… Sanremo Giovani potesse evolvere la sua prima fase del format trasformandolo in un talent Rai di continuità?
Si potrebbe dare più visibilità ai ragazzi desiderosi di far conoscere la propria musica, creando una narrazione attorno a loro e cercando di tenere viva una parte di stagione televisiva da far culminare proprio con il grande evento di febbraio. Magari proprio sfruttando le potenzialità identitarie di Rai 2…
Perché, in fondo, il sogno non si è mai spento: aspetta solo di essere raccontato con il linguaggio giusto, quello che parla alla testa, ma soprattutto al cuore del pubblico.









