Il tempo non è un limite: da costume drama a universi in costume, i casi Peaky Blinders e Downton Abbey

Peaky Blinder, dopo l’atteso film, tornerà in tv con due nuove serie. È il perfetto esempio di come, negli ultimi anni, il costume drama si sia sempre più affermato, costruendo degli universi da far espandere tra cinema, tv e spin-off

Nei costume drama una delle caratteristiche principali è l’ambientazione storica. La forza di alcuni racconti ambientati nel passato sta proprio nel fatto di non raccontare il nostro presente, ma le sue origini. Tornare indietro nel tempo, scoprire certe radici e appassionarsi a fatti storici più o meno noti, rende questo genere estremamente affascinante, ma anche molto difficile da replicare nel tempo.

Le difficoltà di un costume drama

I motivi sono vari. Innanzitutto, un costume drama richiede uno sforzo produttivo maggiore (tradotto: più soldi), dal momento che tutto, dalle scenografie ai costumi e perfino le acconciature, deve letteralmente fare un salto indietro nel tempo.

Pensate a una serie come The Crown, su Netflix: giustamente osannata dalla critica e diventata velocemente uno dei prodotti più prestigiosi della piattaforma, uno dei motivi del suo successo sta anche nella cura dei dettagli che, a livello produttivo, non sono costati poco. Si è stimato che ogni stagione di The Crown abbia avuto una spesa di circa 130 milioni di dollari, diventando la serie più costosa di sempre di Netflix.

C’è poi un’altra difficoltà, riscontrabile però in tutte le altre lunghe produzioni, legata al cast: trattenere un nutrito gruppo di attori sullo stesso set a lungo può diventare complicato, soprattutto se la popolarità della serie regala loro nuove opportunità di lavoro e nuovi ruoli da esplorare.

Un fenomeno non più di nicchia: nascono gli universi in costume

I costume drama non sono assolutamente fenomeni di nicchia, ma negli ultimi anni hanno raggiunto pubblici sempre più variegati e affascinanti dalle loro ambientazioni passate. I successi mondiali di titoli come The Crown, Downton Abbey, Peaky Blinders e Outlander lo dimostrano.

Serie tv che affondano i propri archi narrativi nel passato, attingendo da fatti storici realmente accaduti e riuscendo a metterci del proprio, creando una commistione tra realtà e finzione che diventa irresistibile e che, soprattutto, riesce a parlare il linguaggio del presente a un pubblico, come quello odierno, sempre più esigente.

Titoli che una volta erano destinati a realizzare qualche stagione e poi concludersi sono così diventati dei marchi o meglio, delle IP, ovvero Intellectual Properties, proprietà intellettuali. In altre parole, si cerca di replicare il brand rappresentato dal mondo narrativo creato nella serie con nuovi progetti, nuove storie e nuovi cast.

Un accenno lo abbiamo visto in The Crown che, pur non creando serie derivate, ogni due stagioni si è rinnovata cambiando il cast e seguendo così la naturale evoluzione dei suoi personaggi. Un caso unico per una serie che, nella sua linea narrativa, è composta da tre mini-serie.

Outlander e Downton Abbey, fenomeni che non finiscono

Outlander, saga prima letteraria di Diana Gabaldon e poi saga televisiva (da noi su Sky e NOW), ha creato negli anni una fanbase che dai libri si è spostata alla tv, dando alla serie una forza notevole e un successo che le ha permesso di proseguire per più di dieci anni (l’ottava stagione, già annunciata, uscirà nel 2026). Inevitabile, quindi, espanderne l’universo, con un prequel Blood of my blood, la cui prima stagione è già disponibile e con una seconda in cantiere.

Downton Abbey non ha invece bisogno di presentazioni: sei stagioni e tre film, per un universo che potrebbe essere ancora in espansione. Mentre negli Stati Uniti va in onda The Gilded Age, ambientano anni prima gli inizi delle vicende di Downton e che potrebbe (non è stato ancora confermato) introdurre il personaggio della giovane Cora Crawley -originaria proprio degli States e poi trasferitati nel Regno Unito-, il terzo film della saga ha avuto come sottotitolo “Il gran finale”, lasciando intendere una fine definitiva. Ma sarà così?

Il creatore della serie, Julian Fellowes, ha molto onestamente detto “mai dire mai”, lasciando intendere il suo affetto per questa storia e le sue vicende. Fellowes è però anche consapevole di non poter chiedere al cast di tornare sul set ancora: questa famiglia Crawley, e i vari componenti della servitù, hanno detto tutto.

Ma su Downton, lascia intendere Fellowes, c’è ancora da raccontare: d’altra parte, il terzo film è ambientato negli anni Trenta, e nulla vieta che una nuova riproposizione della serie possa fare un salto nel tempo di uno o più decenni e, quindi, raccontare una nuova generazione alle prese con una nuova epoca.

Peaky Blinders, abbiamo l’universo Shelby

L’idea di raccontare lo stesso mondo con gli occhi di una nuova generazione è quella appena annunciata da Netflix e BBC, che produrranno altre due serie ambientate nell’universo di Peaky Blinders. Serie britannica andata in onda per sei stagioni dal 2013 al 2022, grazie anche alla diffusione per mano di Netflix è diventata un fenomeno globale, capace di lanciare attori del calibro di Cillian Murphy, ora richiestissimo anche sul grande schermo.

E proprio sul grande schermo finirà Peaky Blinders: come successo a Downton Abbey, chiusa la corsa televisiva, ci sarà un film, già in post produzione, degna continuazione di quanto visto in sei stagioni. Ma se per Downton il futuro resta ancora vago, per Peaky Blinders gli orizzonti sono più chiari.

Netflix e BBC hanno infatti già annunciato che sono in produzione due nuove serie, ciascuna composta da 6 episodi, che mostreranno una nuova generazione di Shelby, ambientandole nella Birmingham post bellica del 1953. Nuovo cast, nuove storie, ma stesso universo.

Un dettaglio non da poco, che garantisce una continuità in termini di tematiche e stili narrativi, e che permette di gestire la proprietà intellettuale di un costume drama in modo ben ragionato. E dalle finestre temporali che una volta erano raccontate dei costume drama, ora si passa sempre più a vere e proprie epoche.

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