

Dal Natale in Vaticano degli anni Novanta al Concerto di oggi: come il Vaticano e la tv commerciale hanno inventato (e tenuto in vita) il più longevo rito natalizio del piccolo schermo italiano
Il Natale in tv in Italia non è solo cinepanettoni i cartoni animati in replica, ma è anche un palco prestigioso, un’orchestra in smoking e le immagini del Vaticano sullo sfondo. Sì, tra i classici che la nostra tv ci propone durante le feste Il Concerto di Natale (nato nell’Aula Paolo VI nel 1993 e arrivato nel 2025 alla sua 33ª edizione) occupa un posto d rilievo: anno dopo anno, è diventato la colonna sonora ufficiale delle feste televisive, quel rumore di fondo che tiene insieme famiglie, zapping e spiritualità in prima serata.
Da evento musicale, lo spettacolo è diventato un format tv che da oltre trent’anni porta sullo stesso palco popstar internazionali, cantanti italiani amatissimi e cause benefiche, trasformando la notte di Natale in un varietà globale con l’imprimatur vaticano e la regia della tv commerciale. È un rito laico–religioso, un ibrido molto italiano in cui la liturgia cattolica incontra il linguaggio del prime time e il presepe si illumina con i led dell’Auditorium della Conciliazione.
Il Concerto di Natale 2025: il cast
L’edizione di quest’anno, in prima serata su Canale 5 e Mediaset Infinity, è condotto da Federica Panicucci e vede la partecipazione di artisti di prestigio nazionale e internazionale che hanno dimostrato una profonda sensibilità riguardo a temi sociali e di solidarietà.
Il cast è composto da Orietta Berti, Michele Bravi, Clara, Riccardo Cocciante, Gigi D’Alessio, Sal Da Vinci, Serena Rossi, Davide Boosta Dileo, Piccolo Coro Le Dolci Note, Veneto Pipe Band. Sul fronte internazionale, invece, è da citare la presenza di Claude dall’Olanda, Sheryl Crow dagli Stati Uniti, Hevia (dalla Spagna), Kamrad (dalla Germania), Noa (da Israele), Stephanie Radu insieme ad Alin Stoica (dalla Romania), Ilhna (da Malta) e il Gruppo Gospel Marquinn Middleton & The Miracle Chorale (dagli Stati Uniti). Prevista anche la partecipazione straordinaria del Presepe Vivente di Vetralla. Tutti gli artisti si esibiscono dal vivo accompagnati dall’Orchestra Italiana del Cinema diretta dal MaestroAdriano Pennino.
Il richiamo alla solidarietà, punto fermo di ogni edizione, è ancora una volta affidato a Missioni Don Bosco. Quest’anno l’attenzione è rivolta a Pointe-Noire, in Repubblica del Congo, dove le profonde diseguaglianze sociali colpiscono in particolare il quartiere di Côte-Mateve, privo di servizi essenziali come acqua potabile, elettricità, assistenza sanitaria e scuole.
Per questo i missionari salesiani lanciano un progetto per costruire una nuova scuola primaria capace di accogliere 350 bambini tra i 6 e i 12 anni, garantendo ambienti sicuri, materiali adeguati e un futuro migliore. I telespettatori possono sostenere questo progetto attraverso una donazione al numero solidale 45589 (numero attivo fino al 2 gennaio 2026).
Le origini del Concerto di Natale: il Papa entra nel palinsesto
Il Concerto è nato nel 1993 nell’Aula Paolo VI, pensato dal Vicariato di Roma per promuovere e finanziare il progetto “50 chiese per Roma 2000”: la Chiesa usò la tv come strumento di raccolta fondi e di racconto del Giubileo che si stava avvicinando. All’inizio è Rai 1 a portare in salotto Natale in Vaticano, con una confezione a metà tra special musicale e evento istituzionale, immagini solenni e un cast che mescolava canzoni tradizionali, grandi hit e ospiti internazionali. Formato, questo, che sarebbe rimasto negli anni successivi.
Pochi anni dopo il testimone passa a Canale 5: dal 1996 al 2005 Natale in Vaticano si sposta su Mediaset, con Cristina Parodi e poi Gerry Scotti (e nelle ultime edizioni Federica Panicucci) a fare da volto rassicurante e ponte tra pubblico, artisti e mondo cattolico. È la fase in cui la tv commerciale entra senza complessi nella geografia simbolica del Vaticano, usando i suoi codici (scaletta, ovazioni, siparietti) per mettere in scena un Natale in versione broadcast globale, ma con il timbro del Pontefice che riceve gli artisti in udienza, usanza questa introdotta fin dalle prime edizioni da Papa Giovanni Paolo II).
Il nomadismo della location: Montecarlo, Verona, Malta
A metà anni Duemila il concerto lascia fisicamente il Vaticano e comincia a spostarsi: prima il Grimaldi Forum di Montecarlo (2006), poi il Teatro Filarmonico di Verona (2007-2008), quindi il Teatro Massimo Bellini di Catania (2009), il Mediterranean Conference Center de La Valletta (2010), e nuovamente Roma, all’Auditorium della Conciliazione (2011-2016, e dal 2020 a oggi) e nell’Aula Paolo VI (2017). È la fase del nomadismo: l’evento assume come nome Concerto di Natale e diventa più riconoscibile del luogo, quasi fosse un format itinerante da adattare di volta in volta.
Sul piano televisivo questo passaggio coincide con gli anni in cui talent e reality saturano il prime time e normalizzano l’idea del “mega show musicale” come pezzo standard del palinsesto. Il Concerto di Natale non è più solo “la serata del Papa”, ma un tassello tra gli special di fine anno: si porta dietro la sua aura vaticana, ma impara a convivere con X Factor, Amici e i Capodanni in piazza.
I passaggi tra Rai e Mediaset
Dopo le prime tre edizioni, dal 1996 il concerto si sposta da Rai 1 a Canale 5 dove rimane per dieci edizioni. Nel 2015 il nuovo trasloco in Rai, ma su Rai 2, per nove anni. Nel 2015 il Concerto di Natale torna su Canale 5 in modo stabile, confermando che il legame tra Prime Time Promotions, Vaticano e Mediaset è qualcosa di più di un semplice accordo commerciale.
È la stagione in cui il concerto aggiorna il suo immaginario: accanto a nomi come Riccardo Cocciante, Gigi D’Alessio o Noa arrivano popstar, voci da talent, artisti da tutto il mondo, mentre la conduzione si assesta su volti che il pubblico percepisce come affidabili e “di casa”, da Gerry Scotti a Federica Panicucci. L’udienza con il Papa, che incontra gli artisti, saluta la produzione, richiama ai temi della pace, dell’educazione, delle periferie, diventa parte integrante del racconto, rilanciato da Vatican Media e dagli special nei tg.
Il Concerto di Natale e i suoi conduttori
Da trentatrè anni i conduttori del Concerto di Natale sono stati il volto umano di questo ibrido tra liturgia e varietà, spesso alternandosi per incarnare l’equilibrio tra solennità vaticana e intrattenimento pop. Cristina Parodi domina la scena con otto edizioni consecutive (1997-2004), diventando il simbolo rassicurante della fase Natale in Vaticano su Canale 5; Gerry Scotti è intervenuto per tre edizioni (2005, 2017-2018), mentre Mara Venier ha guidato quattro edizioni (2007-2010) nella fase nomade su Rai 2.
Federica Panicucci è emersa poi come mattatrice stabile dal 2016 e soprattutto dal 2019 a oggi, spesso affiancata da Don Davide Banzato per il tocco spirituale. Non vanno dimenticare le prime conduttrici: Elisabetta Gardini tenne a battesimo l’evento nel 1993, seguita da Eleonora Brigliadori, Virna Lisi, Lorella Cuccarini, Red Ronnie e Lorena Bianchetti.
Questa rotazione riflette l’evoluzione del format: da evento istituzionale a prodotto Mediaset longevo, con i presentatori come mediatori tra Papa, popstar e famiglie davanti alla tv. Tra i conduttori che hanno presentato l’evento in una sola edizione, ci sono Caterina Balivo (2013), Max Giusti (2014) e Silvia Toffanin (2015).
Gli ascolti tv del Concerto di Natale
Guardando ai numeri del Concerto di Natale, questi oscillano tra i 1,3 e i 4,7 milioni di telespettatori con share dal 7% al 27%, confermandosi come un rituale stabile della tv ma non da picchi da primetime assoluto, specie con la concorrenza natalizia e la frammentazione audience.
L’edizione più vista resta la 13ª del 2005 (con Gerry Scotti dall’Aula Paolo VI, su Canale 5), con 4.720.000 spettatori e il 27,30% di share, mentre la meno vista è la 22ª del 2014 (con Max Giusti, su Rai 2), ferma a 1.377.000 telespettatori e 7,49% share. Negli anni recenti la media si attesta sui 1,5-2,5 milioni, con tenuta familiare che resiste a streaming e zapping festivo.
L’attualizzazione con la pandemia e la ricerca della pace
Nel 2020, in piena pandemia, il Concerto di Natale si tiene senza pubblico in sala: l’Auditorium della Conciliazione resta illuminato, l’orchestra suona, ma platea e gallerie sono vuote (stessa sorte che sarebbe toccata qualche mese dopo a un altro evento musicale della tv per eccellenza, il Festival di Sanremo), mentre la serata va comunque in onda su Canale 5. L’’immagine è rappresentativa di una tv delle emergenze: la liturgia televisiva regge anche quando quella fisica è sospesa, e il concerto si propone come servizio emotivo, un modo per “abitare” il Natale tramite lo schermo.
Nel 2022, per celebrare i trent’anni, il brand si trasforma esplicitamente in “Concerto per la Pace – 30 anni di Natale in Vaticano”, con registrazione all’Auditorium della Conciliazione e messa in onda il 1° gennaio 2023, nella Giornata Mondiale della Pace (fun fact: nel 2023 il concerto va in onda con due edizioni, a Capodanno e il giorno di Natale).
Sempre nel 2023 il progetto benefico è dedicato all’emergenza in Ucraina, con Missioni Don Bosco impegnate in accoglienza, istruzione e assistenza ai rifugiati: la raccolta fondi resta il cuore dell’operazione, ma la narrazione si allarga alla geopolitica, all’idea di pace come “emergenza globale”. Quell’anno, inoltre, la produzione aggiunse in corsa un segmento iniziale per ricordare Papa Benedetto XVI, venuto a mancare il 31 dicembre (il concerto fu registrato una decina di giorni prima della sua scomparsa).
Il Vaticano e la tv: la missione pop (che funziona)
Dietro la continuità del Concerto di Natale c’è un dato chiaro: per tre decenni il Vaticano ha scelto di usare la tv (di Stato e commerciale) come megafono privilegiato per un racconto natalizio fatto di musica, beneficenza e grandi simboli. Dal Natale in Vaticano di Rai 1 alla lunga stagione su Canale 5, fino ai ritorni in Aula Paolo VI, la Santa Sede ha trovato in questo formato una forma di “missione pop” che arriva là dove non arrivano messe solenni e messe di mezzanotte.
Dall’altra parte, la tv generalista ha capitalizzato l’aura sacra dell’evento per presidiare un territorio delicatissimo: la notte di Natale, in cui le famiglie sono a casa e la tv rischia di essere solo tappabuchi tra pranzo, tombola e streaming. Il Concerto di Natale riempie quello spazio con qualcosa che è insieme spettacolo, comfort televisivo, brand identitario e appuntamento rituale, spesso accompagnato in radio (oggi da R101) e rilanciato sui social.
Oggi, con la 33ª edizione, il Concerto di Natale continua a rivendicare un posto speciale nel calendario televisivo: da “evento religioso” è diventato un pezzo di memoria collettiva per chi è cresciuto vedendo apparire, tra un brindisi e uno scarto di regali, un palco romano pieno di luci e un Pontefice che parla di pace. Finché quella immagine resterà riconoscibile, sarà difficile dire che il Natale, in tv, è davvero cambiato.





