RIP è l’erede di LOL: Prime Video torna a far ridere con il roast e prova a insegnare ai vip l’autoironia

Quattro celebrità assistono al loro ironico e cinico elogio funebre, da parte di un gruppo di comici: la pratica del roast alla conquista dell’Italia con il nuovo show di Prime Video (a cui consigliamo…)

Partiamo da una domanda: l’Italia è un paese politicamente scorretto? La risposta immediata è “No, figurati”. Poi, però, ci si rende conto che nel panorama comico (sia della nuova generazione che della vecchia guardia) è pieno di autori capaci di sfilare una battuta più cinica dell’altra. Semplicemente, negli ultimi anni la paura di andare incontro a critiche e fraintendimenti ha costretto i comici a darsi in ritirata.

Se avete visto (e se non lo avete ancora fatto, rimediate) Rip-Roast in Peace su Prime Video, in apertura della prima puntata la voce fuori campo della conduttrice Michela Giraud ci avverte del contesto comico a cui stiamo per assistere, del fatto che gli ospiti “roastati” siano consapevoli di essere all’interno di un gioco e di non ripetere quanto stanno per ascoltare a casa.

Una raccomandazione un po’ esagerata? Non tanto, vista la premessa di cui sopra. L’Italia è un paese che ha voglia di ridere, ma che non vuole farlo sulle spalle degli altri. La battuta deve essere “carina”, ma dirompente e veramente efficace. Insomma, ci accontentiamo. Fino a oggi: perché il nuovo comedian show di Prime Video sdogana finalmente una perfidamente simpatica pratica americana, da noi usata in poche altre occasioni, proponendoci un programma da divorare fino alla fine. E che ci ricorda, per effetto sorpresa, il primo LOL.

Il roast, questo (s)conosciuto

 

Spieghiamo brevemente in cosa consiste Roast in Peace: quattro celebrità (Selvaggia Lucarelli, Elettra Lamborghini, Roberto Saviano e Francesco Totti) accettano di partecipare ad un loro ipotetico funerale, in cui però al posto dei solito elogi i partecipanti possono divertirsi a fare battute più o meno spietate nei loro confronti.

Questo è il roast, pratica molto diffusa negli Stati Uniti, in Italia vista in alcune rare occasioni, come all’interno della programmazione di Comedy Central o in Michelle Impossibile su Canale 5 o, ancora, tra le prove di Drag Race Italia (in quest’ultimo caso, il roast è proprio una delle prove prevista dal format nel corso delle puntate).

Roast in Peace si basa proprio sul dare carta bianca a dei comici (in questa edizione Stefano Rapone, Eleazaro Rossi, Beatrice Arnera, Edoardo Ferrario e Nuzzo & Di Biase), la cui ironia può prendere il sopravvento sulla paura di ledere il buon senso.

Ogni roast permette ai comici di accumulare punti, assegnati dal pubblico in teatro; ma le stesse celebrità possono dire la loro, vendicandosi sia a parole che indicando alla fine quale dei comici debba subire una penalizzazione in classifica. Alla fine, il comico con il punteggio più alto diventa vincitore.

Da LOL a RIP, un nuovo anagramma di successo per Prime Video

L’ironia della sorte ha voluto che Prime Video basasse due suoi format comici migliori sui giochi di parole: dal successo esplosivo di LOL a quello emergente di RIP. Perché di Roast in Peace, uscito il 9 ottobre, si sta cominciando a parlare sempre di più sui social, generando un passaparola che, ne siamo abbastanza convinti, convincerà non poche persone a dare un’occhiata a questo nuovo programma.

Un’idea, sviluppata dai roast americani, come detto, e prodotta dalla Stand By Me di Simona Ercolani, che riesce bene ad adattare per un pubblico italiano una tradizione straniera. Con Roast in Peace non si ha la sensazione di guardare qualcosa che attinge dall’esterno, ma nella scelta delle celebrità protagoniste e dei comici, si assiste a un prodotto che non vuole dimenticarsi della propria destinazione. Risultato: siamo di fronte a un ibrido che mescola spettacolo di stand-up comedy, il gioco e la novità.

Autoironia portami via

Il meccanismo, l0 avrete capito, è estremamente semplice: in fin dei conti, sono dei comici che sfottono dei vip. L’ostacolo di un prodotto come Roast in Peace è l’autoironia; per parteciparvi bisogna avere molto chiara l’idea che farsi prendere in giro e ridere di se stessi è fondamentale. Le celebrità di questa prima edizione stanno al gioco, ma continuano a incutere un po’ di timore tra i comici.

Scatta così quel senso di soggezione che, nei roast, non ci deve essere: più c’è black humor, cattiveria e cinismo più il roast funziona e diverte, con buona pace di chi si fa roastare. Ecco, in Roast in Peace ci sono alcuni momenti in cui  i comici sul palco non vogliono superare quel limite, almeno con alcuni dei vip protagonisti.

Se con Roberto Saviano, ad esempio, il roast risulta ben riuscito proprio per le battute senza sconti, nel caso di Francesco Totti alcuni interventi sono stati decisamente più morbidi. Il roast non potè far nulla di fronte all’ottavo Re di Roma, che incassa sì qualche frecciata al veleno, ma mai particolarmente perfida.

Roast in Peace rappresenta però un importante lezione di scrittura comica e ci ricorda che le battute migliori sono quelle che nessuno vorrebbe dire perché tanto divertenti quanto spietate. Per questo, di riflesso, ci insegna a essere più ironici nei confronti della vita e, soprattutto, con noi stessi.

Il roast non è altro ciò che spesso vorremmo dire noi ma che, per buona educazione e quieto vivere, non diciamo (un po’ come quando idolatravamo personaggi come il Dr. House e Karen Walker, sognando di essere un po’ come loro). Sfogandoci a suon di battute e risate liberatorie, forse, potremmo vivere meglio: e una lezione del genere, in un paese che per anni è vissuto di soli tormentoni comici, vale oro.

Un consiglio a Prime

Avete capito che Rip-Roast in Peace ci è piaciuto. Così come ci piacque LOL-Chi ride è fuori, che con la sua ventata di novità e paradosso (far ridere ma non ridere) ha riaperto le porte della comicità sul piccolo schermo. Ora che Prime Video ha un altro format che potrebbe durare a lungo e portare a celebrare i funerali di celebrità su cui, di battute al vetriolo, se ne potrebbero trovare molte, speriamo che la piattaforma lo tratti senza spremerlo troppo, tentazione questa inevitabile.

Nessun speciale, nessun talent show, nessun allungamento eccessivo di puntate: Roast in Peace può durare a lungo così come, con piccoli aggiustamenti qua e là ma lasciando al pubblico il desiderio di volerne ancora. Se Prime Video -a cui va il merito di aver scovato due idee niente male- riuscirà a non cascare nella trappola del volere troppo, Roast in Peace potrebbe diventare un appuntamento fisso per non pochi spettatori e, perché no, lanciare un nuovo guanto di sfida al modo di fare comicità in Italia.

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