

Una semplice protesta alla Coppa Davis ha acceso un tema che il tennis si trascina da anni: l’equilibrio fragile tra esigenze televisive e spettatori dal vivo. Mentre alcuni tornei hanno già introdotto nuovi sistemi di ripresa invisibili e più moderni, altri restano ancorati a soluzioni ingombranti. Il caso di Bologna mostra che il pubblico non è più disposto a tollerare telecamere davanti agli occhi.
“Abbiamo pagato un casino di soldi, per favore fermate il gioco e levate le telecamere davanti a noi. Non si vede un c****, chiamate la polizia” e non era certamente questo l’inizio sognato dagli organizzatori della Coppa Davis a Bologna. Ieri, poco prima dell’inizio del primo quarto di finale tra Francia e Belgio, uno spettatore ha avuto più di qualcosa da ridire sulla sua visuale del campo – o meglio – su una non visuale.
Son bastati due cameraman nelle loro postazioni fisse – a lato del campo, fronte ai primi posti – per far saltare i nervi al signore che ha duramente protestato, alzando la tensione.
A raccontare con le immagini cosa è successo è Georgy Tkachenko nella sua pagina Instagram seguita da oltre 18mila utenti. A qualche metro di distanza ha ripreso l’accaduto mostrando anche cosa è successo mentre i commentatori di SuperTennis – che detiene i diritti di trasmissione della Coppa Davis – provavano a capire cosa stesse succedendo.
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Sembra una sciocchezza, ma in realtà fotografa un problema che nel tennis esiste da anni: le riprese tv vogliono sempre di più, ma spesso il pubblico dal vivo finisce penalizzato.
Il punto è semplice: tv e spettatori sono sempre più vicini… e si pestano i piedi. Il tennis è uno degli sport più difficili da riprendere bene. La palla viaggia veloce, il campo è grande, le angolazioni contano. E per rendere tutto più spettacolare in tv, negli anni sono stati aggiunti carrelli, bracci meccanici, operatori sul bordo campo.
Finché però non arrivi a situazioni come Bologna: chi paga il biglietto – che non costa di certo due lire (soprattutto a seconda del settore scelto) – vuole vedere il gioco, non la spalla di un cameraman. Si tratta di una serie di aggiunte che col tempo si sono trasformate in incubi anche per i professionisti sul campo.
La tv dunque è un intralcio? No, non può esserlo, ma certe scelte registiche possono generare discussioni e qualche tensione. Guardate questo clamoroso episodio – giusto per fare un esempio – accaduto a Daniil Medvedev durante un match nel 2021.
Il vecchio metodo: la rail-camera
Il sito SportInMedia di Simone Salvador – grazie all’occhio attento di Wenner Gatta – ci aiuta a capire meglio quali sono (e dove sono posizionati) “gli occhi” che hanno portano il tennis sugli schermi televisivi nelle ultime stagioni – e fino a questa.
Per anni la soluzione “alla moda” è stata la rail-camera: una telecamera montata su un carrello che scorre su un binario lungo il lato del campo. Bella, per carità: in tv dà quelle inquadrature laterali super smooth. Ma dal vivo:
- c’è un oggetto che si muove accanto ai giocatori,
- c’è un binario fisso che occupa spazio,
- chi è nelle prime file spesso si ritrova a conviverci.

Un compromesso che ha sempre funzionato solo a metà.
I tornei diventano show globali, i social vogliono immagini dinamiche, e i tifosi pretendono visuale pulita. Continuare con sistemi ingombranti non è più sostenibile. Per questo, alcuni grandi tornei hanno iniziato a provare qualcosa di nuovo, molto più smart e totalmente invisibile.
La novità della stagione
La vera rivoluzione è arrivata prima in un Masters 1000 negli USA, poi a Madrid e infine agli US Open. Si tratta di una fila di mini-camere fisse, tutte affiancate, che lavorano insieme.
Come funziona? È più semplice di quanto sembri:
- ogni camera riprende la scena da un’angolazione leggermente diversa;
- un operatore, da remoto, passa da una camera all’altra;
- il passaggio è così fluido da sembrare una telecamera che si muove.
This angle 😍#MMOpen pic.twitter.com/BcFU1S2BI5
— Tennis TV (@TennisTV) May 2, 2025
In tv vedi un effetto “carrello” perfetto. Dal vivo, invece, non vedi proprio niente. Nessun binario, nessun movimento, nessun ostacolo. A Miami e Madrid era sopra i tabelloni pubblicitari, sul lato corto del campo.
Agli US Open hanno raddoppiato il sistema sui due lati lunghi. In tutti i casi: zero intrusione.
Perché piace così tanto (e perché evita casi come quello di Bologna)
Questa tecnologia è già amatissima perché:
- Non disturba i giocatori: Non si muove nulla fisicamente: i tennisti non vedono né sentono niente.
- Non distrugge la visuale del pubblico: le mini-camere sono sottilissime, montate basse o integrate nella grafica a bordo campo.
- Le immagini sono da urlo: inquadrature moderne, fluide, super dinamiche. Perfette per tv, highlight e anche per i social.
Il tennis non può più fare finta di niente
Bologna ci dice una cosa chiara: il pubblico non accetta più barriere davanti agli occhi. E siccome una soluzione alternativa esiste già – testata, funzionante e pure più spettacolare – continuare a piazzare cameraman in mezzo al campo nel 2025 inizia a sembrare fuori tempo massimo.
La tv deve valorizzare il tennis, non invaderlo. Il tennis ha un ritmo tutto suo: silenzio, concentrazione, precisione, le riprese devono raccontarlo, non “spaccargli” la scena. Il nuovo sistema multi-cam va in questa direzione: riprese spettacolari senza disturbare nessuno.
E dopo il caso di Bologna diventa quasi un invito: è ora che anche i tornei più tradizionali si aggiornino.





