

Chi è Serena Brancale, la cantante big che partecipa al Festival di Sanremo 2026? Scopri le canzoni più famose, la sua carriera e tutte le informazioni
Nel caos – spesso un po’ confuso – della musica italiana contemporanea, Serena Brancale è una figura che non assomiglia a nessun’altra. Non è solo una cantante, e neppure si limita a essere polistrumentista o autrice: è il punto d’incontro tra mondi che di solito non si parlano.
Da una parte c’è il rigore del conservatorio, dall’altra la velocità virale dei social. Da un lato il jazz suonato nei club e nei festival, dall’altro il dialetto barese che entra nei brani senza complessi. Nel mezzo: il Blue Note, Sanremo, TikTok, i dischi di nicchia e i tormentoni.
La sua storia, che ormai copre più di 10 anni tra dischi, live e collaborazioni, è perfetta per raccontare come può evolvere oggi un’artista indipendente in Italia.
Proviamo a percorrerla sin dal debutto sanremese con Galleggiare nel 2015, alla rivoluzione dialettale di Baccalà nel 2024, fino al ritorno tra i Big a Sanremo 2025 con Anema e Core, Serena ha costruito un percorso che sfugge alle etichette semplici.
Biografia e formazione artistica
Le origini e il contesto familiare
Serena Brancale nasce a Bari il 4 maggio 1989 e, più che “scoprire” la musica, ci cresce dentro. È figlia d’arte: in casa si suona, si canta, si insegna musica. La madre è cantante e dirige una scuola, e questo dettaglio spiega bene perché per Serena la musica non sia mai sembrata un mestiere da scegliere, ma quasi una lingua madre.
Non c’è solo la musica: sin da piccola frequenta anche corsi di teatro e danza. Questa formazione a 360 gradi si vede ancora oggi sul palco: il modo in cui si muove, occupa lo spazio, usa il corpo mentre canta e suona non è improvvisato, ma è frutto di anni di esperienza scenica, non solo musicale.
In pratica: Serena non sta semplicemente sul palco, ci abita.
L’esperienza cinematografica: Mio cognato
C’è un capitolo spesso dimenticato nel suo percorso, ma importante: il cinema. Nel 2003, a soli 14 anni, Serena viene scelta per un ruolo nel film Mio Cognato di Alessandro Piva, pellicola diventata un piccolo cult ambientato in Puglia.
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Non diventerà un’attrice a tempo pieno, ma quell’esperienza le lascia addosso qualcosa di molto utile: naturalezza davanti alla telecamera, capacità di comunicare emozioni anche solo con sguardi e gesti, consapevolezza dell’inquadratura.
Tutto questo tornerà più avanti: nei videoclip musicali, sui contenuti social, nei video virali su TikTok e Instagram. La sua telegenia non è casuale: è una competenza che si porta dietro da quell’adolescenza passata anche sul set.
Gli anni del Conservatorio
In parallelo alle esperienze sul palco e sul set, Serena porta avanti un percorso di studi serissimo. Si iscrive al Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari, dove si laurea in Canto jazz, e contemporaneamente frequenta l’Accademia di Belle Arti, specializzandosi in grafica pubblicitaria e fumetto.
Questo doppio binario è fondamentale per capire la sua cifra artistica:
- Formazione musicale (Conservatorio) : le dà una base solidissima: armonia, improvvisazione, teoria avanzata, arrangiamento. È il bagaglio che le permette, anni dopo, di usare il pop con grande libertà. Quando mescola dialetto barese, nu-soul e groove contemporanei, non improvvisa: sa esattamente dove mettere le note e perché.
- Formazione visiva (Accademia): Influenza tutto il suo immaginario: copertine, grafiche, merch, identità visiva dei social. Quel gusto un po’ cartoon, colorato e riconoscibile non è frutto del caso, ma di uno studio preciso dell’immagine.
Serena quindi non è solo un’artista che “fa musica“, ma un progetto completo, con un’estetica sonora e visiva coerente.
Dal jazz club al palcoscenico nazionale (2011–2014)
Il laboratorio del Serena Branquartet
Una volta archiviata (o quasi) la fase degli studi, arriva il momento di mettere in pratica tutto. Nel 2011 nasce il Serena Branquartet, il suo primo progetto strutturato. Già il nome è un manifesto: un gioco di parole tra cognome e “quartet”, un tocco ironico che sarà una costante.
Il Branquartet non è una semplice band da cover: è un laboratorio. Il repertorio oscilla tra nu-soul e jazz, generi che in Italia, all’inizio degli anni 2010, erano ancora parecchio di nicchia.
In questi anni Serena affina la sua voce “scura e versatile”, sperimenta timbri, dinamiche, improvvisazioni, si fa le ossa in club, festival e situazioni live di ogni tipo
Nel 2011 arriva anche Serena Brancale Live, un album autoprodotto che fotografa quel periodo: non è pensato per il grande pubblico, ma diventa un biglietto da visita importante nel circuito degli addetti ai lavori.
Il progetto Camera Sound
Prima del grande salto verso il mainstream, Serena attraversa una fase intermedia con due dischi per il progetto Camera Sound. È un momento di ricerca: suoni acustici ed elettrici convivono, il jazz si intreccia con forme più pop, si sperimentano equilibri nuovi.
È qui che si prepara il terreno per Galleggiare: l’idea di una canzone sofisticata ma accessibile, colta ma comunicativa, nasce proprio in questo periodo di incubazione creativa.
Lo spartiacque: il Festival di Sanremo 2015
Galleggiare: un’anomalia nel pop italiano
Il 2015 è l’anno in cui Serena Brancale arriva al grande pubblico. Partecipa alla 65ª edizione del Festival di Sanremo, categoria Nuove Proposte, con un brano scritto interamente da lei: Galleggiare.
La canzone è subito un corpo estraneo rispetto al resto del cast: niente pop da radio, niente ballatone tradizionali. È un brano armonicamente complesso, influenzato dal jazz e costruito più su atmosfera e groove che su un ritornello esplosivo.
Il testo racconta l’indecisione, l’incapacità di scegliere, quel “restare sospesi” tipico di molte relazioni e di una generazione intera:
Galleggiare e non prendere mai una decisione
Rimanere a galla e poi aspettare.
La metafora del galleggiare diventa lo stato emotivo perfetto: non affondare, ma neanche muoversi davvero. Anche musicalmente, il brano evita gli urli e i picchi sanremesi per restare avvolgente, elegante, quasi ipnotico.
La dinamica della gara e il verdetto
La sua partecipazione a Sanremo 2015 è un esempio lampante di distanza tra pubblico e giurie. Nelle Nuove Proposte, si esibisce durante la seconda serata, nei quarti di finale (Sfida IV). I numeri raccontano una storia molto chiara:
- Televoto: 57,01% – il pubblico a casa la premia, è in vantaggio netto.
- Giuria demoscopica: 40,40% – qui si ferma al secondo posto.
- Giuria degli esperti: 35,00% – di nuovo seconda.
La media finale (45,55%) la relega al secondo posto nella sfida diretta e porta all’eliminazione. C’è però un paradosso: l’artista più “tecnica” viene penalizzata proprio dalla giuria tecnica, mentre il pubblico, più istintivo, la abbraccia.
Fuori dalla gara, però, la stampa la sostiene. Le pagelle dei giornali le assegnano voti alti (anche 8), in linea con il futuro vincitore della categoria, Giovanni Caccamo. Critici come Ernesto Assante e Marco Mangiarotti la indicano come una delle proposte più raffinate dell’edizione.
L’album di debutto e l’eredità di Sanremo
In seguito al Festival, il 25 febbraio 2015 esce per Warner Music Italy l’album Galleggiare. Dentro ci sono, oltre alla title track, brani come La mia anima e Il gusto delle cose.
Non è un disco da classifiche FIMI alte, ma centra un altro obiettivo: far diventare Serena una musicista dei musicisti. Artisti come Fiorello, Mario Biondi, Arisa, Tosca la segnalano, la invitano, la citano.
La sua posizione, a questo punto, è chiara: artista di nicchia, molto stimata, tecnicamente impeccabile, ma ancora lontana dal grande pubblico generalista.
L’indipendenza e la maturazione: Vita da artista (2016–2019)
Dopo l’esperienza con una major, Serena sceglie una strada più autonoma. Entra nel roster di Isola degli Artisti, etichetta indipendente di Carlo Avarello, da sempre attento ai talenti non convenzionali.
Il concept album
Il 10 maggio 2019 esce il secondo album in studio, Vita da artista. Qui si sente una vera svolta. Se Galleggiare raccontava soprattutto la musicista jazz prestata al pop, Vita da artista è il diario di una cantautrice che riflette su se stessa, sul mestiere, sul dietro le quinte.
Il disco viene descritto come un suo “microcosmo“: demodé e moderno, ironico e romantico, ma soprattutto groovy. L’idea è quella di un flusso di coscienza di circa 50 minuti, che non si piega alle regole della forma-canzone “da radio“.
Serena stessa sintetizza così: “Cantautorale nel contenuto, jazz nella forma“. Racconti personali, ma con una struttura musicale libera, piena di cambi, soluzioni armoniche ricercate e arrangiamenti mai banali.
Le collaborazioni
In questi anni Serena inizia a costruire un ponte verso l’urban e il soul contemporaneo, aprendo il suo mondo a nuove influenze. Tra le collaborazioni più significative:
- Willie Peyote & Ghemon – il brano Pessime intenzioni con Ghemon (pubblicato poi nel 2022) è figlio di questo avvicinamento. Il jazz incontra le metriche hip hop, senza forzature.
- Mario Biondi – la voce più black d’Italia: una collaborazione quasi naturale, che la inserisce definitivamente nella stessa famiglia sonora del soul/jazz italiano.
La critica accoglie Vita da artista con favore, sottolineando il groove costante e una sensualità musicale molto marcata. È il disco che consolida la fanbase e prepara il salto successivo.
Il rinascimento napoletano e internazionale: Je sò accussì (2022)
Il 2022 è l’anno in cui Serena guarda a Sud… ancora più a Sud. Il 25 marzo 2022 pubblica il terzo album, Je sò accussì, un atto d’amore verso Napoli e, soprattutto, verso Pino Daniele.
L’omaggio a Pino Daniele e il southerner pride
Cantare in napoletano per un’artista barese non è una scelta neutra, ma Serena lo fa con rispetto e competenza totali. Il titolo, “Je sò accussì” (“Io sono così”), è una dichiarazione identitaria: un orgoglioso Sud globale, che supera i confini tra Puglia e Campania.
Nel disco ci sono tre brani di Pino Daniele:
- Je so’ pazz
- Alleria
- Viento ’e terra
Serena non si limita a reinterpretarli: li smonta e li ricostruisce con la sua estetica nu-soul. Le recensioni parlano di “abiti nuovi cuciti su misura”, sottolineando come sia riuscita a evitare il karaoke e a restituire questi classici in una chiave personale e contemporanea.
La consacrazione internazionale: Richard Bona
Il fiore all’occhiello di Je sò accussì è la collaborazione con Richard Bona su Je so’ pazz. Bona, bassista e cantante camerunense che ha lavorato con gente come Pat Metheny, Quincy Jones, Harry Belafonte, non è un semplice “feat di lusso”: è un timbro di qualità internazionale. La traccia mette insieme: dialetto napoletano, voce jazz e soul di Serena, ritmiche africane e basso di Bona
Ne viene fuori un ponte ideale tra Mediterraneo e Africa. L’eco arriva lontano, fino a orecchie come quelle di Quincy Jones, che esprime pubblicamente apprezzamento per il lavoro di Serena.
Un album “girl power” e multiforme
Je sò accussì non è solo un disco di omaggi: è anche un manifesto femminile. Ci sono brani apertamente “girl power” e collaborazioni con altre artiste, come: Roshelle in Like a melody, Margherita Vicario.
Le recensioni parlano di un “capolavoro totale” rispetto ai lavori precedenti, lodando: la sezione ritmica, che va dal drum’n’bass al gospel, l’uso del dialetto barese, che nei suoi brani diventa quasi sensuale.
È l’album che chiude definitivamente la fase “solo per intenditori” e apre le porte a qualcosa di più grande.
La rivoluzione digitale: il fenomeno Baccalà e il dialetto 2.0 (2023–2024)
Fino al 2022 Serena è soprattutto un nome molto stimato, amatissimo dagli addetti ai lavori e da un pubblico attento. Tra il 2023 e il 2024 succede la svolta: esplode la Serena virale.
Baccalà: storia di un tormentone atipico
Nel 2024 esce Baccalà, realizzato con il batterista e producer Dropkick_m. Il brano diventa un caso su TikTok e sulle piattaforme. Il perché lo si capisce guardando tre elementi:
- Il dialetto come strumento ritmico: Serena porta il barese al centro, ma non come folklore. Le consonanti, gli accenti, le cadenze diventano percussioni che si incastrano perfettamente con i beat funk e nu-soul. Nasce una sorta di “Barese Nu-Soul”.
- L’immaginario domestico ribaltato: La protagonista è una donna in grembiule che cucina il baccalà: un’immagine super tradizionale, ma immersa in un suono modernissimo. Il contrasto è esplosivo e ironico.
- La viralità social: “Baccalà” genera oltre 16.000 video su TikTok, resta per 7 settimane nella Top 10 della Viral 50 Italia di Spotify e diventa un audio-trend usatissimo per raccontare scene quotidiane, spesso con tono comico.
Sulla scia del singolo, arrivano altri brani come “La Zia” e “Stu Cafè”, che consolidano il suo ruolo di regina del groove dialettale.
L’innovazione del finger drumming
Un pezzo chiave di questa fase è il lavoro con Dropkick_m, che introduce nei live e nei video la tecnica del Finger Drumming. Con un controller a pad (tipo MPC), suona ritmi complessi solo con le dita.
L’effetto è doppio:
- Visivo – È ipnotico: vedere le dita che “picchiano” sui pad è perfetto per i Reels e i TikTok, dove hai pochi secondi per catturare l’attenzione.
- Sonoro – Unisce la precisione dei suoni elettronici all’energia del live: niente basi statiche, ma performance vere e proprie.
Serena definisce questa tecnica una piccola rivoluzione anche dell’immaginario del batterista. Non più solo dietro ai piatti, ma al centro della scena, accanto alla voce.
Il 2025: il grande ritorno e la consacrazione mainstream
Sanremo 2025: tra i Big con Anema e Core
Dieci anni dopo l’avventura nelle Nuove Proposte, Serena Brancale torna a Sanremo nel 2025, stavolta tra i Big, con “Anema e Core”.
La squadra che firma il brano è di altissimo livello:
- Autori: Serena Brancale, Federica Abbate, Jacopo Ettorre
- Produzione: Carlo Avarello, Cripo, Gorbaciof (Manuel Finotti)
Anema e Core è la sintesi perfetta della sua storia: l’anima soul, il cuore della melodia italiana, una produzione modernissima, pensata per radio e playlist
I risultati parlano chiaro:
- Classifica: #10 nella FIMI ufficiale
- Vendite: Disco di Platino (oltre 200.000 copie)
È la vera rivincita rispetto al 2015: stessa artista, ma consapevolezza, mezzi e pubblico completamente diversi.
L’estate 2025: il duetto con Alessandra Amoroso
Dopo Sanremo, Serena non rallenta. Nell’estate 2025 pubblica Serenata, duetto con Alessandra Amoroso. È un incontro simbolico: due donne, entrambe pugliesi, due percorsi diversi (talent vs jazz) che si ritrovano in un brano che profuma di Mediterraneo.
Il video, girato tra gli uliveti di Puglia, è un vero manifesto visivo delle loro radici.
Anche qui, i numeri confermano il successo:
- #3 in classifica
- Disco d’Oro in tempi rapidissimi
Con Serenata, Serena dimostra che può firmare anche hit estive senza snaturarsi: groove, identità, dialetto e melodia convivono senza che nulla sembri costruito.
Discografia
Di seguito uno sguardo ai dischi che hanno segnato il percorso di Serena Brancale, dalle prime sperimentazioni jazz alle hit virali degli ultimi anni.
Album in Studio
| Anno | Titolo | Etichetta | Formato | Note e contenuto |
|---|---|---|---|---|
| 2015 | Galleggiare | Warner Music Italy | CD, Digital | Album di debutto post-Sanremo. Contiene “Galleggiare”, “La mia anima”. Stile: Pop-Jazz raffinato. |
| 2019 | Vita da artista | Isola degli Artisti | CD, LP, Digital | Album della maturità indipendente. Concept sul “flusso di coscienza”. Include “Vita da artista”. Stile: Nu-Soul, Cantautorato. |
| 2022 | Je sò accussì | Isola degli Artisti | CD, LP, Digital | L’album della svolta napoletana. Tributo a Pino Daniele. Feat. Richard Bona, Ghemon, Roshelle. Stile: World Music, Jazz-Funk, Dialect-Soul. |
Album dal Vivo
- 2011: Serena Brancale Live (Autoprodotto). Il documento delle origini con il Serena Branquartet.
Singoli di spicco e Certificazioni
| Anno | Titolo | Collaborazione | Posizione Max (ITA) | Certificazione | Contesto |
|---|---|---|---|---|---|
| 2015 | Galleggiare | – | – | – | Sanremo Nuove Proposte |
| 2022 | Pessime intenzioni | Ghemon | – | – | Incontro tra Nu-Soul e Rap colto |
| 2022 | Je so’ pazz | Richard Bona | – | – | Cover riarrangiata di Pino Daniele |
| 2024 | Baccalà | Dropkick_m | Viral 50 | – | Hit virale su TikTok |
| 2024 | La Zia | Dropkick_m | – | – | Sequel virale di Baccalà |
| 2025 | Anema e Core | – | 10 | Platino | Sanremo Big |
| 2025 | Serenata | A. Amoroso | 3 | Oro | Hit estiva |
La dimensione live: dai club di provincia al Blue Note di Tokyo
Uno degli aspetti fondamentali per capire davvero Serena Brancale è il suo rapporto con il palco. A differenza di molti artisti nati nell’era dello streaming, lei vive del live. Non è un accessorio: è il suo habitat naturale.
Il circuito Blue Note
Il riconoscimento internazionale passa anche da qui. Serena è una delle poche artiste italiane della sua generazione ad aver calcato più volte i palchi del Blue Note, il tempio mondale del jazz. E non si parla di semplici date: parliamo di sold-out in più sedi.
- Milano – È la sua seconda casa, il luogo dove torna regolarmente e dove il pubblico la abbraccia come un’artista di casa.
- Tokyo – Un mercato attentissimo al jazz italiano di qualità. Le sue esibizioni nella capitale giapponese hanno ricevuto una risposta entusiasta.
- New York – Il debutto nella Grande Mela è stato descritto come un concentrato di energia e Mediterraneo: jazz, soul e groove contaminati dalla sua identità pugliese.
Queste date certificano una verità: Serena Brancale non è soltanto un’artista italiana di successo, è una musicista internazionale.
L’Anema e Core Tour
Nei suoi tour recenti – come l’Anema e Core Tour – non si assiste a semplici concerti: si entra in una festa collettiva. La line-up è composta da musicisti polistrumentisti che si scambiano ruoli in continuazione, mentre Serena: passa dal pianoforte alla loop station, suona percussioni elettroniche, dirige il palco con una presenza scenica totale.
La scaletta è un viaggio: brani originali, pezzi jazz, rivisitazioni funk-baresi di classici come Billie Jean di Michael Jackson o Andamento Lento di Tullio De Piscopo.
L’energia dei live non è passata inosservata: Fiorello l’ha invitata a Viva Rai 2!, mentre Diego Bianchi l’ha voluta a Propaganda Live. Ogni performance è stata un amplificatore della sua forza mediatica.
Il “sound Brancale”
Vocalità e tecnica
La voce di Serena Brancale è uno dei suoi marchi più riconoscibili: scura, versatile, piena di armonici. La formazione in conservatorio si sente in ogni dettaglio: controllo totale del timbro, escursioni tra registri bassi profondi e falsetti puliti, capacità di trattare la voce come uno strumento ritmico.
Lo scat jazz si mescola con il flow del rap, il dialetto diventa percussione, la linea melodica si appoggia sempre su un groove preciso.
Il ruolo del dialetto
Uno dei meriti più grandi di Serena è aver liberato il dialetto barese da una rappresentazione spesso folkloristica, trasformandolo in lingua musicale moderna.
Nelle sue canzoni il barese non è una caricatura, le parole diventano “suono”, consonanti e accenti funzionano come colpi di batteria
È un’operazione simile a ciò che hanno fatto i grandi artisti napoletani: prendere una lingua locale e portarla sul piano del soul e del pop contemporaneo. Baccalà e Cozzalons, ad esempio, smettono di essere termini vernacolari: diventano materiali musicali.
Strumentazione e tecnologia
Serena è una polistrumentista vera: pianoforte, tastiere, percussioni elettroniche, loop station. In particolare con la loop station, nei primi concerti da solista, costruiva arrangiamenti complessi in tempo reale, sovrapponendo cori, beat box e polifonie vocali.
Poi arriva la fase Dropkick_m: con il finger drumming, il suo set diventa un ibrido tra suono acustico e elettronico, uno dei più moderni della scena pop italiana.
È una cifra che oggi rappresenta il meglio del live contemporaneo: precisione, forma canzone, improvvisazione e tecnologia fuse in un unico sistema.
Guardando l’intero percorso, Serena Brancale è una delle figure più complete, trasversali e innovative della musica italiana del XXI secolo.
La sua carriera dimostra che non esiste più separazione tra “alto” e “basso”
- il jazz può convivere con TikTok
- il dialetto può diventare soul
- il rigore accademico può andare a braccetto con la viralità digitale
Serena ha costruito la sua credibilità con pazienza, album dopo album, palco dopo palco, fino all’esplosione mediatica degli ultimi anni.
È un ponte: tra Nord e Sud, tra club di provincia e jazz club di Tokyo, tra conservatorio e trending audio, tra Richard Bona e Alessandra Amoroso.
Oggi non è più una promessa: è una realtà solida, una voce che rappresenta un nuovo rinascimento meridionale, fatto di groove, identità e modernità.




