

All’indomani della scomparsa, Rai 1 dedica la prima serata a Pippo Baudo recuperando un varietà di 30 anni fa esatti tutto su Sanremo: non poteva esserci scelta migliore
Mentre Rai e Comune di Sanremo sembrano aver trovato un accordo per le prossime edizioni del Festival e in Riviera c’è chi pensa di intitolare il Teatro Ariston a Pippo Baudo, Rai 1 ricorda l’ultimo dei suoi gloriosi moschettieri riproponendo in prima serata Papaveri e Papere, un varietà di 30 anni fa.
I più giovani – ma anche la mia generazione, cresciuta con Mike, Corrado, Vianello e Mondaini, Carrà, Costanzo, Tortora – potrebbero pensare sia una scelta anacronistica: un programma andato in onda tra il marzo e l’aprile del 1995 sembra una cosa da fantascienza. E invece è la scelta migliore che la Rai potesse fare.
Papaveri e Papere: Magalli & Baudo a Sanremo
Intanto perché riporta in tv una coppia che ha funzionato benissimo in prima serata. Baudo mattatore, Magalli perfetto co-protagonista, regalarono una conduzione di coppia dai ritmi serrati. L’anno dopo bissarono con un altro show che amai tantissimo, Mille lire al mese: l’ironia di Magalli unita alla generosità di Baudo per lo spettacolo crearono un’alchimia invidiabile.
Con Papaveri e Papere, la Rai volle ripercorrere la storia di Sanremo: cinque serate – disponibili su RaiPlay – in diretta dall’Auditorium del Foro Italico in Roma il sabato sera su Rai 1 da un’idea di Michele Guardì, che era anche alla regia. La scenografia ricordava il teatro del Casinò, l’orchestra non poteva mancare, come amava Pippo del resto, ed era diretta dal maestro Bruno Canfora.
Papaveri e papere era il brano che si classificò secondo alla seconda edizione del Festival di Sanremo (1952), superato solo da Vola Colomba, entrtambi portati al successo da Nilla Pizzi, la regina del Festival. Il titolo giocava sì sulla diversa ‘altezza’ dei protagonisti (“Lo sai che i papaveri son alti alti alti, e tu sei piccolina…” era una strofa perfetta per la coppia Baudo/Magalli) ma anche sul fatto che il brano ‘nascondeva’ una velata critica al potere, in forma di filastrocca per bambini. Una combinazione micidiale.
Ebbene, quelle 5 puntate videro passare la storia del Festival: pare che nessuno si sia rifiutato di dire no a Pippo, e come avrebbero mai osato del resto. Tra le presentatrici che accompagnarono Magalli e Baudo ci furono – in ordine di apparizione – Alba Parietti, Anna Falchi, Claudia Koll, Milly Carlucci, Francesca Dellera. Tra gli ospiti si fa prima a dire chi non c’era: Giorgia era fresca di prima vittoria festivaliera, mentre tornava su Rai 1 Gino Bramieri a cavallo (una roba che si sarebbe rivista poi solo con Benigni proprio a Sanremo 2011), non mancava Renzo Arbore, che cinque anni prima aveva realizzato una chicca come Il caso Sanremo, e ancora Gigi Proietti, Mia Martini, Massimo Ranieri, Gianni Morandi, Peppino Di Capri, Milva, Spagna, i Pooh, Toto Cutugno… Insomma, una vera e propria festa nel nome di Sanremo e della tv.
E se facessero rivedere questa sera la seconda puntata, andata in onda l’11 marzo 1995, rivedremmo ‘live’ anche un altro momento entrato nel cuore dei telespettatori e trasmesso tante volte negli ultimi anni: mi riferisco a quei favolosi “24mila baci” portati sul palco da un indimenticabile Fabrizio Frizzi.
Perché Papaveri e Papere è un’ottima scelta
Non solo perché tra i tanti programmi di Baudo nelle Teche Rai questo è quello con minore ‘deperibilità’, vista la chiave retrospettiva dello show: ripercorrere la storia di Sanremo non è mai ‘fuori moda’ anche se da allora a oggi manca quasi una metà di accadimenti festivalieri, anche firmati Baudo. Non importa: come ha sentenziato Baudo “Sanremo è Sanremo” e va bene sempre raccontarlo.
In più per tanti Baudo è Sanremo: chi è entrato negli ‘anta’ sa che prima dei ‘fenomeni’ recenti, l’Ariston aveva un solo vero modello cui guardare, Super Pippo. Il resto erano ‘riempitivi’, tentativi di cambiamento, ricerche di nuove formule. Ma Baudo è stato – ed è ancora, diciamocelo – il modello di padrone di casa cui si guarda. E la sua capacità di guardare oltre, di vedere le potenzialità di un artista, resta il sogno di molti successori: qualcuno ci ha provato, qualcuno ha avuto buoni risultati, qualcuno solo tanta fortuna. Ma Baudo resta lì, a incarnare più di altri lo spirito stesso dell’evento televisivo e della ricerca musicale. Non a caso tra i tantissimi messaggi di cordoglio lasciati dagli artisti nostrani, la gran parte lo ringrazia per aver saputo vedere lì dove neanche loro sapevano di poter arrivare, di averli consigliati, di averli spronati, di essere stato un maestro. E di maestri all’orizzonte non se ne vedono più.
Tornando alla scelta Rai, dunque, ci sono ancora due motivi per cui è più che apprezzabile e che si legano proprio alla sua maestria: la capacità di fare squadra, propria solo dei grandi, che si fonde – necessariamente – con la generosità di chi vede nell’altro una risorsa e mai una minaccia, che sa che due bravure si moltiplicano, non di dimezzano. Qualità che si uniscono per un amore sincero e profondo per il palcoscenico e per lo spettacolo: Pippo non si è mai tirato indietro e ha saputo mettersi in gioco in modi anche grotteschi, ‘cringe’ si direbbe oggi. Le gag con Fiorello, le incursioni di Benigni sono testimonianze di una professionalità fuori dal comune, non di mania di protagonismo. Anzi.
Papaveri e Papere, dunque, è la testimonianza della capacità di Pippo di fare squadra, in questo caso con una co-conduzione di coppia. E poi c’è il ritmo. E’ un programma di 30 anni fa, ma è migliore di tante cose che si vedono oggi per confezione, ritmo, qualità. E’ Tv nel senso più proprio del mezzo: 105′, senza pubblicità, che filano tra canzoni e ricordi, materiali d’archivio e aneddoti, senza stancare. Trent’anni dopo.
Chi ama la tv – o dice di amarla – ne approfitti. Chi ama la tv – o dice di amarla – recuperi tutto il recuperabile su RaiPlay, sulle Teche, magari anche quelle Mediaset – che non sbaglierebbe a mettere un po’ dei suoi archivi online. E impari cosa vuol dire condurre un programma tv, cosa vuol dire fare televisione, cosa significa essere dei professionisti. Perché non basta la ‘spigliatezza’ per condurre: ci vuole conoscenza del mezzo, rigore – dote e difetto che in molti hanno ricordato in queste ore -, rispetto per il pubblico. Rispetto. E quello di cui oggi sentiamo più la mancanza.
Di quel che è stato Pippo per la tv magari parleremo un’altra volta. Oggi godiamoci la sua tv, studiamola, senza bollarla stupidamente come ‘superata’: Papaveri e Papere ci ricorda che non è per niente così. Ricordare Pippo Baudo con uno show di 30 anni fa non è ‘archeologia tv’, ma una lezione di televisione e un omaggio al suo amore per Sanremo