
Il documentario Grande Fratello – L’Inizio è disponibile in esclusiva su Mediaset Infinity.
Un’epoca che non c’è più, un’Italia che non c’è più e, probabilmente, un Grande Fratello che non c’è più.
Grande Fratello – L’Inizio, il documentario disponibile su Mediaset Infinity, è il prodotto che racconta al meglio la prima edizione del reality show di Canale 5 e che riflette alla perfezione l’atmosfera che si respirava all’epoca: gli albori di Internet, il genere factual che si affacciava pian piano e che oggi domina gran parte dei vari palinsesti, la consapevolezza della nascita di un nuovo linguaggio televisivo.
Il documentario ha una struttura quasi circolare visto che si apre e si chiude con la finale della prima edizione, quella dei 16 milioni di telespettatori e del 60% di share, ascolti da Sanremo o da mondiali di calcio oggi irripetibili, più una parentesi dedicata al post-GF e alla storica serata dei Telegatti (tra gli intervistati nel documentario, vi è anche Alessandro Cecchi Paone) che, come ha sottolineato Lorenzo Battistello, fu la notte in cui la carrozza tornò ad essere una zucca (forse anche per il programma stesso).
Tra gli ex concorrenti intervistati, troviamo Cristina Plevani, Salvo Veneziano (nessun accenno sul suo ritorno al GF Vip 4 con squalifica che creò molte polemiche), Francesca Piri, il precitato Lorenzo e Marina La Rosa, intervenuti nella Casa dismessa di Cinecittà (oggi la Casa si trova presso i Lumina Studios di Roma).
Il documentario racconta anche il pre-GF, con gli aspiranti concorrenti ai quali fu nascosta la vera natura del progetto, il primissimo promo con la descrizione dei concorrenti per sommi capi (la Romantica, l’Artista ecc…), una campagna di lancio definita “diabolica” e le immagini dei provini tra i quali quelle dell’indimenticato Pietro Taricone, ricordato con commozione.
Non vennero lesinate stroncature già prima della messa in onda, con un articolo fortemente critico di Eugenio Scalfari su La Repubblica. Tra i difensori nel documentario, però, troviamo proprio Cecchi Paone che ha chiarito di non avere nulla contro i reality (visto che ne ha fatti 3) ma di non aver gradito l’inserimento di programmi di genere diverso (GF, Superquark, La Macchina del Tempo) nella medesima categoria ai Telegatti (la famosa categoria Costume e Cultura). Nonostante ciò, alcuni concorrenti ce l’hanno ancora legata al dito…
“Scappavamo dalle nostre realtà”: Marina La Rosa, facendosi portavoce di tutti i suoi compagni di avventura, ha così riassunto lo stato d’animo che li accompagnò prima di varcare la soglia della porta rossa. Tutti, però, erano inconsapevoli del successo che, da lì a breve, avrebbe travolto tutti.
E dire che le cose in Italia non iniziarono bene e che gli ascolti insoddisfacenti fecero scattare un primo campanello d’allarme. Il GF è un format che non ha avuto vita facile fin dall’inizio: John De Mol, creatore del format e fondatore di Endemol, diede gratis il format ad una tv locale pur di testarlo visto che la natura dello show spaventò non poco. Il successo del Gran Hermano ne favorì l’arrivo anche in Italia.
Dopo la falsa partenza, però, il programma “si aggiustò da solo”: il primo daytime fece il 36%, si capì l’importanza di una striscia pomeridiana e il bacio tra Pietro Taricone e Cristina Plevani, con i loro tentativi di costruirsi alcove improvvisate lontane dagli occhi delle telecamere, favorì il boom e allontanò gli spettri del flop.
Nella Casa, si svilupparono trame spontanee come l’interesse di Pietro per Marina, da cui ne scaturì il dualismo tra Cristina, vista come la “sedotta e abbandonata”, ribattezzata Tristina dai più cattivi, e Marina, considerata la “sfasciafamiglie” o meglio ancora la Gattamorta, suo soprannome “ufficiale”.
Il Confessionale nato in Italia (con le piramidi rosse con la punta nera, a ricordare l’Inferno), l’Acquario (ossia l’area tecnica dove vi sono le telecamere, nella quale molti volevano entrare), la prima eliminazione in assoluto (quella di Francesca Piri), i centralini in tilt, i messaggi nascosti in punti innominabili dei polli (da parte degli addetti al supermercato incaricato per la spesa), le urla al di fuori di Cinecittà che disturbarono le riprese di Gangs of New York di Martin Scorsese: tutti parlavano del GF, anche i politici, e in tanti modi si cercò di violare quello che, all’epoca, era un vero isolamento, da Striscia la Notizia a Quelli che il calcio, con il programma, quindi, che creò un indotto anche a favore della concorrenza.
Un ruolo fondamentale, lo ebbe anche Mai dire Grande Fratello della Gialappa’s Band, che fornì una chiave di lettura diversa del fenomeno.
Grazie a Grande Fratello – L’Inizio, però, abbiamo scoperto che, comunque, nella Casa, era possibile nascondersi o nascondere, perlomeno, i propri sentimenti e stati d’animo, come Maria Antonietta (fidanzata) e Sergio, che ebbero una storia lunga e intensa, consumata anche all’interno della Casa, o come Lorenzo (fidanzato) e Marina, che diedero vita ad una relazione clandestina una volta usciti dalla Casa, consapevoli della difficoltà di gestire quella storia a causa della fortissima pressione mediatica.
Non solo Pietro e Cristina, quindi. Cristina, a riguardo, ha fornito anche un consiglio prezioso ai futuri concorrenti: “Nella Casa, entrate single!”.
Arriviamo al post-GF, costellato da serate in discoteca, trenini a Buona Domenica, un astio malcelato da parte di vip nei loro confronti e una pioggia di soldi. Tutti batterono il ferro finché fu caldo ma non tutti trovarono la felicità, come Marina o Maria Antonietta. Salvo, invece, resterà sempre grato al GF per avergli garantito la sicurezza economica.
Pietro Taricone, invece, fu quello che andò contro il sistema, desideroso di mostrare un qualcosa che sapeva di possedere e che iniziò, infatti, una buona carriera da attore, interrotta dalla sua morte tragica, giunta nel 2010.
Sulle note di Terra Promessa di Eros Ramazzotti, diventato l’inno di quell’edizione del GF, arriva, quindi, la conclusione finale e lo svelamento della missione di quella prima storica edizione: “Il GF non ha promesso nulla a nessuno. Ha solo permesso alle persone comuni di raccontarsi”.






