Scissione, la serie che ha trionfato agli Emmy ha creato un dibattito che riguarda tutti

Alienazione, lavoro ed un’estetica che “parla”: ecco perché Scissione, serie Apple TV+, esplosa nel 2025 ha fatto incetta di premi agli Emmy Awards.

Dieci nomination nelle categorie maggiori, di cui otto concretizzatesi in statuette vere e proprie hanno reso Scissione una delle serie tv protagoniste degli Emmy Awards 2025. Una sorpresa? Non proprio. La serie tv, nata nel 2022, con la seconda stagione è esplosa tra addetti ai lavori e pubblico, diventando un must-watch del 2025. Un misto di thriller, mistery e dilemmi sociali che hanno portato Scissione ad appassionare i telespettatori, ma anche a costringerli a porsi delle domande sulla società in cui vivono.

Di cosa parla Scissione?

Se state sentendo parlare molto di Scissione (o Severance, il suo titolo originale) ma non l’avete ancora recuperate, continuate a leggere. Vi daremo qualche info utile non solo per fare bella figura con gli amici, ma anche e soprattutto per invogliarvi a seguire uno dei vari gioielli incastonati nel catalogo di Apple TV+, di cui Scissione è un’esclusiva.

Scissione non è la solita serie da binge watching: è un viaggio disturbante e ipnotico dentro la vita (anzi, le due vite) dei dipendenti della misteriosa Lumon Industries, la cui attività base resta un mistero anche per gli stessi dipendenti.

L’idea alla base è tanto semplice quanto inquietante: separare chirurgicamente i ricordi della vita privata da quelli della vita lavorativa. Niente più stress da ufficio a casa, niente più problemi familiari alla scrivania: non male, vero?

Ma il prezzo da pagare è enorme: gli “Interni” (la parte del dipendente che lavora dentro gli uffici della multinazionale) non conoscono nulla del mondo esterno, mentre gli “Esterni” (quella parte che vive al di fuori degli uffici) non hanno memoria di quello che fanno per otto ore al giorno.

Inevitabile che, nel corso degli episodi, gli “Interni” sviluppino una sorta di malcontento verso la loro prigionia, impostagli dagli “Esterni” che, per vari motivi, hanno scelto di sottoporsi al processo di scissione, appunto, che tramite un piccolo intervento chirurgico permette loro di non avere ricordi di cosa accade mentre sono al lavoro. La serie comincia a ingranare nel momento in cui gli “Interni” danno vita a una rivoluzione, in cerca di maggiori diritti e, soprattutto, della verità sul motivo per cui si trovano alla Lumen.

Il cast di Scissione

Al centro della storia c’è Mark Scout, interpretato da Adam Scott, che da attore comico e brillante (molti lo ricordano in Parks and Recreation) si reinventa in un ruolo drammatico e complesso. Attorno a lui ruota un cast corale: Britt Lower (vincitrice dell’Emmy come Miglior Attrice Drama) dà volto e fragilità a Helly R., la nuova assunta che porta scompiglio nella squadra e che nel finale della prima stagione è protagonista di un grosso colpo di scena. Zach Cherry è invece Marc, che solo con il passare degli episodi capisce le intenzioni di Mark e si affianca a lui nella sua battaglia.

John Turturro e Christopher Walken trasformano una storia di fantascienza in qualcosa di tenero e umano grazie al legame tra i loro personaggi Irvin e Burt; Patricia Arquette, glaciale e magnetica, impersona la misteriosa Harmony Cobel, figura di potere dentro e fuori l’azienda. Completano il gruppo Tramell Tillman nei panni del controllato ma inquietante Milchick e Dichen Lachman, la cui Casey regala molte delle rivelazioni più spiazzanti.

Dalla Blood List a…Ben Stiller

Dan Erickson, creatore di Scissione, nel 2016 vide la sceneggiatura dell’episodio pilota essere inserita nella Blood List, un elenco di titoli non ancora prodotti appartenenti al genere thriller ed horror, ma meritevoli di attenzione. La sua idea è nata dalla sua stessa esperienza nell’ufficio di un’azienda produttrice di porte (riferimento che trova spazio anche dentro la serie), un lavoro così monotono che Erickson si augurava di poter skippare quelle ore ore al giorno per dedicarsi ad altro.

La sceneggiatura del pilot fu inviata a Ben Stiller (sì, quello di Tropic Thunder e Zoolander), che ne rimase molto colpito e decise di produrla e dirigerla. L’attore si è rivelato così anche un autore capace di costruire atmosfere claustrofobiche e di giocare con l’estetica rétro degli uffici Lumon, un misto di anni Settanta e tecnologia futuristica.

Apple TV+ è salita a bordo ed ecco che nel 2022 Scissione vede la luce, generando i primi interessi tra il pubblico e la critica. La seconda stagione, con episodi ancora più tesi e rivelazioni che hanno fatto esplodere il fandom online, hanno creato il fenomeno. Non a caso, Scissione è diventata la serie più vista di sempre su Apple TV+, superando persino Ted Lasso, e ha collezionato un numero record di candidature agli Emmy. Apple TV+, ovviamente, ha già annunciato una terza stagione.

Il dilemma di Scissione

Scissione è diventata presto un cult perché, come tutti gli altri prodotti che si possono vantare di questa definizione, ha osato raccontare un tema che mai la serialità aveva approfondito. Scissione, che comunque riesce sapientemente a dosare delle componenti di mistery, azione e romanticismo, trova il suo punto focale sul tema del lavoro e della centralità che esso ha assunto nelle vite di tutti noi.

La serie va oltre i ragionamenti capitalistici e globalizzanti, ma arriva a chiedersi quanto resta a ciascuno di noi di quelle ore che ogni giorno spendiamo sul luogo di lavoro. Un luogo che, come ben rappresentato dalla Lumon, spesso è volutamente alienante, lontano dal mondo vero e pensato per creare un ambiente che nulla abbia a che fare con ciò che siamo e facciamo fuori da esso.

In Scissione il dilemma è proprio legato all’eccessiva presenza del lavoro nelle nostre vite. Non solo in termine di ore e di impegni, quanto di pensieri, ossessioni e preoccupazioni che ci erodono anche fuori dagli orari lavorativi e che, consapevoli o no, ci trasformano in altro.

La metafora degli “Interni” e degli “Esterni” vuole proprio rappresentare ciò che la società odierna sta realizzando: l’annientamento delle persone e la creazione di profili veri e propri. Dai social alle grandi aziende, il valore della singole persona non è sempre ciò che corrisponde alle esigenze del mercato. Ecco perché tutti devono pubblicare quel contenuto o tutti devono sentirsi devono una grande famiglia quando lavorano. L’omologazione è il vero big boss dei nostri tempi, e sgarrare implica l’emarginazione.

La pressione è tale che non doversi più preoccupare di quello che viene fatto da quando si timbra il cartellino per entrare al lavoro a quando lo si fa per uscire sta diventando non solo un sogno, ma una necessità. E l’inquietante idea di Scissione, che tramuta in realtà ciò che molti di noi desiderato, s’incastra come poche altre alle sensazioni e necessità generate dell’epoca in cui viviamo. Ora capite perché Scissione, pur essendo così distante da noi, riesce a toccarci tutti?

L’estetica di Scissione? Non è solo bella da vedere

Quando è una serie è fatta bene e riscuote il meritato successo, non è solo per gli intrecci, la trama, i plot twist e così via. Ci sono altri dettagli, più o meno evidenti, che contribuiscono a creare un mondo dentro cui i personaggi vivono e si muovono così bene tanto da assottigliare la distanza tra noi e loro.

In Scissione questi dettagli sono soprattutto legati alle scelte scenografiche, di cui si fanno portavoce gli spazi della Lumon. Uno di quei casi, insomma, in cui il luogo diventa una sorta di personaggio.

Gli spazi della Lumon Industries ricordano più un’azienda anni Settanta che un tech hub moderno: corridoi interminabili, moquette verde, cubicoli enormi ma spogli. Un contrasto volutamente anacronistico che crea spaesamento e aumenta la curiosità: siamo in un passato distopico o in un futuro inquietante?

L’uso degli spazi è inoltre studiato per schiacciare i personaggi. La grandezza sterile delle stanze o, al contrario, i corridoi senza fine servono a sottolineare la sensazione di prigionia in cui vivono costantemente gli “Interni”, circondati di fatto da luoghi vuoti, con linee semplici e pochi oggetti. Come a ricordare loro di non avere altro se non il proprio lavoro.

Verde, bianco e grigio, e poche variazioni, rappresentano la palette di colori scelta per questa azienda, che però, attenzione, contrastano con i colori più naturali e morbidi degli ambienti esterni, quello in cui si svolgono parte delle vicende degli episodi. Un contrasto netto, ovviamente pensato per crare ancora più differenza tra i due ruoli degli stessi personaggi.

Tutto in Scissione è stato pensato per creare alienazione: non solo i sopracitati spazi, ma anche gli oggetti usati, come scrivanie oversize, le tastiere con tasti sproporzionati e i monitor usciti da un’altra epoca. Per non parlare di quello che vediamo dentro questi monitor: sfilze di numeri e grafiche appartenenti ai primi videogiochi sviluppati.

Il continuo contrasto tra dentro e fuori

Tutto questo, lo abbiamo accennati, seve a creare contrasto tra i dentro e il fuori, tra la vita (se possiamo chiamarla così) degli “Interni” e quella degli “Esterni”. Colori, spazi e costumi hanno, in Scissione, tutti un preciso e ambizioso obiettivo: creare non uno, ma due mondi paralleli e opposti, in cui però si muovono gli stessi personaggi.

Una strategia simile fu adottata anche in Once Upon a Time, con gli stessi personaggi alle prese con atmosfere e abiti letteralmente da favola da una parte e, dall’altra, con le necessità della vita di unapparentemente anonima cittadina del Maine.

Tornando a Scissione, c’è poco di fiabesco: l’idea della serie è di creare un villain che abbia dalla sua parte lo strumento peggiore, quello del controllo sulle menti, pur senza darlo troppo a vedere. Una metafora perfetta per gli stili di vita che oggi, spesso, ci vengono imposti e a cui, per pigrizia o distrazione, tendiamo a cedere.

Elementi di culto che alimentano una riflessione

La trama, gli abiti, gli spazi di Scissione sono diventati “pop”: fanno tendenza, sono virali, creano una community che si riconosce in citazioni e colori indossati. Ed è assolutamente normale, nonché sintomatico di una serie di successo, un successo che supera i confini dei numeri.

Alla fine, però, di tutto questo resta quella domanda di partenza, che poi continua a essere la base di tutta la serie e degli intrecci che si stanno sviluppando negli episodi. Accettereste di dimenticare cosa fate per otto ore al giorno pur di non subire lo stress e le tensioni del vostro ambiente di lavoro?

Rinuncereste a una fetta consistente della vostra vita e dei vostri ricordi per togliervi un fastidio legato alla vostra professione? E, soprattutto, accettereste di creare una parte di voi stessi per renderla prigioniera di quel luogo da cui, al tempo stesso, state scappando? La riflessione generata da Scissione non può conoscere una conclusione breve, ma può generare dibattiti, opinioni e, perché no, a ripensamenti. Se una serie riesce a fare tutto questo, allora quegli Emmy sono più che meritati.

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