Emilio Fede e il suo TG4: il giornalismo-show che segnò un’epoca

Nel giorno della morte di Emilio Fede, ricordiamo il suo TG4, il telegiornale da lui diretto dal 1992 al 2012.

Emilio Fede e il suo TG4: un esempio emblematico di giornalismo-show che ha segnato televisivamente l’epoca del berlusconismo e che trascendeva, senza alcun dubbio, il semplice concetto di telegiornale.

La simpatia, politica e personale, nei riguardi di Silvio Berlusconi, Emilio Fede, morto il 2 settembre 2025 all’età di 94 anni, non l’ha mai nascosta e negata. Passato a Mediaset (all’epoca Fininvest) nel 1989, il giornalista nato a Barcellona Pozzo di Gotto nel 1931 assunse, in un primo momento, la direzione di Videonews per poi passare a Studio Aperto, notiziario di Italia 1. Nel 1992, arrivò il TG4.

Sotto la sua direzione, il telegiornale di Rete 4, come stabilito anche dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni in più di un’occasione, venne accusato di essere eccessivamente allineato a favore dello schieramento politico del Cavaliere.

Nel 2004, ad esempio, un procedimento avviato dall’AGCOM, su denuncia della lista Uniti nell’Ulivo, stabilì che il TG4 non garantì l’imparzialità e la completezza dell’informazione politica nel corso della campagna elettorale delle elezioni europee di quell’anno. Fede, nell’edizione serale del TG4 del 10 giugno 2004, rispose, apparendo in video con una targhetta al collo sulla quale era presente il contenuto del provvedimento sanzionatorio.

Nel 2006, arrivarono altre due sanzioni per mancata par condicio, per un totale di 450.000 euro. Emilio Fede minacciò le dimissioni, trasmettendo in sovrimpressione, nel corso del tg, sempre il contenuto del provvedimento.

Il culto di Berlusconi da parte di Emilio Fede, però, ha origini lontane. Nel 1994, ad esempio, Fede accolse la vittoria di Berlusconi nelle elezioni politiche del 1994 con commozione, complimentandosi con il Cavaliere per la vittoria ottenuta “quasi contro tutto e tutti”.

Andando a ritroso, a cavallo tra il 1993 e il 1994, Fede iniziò una campagna giornalistica contro Indro Montanelli, fondatore e all’epoca direttore de il Giornale, il quale si era detto contrario alla discesa in campo di Berlusconi, azionista di maggioranza del quotidiano. Nell’edizione serale del 6 gennaio 1994, Fede chiese le dimissioni di Montanelli che arrivarono l’11 gennaio successivo.

La parodia di Beppe Braida

L’appoggio politico incondizionato nei confronti di Berlusconi e lo sbilanciamento palese del suo telegiornale ispirò la parodia di Beppe Braida, comico che trovò il successo grazie a Zelig.

Nella sua gag reiterata, Braida inventava notizie di colore riguardanti Silvio Berlusconi (“Simpatica vicenda per Silvio Berlusconi: un gattino è entrato dalla sua finestra” oppure “Fastidioso incidente casalingo per Silvio Berlusconi: è stato punto da un’ape”) e parodiava il modo con il quale il TG3, il TG5 e il TG4 avrebbero potuto dare la notizia.

Il TG3 dava la notizia correttamente, il TG5 aumentava l’enfasi (“Poteva essere una tragedia…”) mentre il TG4 deflagrava nell’urlo “Attentato! Si tratta di attentato!”, proprio per sottolineare l’assenza di imparzialità di Emilio Fede.

Nel corso della storia del TG4, Fede divenne il bersaglio di altri programmi, come Striscia la Notizia e Blob, e altri comici, come Gene Gnocchi, Beppe Grillo e Corrado Guzzanti.

Blob, nella fattispecie, riprendeva spezzoni interi del TG4 nei momenti in cui Emilio Fede si sperticava in lodi nei riguardi di Berlusconi, attaccando i suoi nemici politici e sbagliando, di proposito, i loro nomi o scegliendo le loro foto peggiori per il videowall piazzato alle sue spalle. Vittime preferite in tal senso, Romano Prodi e Antonio Di Pietro.

La gaffe più famosa: “Che figura di merda!”

La gaffe più colossale di Emilio Fede avvenne quando nel giorno della cattura di Saddam Hussein, il 13 dicembre 2003, il direttore del Tg4 lanciò la prima foto del dittatore iracheno catturato, appellandolo come “feroce assassino”. La regia, però, mandò in onda per sbaglio un’immagine di Silvio Berlusconi.

Da lì, nacque il tormentone “Che figura di merda!”, preso da un fuorionda e utilizzato da Striscia in innumerevoli servizi anche per sottolineare le figuracce di altri personaggi.

Emilio Fede e i suoi inviati

Il TG4 era un microcosmo televisivo a sé dove sotto la lente di ingrandimento finirono anche le modalità con le quali Emilio Fede si rapportava con i propri collaboratori.

Ne sa qualcosa, ad esempio, l’inviato Alfredo Macchi. Alla richiesta di Emilio Fede di passare l’auricolare al disturbatore Gabriele Paolini, il giornalista, inavvertitamente, gli passò anche il microfono con il quale il disturbatore poté tranquillamente offendere Fede, urlandogli “Cornuto!”.

In un’intervista del 2013 a Radio Ies, Fede ammise che il rapporto creatosi con Paolini si rivelò utile anche “per dare sapore alla diretta”.

Emilio Fede rimproverò anche Paolo Brosio in diretta. Celebre, fu il suo “Tu non sei in grado di svolgere il tuo lavoro”. Brosio, che si occupò per il TG4 dell’inchiesta Mani Pulite per 7 anni, reo di essersi distratto a causa della presenza del Gabibbo che gli consegnò una torta per il suo compleanno, si beccò una bella strigliata per aver mangiato la torta.

Le sfuriate di Fede nei confronti dei loro collaboratori sono raccolte in tantissimi fuorionda, tuttora disponibili sul sito ufficiale di Striscia la Notizia.

I motivi per i quali Fede si lasciava andare ad urli, minacce e improperi vari furono molteplici: in un’occasione, il direttore si arrabbiò con una giornalista per un servizio dal taglio troppo antiamericano mentre un altro servizio, poco gradito, su Papa Benedetto XVI scatenò puntuale la sua furia.

Il 19 aprile 2005, Striscia, sempre tramite un fuorionda, mostrò Fede nell’intento di cambiarsi di abito velocemente e nervosamente, nel corso di un’edizione straordinaria, durante un collegamento con un inviato.

Il 24 maggio 2005, invece, il direttore ammonì in diretta i propri collaboratori per una mancanza di controllo su un servizio riguardante un’inchiesta su presunte tangenti.

Il 7 dicembre 2005, Fede si infuriò talmente tanto con i suoi collaboratori in studio, durante un collegamento con un’inviata dal Teatro alla Scala, che minacciò di dimettersi.

Lo spettro dell’Authority si palesò quando Fede, in un’altra occasione, si arrabbiò perché venne mandata in onda una “macchia” di Silvio Berlusconi nonostante l’argomento fosse Romano Prodi, temendo sanzioni.

Un’altra sfuriata di Fede, invece, fu causata dalla mancanza di audio nel corso di una conferenza stampa in diretta di Berlusconi: il tentativo di metterci una toppa, piazzando un telefono vicino ad una cassa, si rivelò peggiore del buco.

Servizi troppo lunghi, luci sbagliate, problemi tecnici, errori nei testi: ogni motivazione era valida per Emilio Fede, per sfogarsi con il suo gruppo di lavoro, al punto che Striscia la Notizia, sui suoi fuorionda, costruì praticamente una rubrica fissa.

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