

Nel 2006, Paolo Bonolis provò a portare a Mediaset un quiz che ricordava molto Affari Tuoi…
Striscia la Notizia ha chiuso la sua trentasettesima edizione, rinfocolando la secolare rivalità con il diretto competitor Affari Tuoi, con una lunga serie di servizi atti a voler sottolineare la presunta connessione tra il game show di Rai 1 e la ludopatia, con tanto di testimonianze eccellenti come quelle di Maurizio Fiasco, sociologo esperto di ludopatia e dipendenze, Paolo Jarre, psicoterapeuta tra i massimi esperti di gioco d’azzardo patologico, e l’ex ministra della Salute Beatrice Lorenzin, più altri servizi strettamente dedicati al presunto pilotaggio del gioco.
Con la fine di Striscia la Notizia (che dovrebbe tornare in onda a fine novembre), la mission del tg satirico di Antonio Ricci è stata portata avanti recentemente da Gerry Scotti, tra i conduttori di Striscia, ed Enrico Papi, tornati in onda quest’estate con le nuove edizioni de La Ruota della Fortuna, che ha debuttato in access prime time con ottimi risultati, e Sarabanda, in onda nel preserale dell’ammiraglia Mediaset.
Gerry Scotti non ha disdegnato qualche stoccatina ad Affari Tuoi direttamente in studio, durante la prima puntata della nuova Ruota della Fortuna (“Qui i soldi non li regaliamo, se li devono conquistare!”) e anche Enrico Papi, in un’intervista concessa a Il Corriere della Sera, ha evidenziato come la bravura e la cultura, in un game come Affari Tuoi, siano virtù assolutamente innecessarie (“Non sono concorrenti che vengono a giocare con la fortuna ma con un bagaglio di nozioni. L’idea della lotteria e dell’azzardo non mi è mai piaciuta”).
Mediaset si è ravveduta quindi sul gioco d’azzardo perché anche Canale 5, nel lontano 2006, provò a portare un game dalla formula simile ad Affari Tuoi con Fattore C, quiz preserale condotto da Paolo Bonolis, che fu il primo conduttore a far esplodere il fenomeno Affari Tuoi nel lontano 2003.
Il precedente di Fattore C
Fattore C, dove la C stava per “culo” ossia fortuna, fu un gioco dove il concorrente dava il via alla partita, scegliendo 4 busti da aprire tra 20 raffiguranti personaggi reali o immaginari. I busti prendevano il posto dei famosi pacchi e, anche dal punto di vista registico e scenografico, gli accorgimenti utilizzati per Fattore C rievocavano all’istante Affari Tuoi, dall’apertura dei busti al primo piano del concorrente con i premi in sovrimpressione.
Ogni 4 busti aperti, il concorrente era chiamato effettivamente a rispondere a delle domande, una variazione indispensabile per eludere le accuse di plagio. In caso di risposta esatta, al concorrente veniva proposta una cifra sicura (l’equivalente, sostanzialmente, dell’offerta del Dottore). Arrivati, però, ai due busti finali, il concorrente vinceva il contenuto del suo busto solamente se il valore del suo premio superava in valore quello del busto del suo avversario.
Il programma, oltre a registrare ascolti non soddisfacenti, attirò non poche critiche proprio a causa della forte rassomiglianza con Affari Tuoi che portò Paolo Bassetti, presidente di Endemol Italia, società produttrice del game show, alla decisione di fare causa per plagio insieme alla tv di Stato.
A Il Corriere della Sera nel 2011, il conduttore romano ammise candidamente che Fattore C fu un clone di Affari Tuoi:
Quando per dover necessariamente produrre in un breve lasso di tempo qualcosa non ho detto “No, l’idea non ce l’ho”, partorimmo Fattore C, un clone per mettere una toppa sul buco della giacca.