

Chi è Fulminacci, il cantante big che partecipa al Festival di Sanremo 2026? Scopri le canzoni più famose, la sua carriera e tutte le informazioni
Quando si parla di Fulminacci, al secolo Filippo Uttinacci, si entra subito in un territorio particolare: quello di un cantautore che nasce in piena rivoluzione digitale ma che riesce a rimanere legato all’anima più autentica della musica italiana. Romano, classe 1997, arriva sulla scena mentre l’Itpop esplode e poi si satura, ma lui non si lascia trascinare dalle mode: prende la tradizione, la aggiorna e la porta in giro con uno stile tutto suo.
Il suo debutto del 2019 non è un colpo di fortuna, ma l’inizio di un percorso pensato, coerente e sempre più solido, che lo ha portato fino ai palasport che lo vedranno protagonista nel 2026. In un momento in cui le canzoni nascono e muoiono in un algoritmo, Fulminacci dimostra che la forma di una canzone può ancora avere un cuore, un’anima e un’identità chiara.
Roma è il punto di partenza
Fulminacci non ha mai raccontato troppo della sua vita privata, ma una cosa è evidente: Roma non è solo la sua città, è la radice di tutto. Non un luogo da Instagram, ma un ambiente che respiri nei suoi testi, nelle melodie, nei personaggi che evoca. È l’eredità del Folkstudio, dei cantautori storici e dell’ironia di Fabi, Silvestri e Gazzè, ma rivista con lo sguardo di chi è cresciuto tra vinili, YouTube e playlist.
A differenza di molti artisti della nuova ondata indie, che hanno puntato su sonorità lo-fi e sintetiche, Fulminacci ha scelto un’altra strada: quella della musica suonata, della chitarra che guida, della parola mai buttata lì per caso. È qui che diventa davvero riconoscibile — un autore che non ha paura di tornare all’essenziale senza risultare vecchio.
L’esordio che ha cambiato tutto: La Vita Veramente (2019)
Un debutto già maturo
Il 2019 è l’anno in cui Fulminacci entra ufficialmente in partita con La Vita Veramente, un album che non suona affatto come un “primo tentativo”. Al contrario: critica e pubblico capiscono subito che quel ragazzo di 22 anni ha qualcosa da dire, e lo sa dire bene. Il disco è un mix di sguardi disillusi sulla realtà e di una leggerezza quasi infantile, che rende tutto più vicino, più vero.
Le canzoni che hanno fatto centro
Il brano d’apertura, Borghese in borghese, è una dichiarazione d’intenti: ritmo veloce, ironia pungente e una stoccata a quella normalità un po’ ipocrita che tutti fingiamo di non vedere. Un pezzo che strizza l’occhio ai cantautori “veri”, quello spirito da Rino Gaetano che tanti hanno colto.
La title track, La vita veramente, diventa da subito un piccolo manifesto per la Gen Z: il desiderio di autenticità, la voglia di uscire dal gioco delle apparenze, l’idea che una vita “vera” sia ancora possibile. Il videoclip – premiato con il PIVI come Miglior Videoclip Indipendente – rafforza perfettamente questo messaggio.
Poi ci sono perle più intime come Una sera e Tommaso. Tommaso, in particolare, è uno di quei brani che restano: una specie di dialogo immaginario in cui emergono paure, aspettative, fragilità. È qui che si vede l’autore, quello capace di trasformare un’emozione piccola in una storia che può riguardare tutti.
Premi, conferme e un 2019 da incorniciare
L’uscita dell’album porta con sé un’ondata di riconoscimenti. Il più importante? La Targa Tenco 2019 come Miglior Opera Prima. Per un esordiente, è come essere invitato direttamente al tavolo dei “grandi” della canzone d’autore.
Ma non finisce lì: Fulminacci conquista anche il Premio MEI come Miglior giovane indipendente e il Premio Rockol come Artista dell’anno. Un tris che fotografa perfettamente la sua ascesa.
A dicembre, l’album torna nei negozi in versione vinile con due inediti: San Giovanni e Le ruote, i motori!. Quest’ultima è una ballata al pianoforte, semplice e delicata, che mostra un lato più nudo e diretto dell’artista. È il primo segnale di una direzione futura più emotiva, meno legata al ritmo e più alla voce.
Sanremo, la svolta pop e il mondo di Tante care cose (2021–2022)
Sanremo 2021: Santa Marinella
Il 2021 è l’anno in cui Fulminacci entra davvero nel grande giro. Partecipa alla 71ª edizione del Festival di Sanremo — quella “blindata”, senza pubblico, figlia dell’era COVID. Porta Santa Marinella e chiude al 16º posto, un risultato che non racconta per niente l’impatto reale della canzone.
Prodotta da Tommaso Colliva (che un Grammy in bacheca ce l’ha davvero), Santa Marinella è una storia d’amore in stile cinematografico, ambientata proprio nella località che dà il titolo al brano. La critica l’ha subito definita una gemma: schietta, sincera, con quel verso — “Voglio solamente diventare deficiente e farmi male” — che è diventato una sorta di hashtag generazionale. Il pubblico, infatti, l’ha capita eccome: il brano diventa Platino e continua a crescere anche dopo il festival.
Come cambia il suono: Tante Care Cose
Poco dopo Sanremo, a marzo 2021, arriva Tante care cose: il suo secondo album, e una svolta sonora evidente. Stavolta Fulminacci decide di lasciare da parte la dimensione più acustica del debutto e si affida a Federico Nardelli e Giordano Colombo per un disco più ricco, più elettronico, più colorato.
Anche la copertina è un segnale: generata con l’intelligenza artificiale, richiama proprio il tema che attraversa tutto il progetto — cosa è vero, cosa è costruito, e dove si incontrano umano e digitale. Musicalmente il disco è un piccolo tour guidato tra generi e atmosfere diverse:
- Canguro – groove funk, testi surreali e quella sensazione di voler scappare da tutto.
- Tattica – Fulminacci sorprende con un quasi-rap, incastrato su una base ritmica serrata.
- Le biciclette – tra i suoi brani più autobiografici: nostalgia pura, senza filtri.
- Un fatto tuo personale – ritorna l’ironia tagliente: critica al voyeurismo sociale e alla curiosità morbosa verso gli altri.
La riedizione e le collaborazioni
Nel 2022 arriva Tante care cose e altri successi, una riedizione che non è una semplice operazione commerciale: serve a rilanciare il progetto con nuove tracce e una nuova spinta.
Il pezzo di punta è Aglio e olio, la collaborazione con Willie Peyote. Un incontro naturale: due artisti diversi ma accomunati da una visione lucida e spesso critica della società. Il brano conquista il Platino e posiziona Fulminacci definitivamente tra i nomi solidi della scena italiana, non più “promessa”, ma artista maturo in grado di dialogare con l’indie, il rap e il pop senza perdere la sua identità.
La maturità definitiva: Infinito +1 (2023)
Un nuovo modo di produrre
Con Infinito +1, uscito a fine 2023, Fulminacci cambia marcia. E lo fa scegliendo una strada precisa: affida l’intera produzione a Giorgio Pesenti, in arte okgiorgio — lo stesso che ha contribuito al successo dei Pinguini Tattici Nucleari.
Questa scelta dà al disco una compattezza sonora rara per un artista così eclettico, senza però snaturare la sua identità. Anzi, sembra la cornice perfetta per mettere ordine nella sua evoluzione musicale.
Le tracce più forti e cosa raccontano
La critica accoglie Infinito +1 come l’album della piena maturità, con recensioni altissime (Rockol gli assegna 8/10) e una frase che ricorre spesso: “un cazzotto in un occhio“, nel senso buono — diretto, sincero, senza filtri.
I brani principali, infatti, fotografano perfettamente questo momento:
- Tutto inutile – il singolo di lancio è un inno nichilista ma ballabile: la sensazione di essere travolti dal mondo, trasformata però in un pezzo che ti fa muovere.
- Ragù – una struttura quasi prog, una riflessione dura sull’industria musicale e su quanto sia complicato restare autentici.
- Simile – parla di conformismo e paura di distinguersi, ma lo fa con una melodia che ti si attacca addosso.
- Filippo Leroy – un gioco di specchi tra artista e persona: Filippo da una parte, Fulminacci dall’altra. Uno dei suoi brani più consapevoli.
Le collaborazioni che contano
In questo periodo Fulminacci consolida il suo status anche attraverso featuring con nomi di peso.
Dentro Infinito +1 troviamo Puoi con i Pinguini Tattici Nucleari – l’incontro tra due mondi forti del post-indie italiano, certificato Oro. Ma non è tutto. Nello stesso periodo arrivano anche collaborazioni di grande profilo con:
- Gazzelle in “Milioni”
- Franco126 in “Due estranei”
- Daniele Silvestri in “L’uomo nello specchio” – un passaggio di testimone simbolico tra due generazioni della scuola romana.
La dimensione live: dai club ai palasport (2019–2026)
Dai piccoli palchi ai grandi festival (2019–2024)
La crescita live di Fulminacci è stata tutto fuorché improvvisata. Parte dai club nel 2019 — spesso pieni fino all’ultimo biglietto — poi la pandemia congela tutto. Ma quando torna sul palco nel 2022 e nel 2023, è un artista più solido, più sicuro, più “da pubblico”.
Il 2024 è l’anno della consacrazione dal vivo: il suo Infinito +1 Tour Estivo diventa un piccolo fenomeno, toccando alcuni dei festival più importanti d’Italia:
- Roma: Cavea dell’Auditorium Parco della Musica
- Milano: Carroponte
- Locorotondo: Locus Festival
- Torino: Flowers Festival
Com’era costruita la scaletta 2024
La setlist dell’estate 2024 rivela una cura quasi teatrale nella costruzione del live. Ogni blocco è pensato per cambiare atmosfera e tenere il pubblico agganciato:
- Apertura energetica – Borghese in borghese per far partire subito l’adrenalina.
- Il blocco centrale (“i mischioni”) – Spacca, Tutto inutile, Ragù: ritmo altissimo, zero pause.
- La sezione intima – Le biciclette, Occhi grigi, Una sera: un momento acustico, quasi da falò.
- Il medley – Canguro / Resistenza / Le ruote, i motori!: un modo per ripercorrere tutta la sua evoluzione in pochi minuti.
- Il gran finale – Tommaso e Santa Marinella: i due brani più cantati, quelli che chiudono il concerto con un coro unico.
L’esperimento Nessun Dorma (2025)
Nel 2025 arriva un momento diverso, più politico, più collettivo: la partecipazione al concerto benefico Nessun Dorma per la Palestina, tenuto a Testaccio Estate.
Sul palco con lui ci sono I Cani, Brunori Sas, Cosmo e tanti altri. È un evento che parla chiaro: la nuova generazione di cantautori non sta solo lì per far ballare, ma per aiutare, prendere posizione, usare la musica come strumento sociale. Fulminacci, in questo senso, dimostra una maturità e un impegno sempre più evidenti.
I palasport: il traguardo del Palazzacci Tour 2026
Il passo successivo è quello che cambia davvero le prospettive: il Palazzacci Tour 2026.
Per la prima volta Fulminacci affronta le grandi arene, con quattro date che segnano un vero salto di livello:
- Roma – Palazzo dello Sport (9 aprile 2026)
- Napoli – Palapartenope (11 aprile 2026)
- Milano – Unipol Forum (15 aprile 2026)
- Firenze – Nelson Mandela Forum (18 aprile 2026)
Il nome del tour, Palazzacci, è il classico colpo di ironia alla Fulminacci: prende luoghi enormi e quasi “monumentali” e li riporta a terra, come se fossero una variante dei suoi “localacci” di Roma. L’idea è chiara: portare l’intimità delle sue canzoni anche in spazi con più di diecimila persone.
Il presente: Niente di particolare e le prospettive per il 2025
Un ritorno all’essenziale
Nell’ottobre 2025 Fulminacci torna con Niente di particolare, un singolo che racconta subito una nuova fase. Nelle interviste l’ha definito “un brano semplice”, e la metafora è diventata virale: “L’olio sul pane è la cosa più buona del mondo, il resto sono sovrastrutture.”
Tradotto: dopo l’impianto ricco e complesso di Infinito +1, ora c’è voglia di togliere, non di aggiungere. Ritornare al cuore della canzone — voce, melodia, parole.
Il pezzo parla di una relazione vissuta in modo diverso dai due protagonisti: uno si butta dentro fino in fondo, l’altro la vive come un episodio, una parentesi. Una distanza emotiva che tutti, almeno una volta, hanno provato.
Anche musicalmente è un “passo indietro” nel senso migliore: niente elettronica spinta, niente architetture complesse. Niente di particolare recupera la purezza della forma canzone, quella che l’ha fatto entrare nel cuore del pubblico fin dall’inizio.
È un modo per riavvicinarsi a quell’intimità che — non a caso — tornerà protagonista anche nei palasport del 2026.
Discografia completa
Discografia Completa e Dati Statistici
Album in studio
| Anno | Titolo | Etichetta | Certificazioni | Note |
|---|---|---|---|---|
| 2019 | La Vita Veramente | Maciste Dischi | Oro | Targa Tenco Opera Prima; include “Tommaso”. |
| 2021 | Tante Care Cose | Maciste Dischi | Oro | Include “Santa Marinella” (Platino). |
| 2023 | Infinito +1 | Maciste Dischi | – | Produzione di Giorgio Pesenti. |
Singoli e collaborazioni
| Anno | Titolo | Collaborazione | Ruolo | Certificazione |
|---|---|---|---|---|
| 2021 | Santa Marinella | – | Principale | Platino |
| 2022 | Aglio e olio | Willie Peyote | Principale | Platino |
| 2022 | Chitarre Blu | BBProd | Principale | – |
| 2023 | Puoi | Pinguini Tattici Nucleari | Principale | Oro |
| 2023 | Milioni | Gazzelle | Ospite | – |
| 2023 | L’uomo nello specchio | Daniele Silvestri | Ospite | – |
| 2025 | Niente di particolare | – | Principale | – |
Stile, poetica e influenza culturale
La poetica del “giovane vecchio”
Fulminacci è spesso definito un “giovane vecchio”, e non è un caso. Ha quella capacità particolare di usare parole, immagini e modi di dire che sembrano arrivare da un’altra epoca, ma li incastra in un linguaggio musicale modernissimo.
La sua ironia è intelligente, mai cattiva. E soprattutto non cade nel distacco emotivo tipico dell’indie degli anni ’10: lui, nelle emozioni, ci entra fino al collo. Si protegge con quell’arguzia romana che lo caratterizza, ma non scappa mai da ciò che prova. Questo è uno dei motivi per cui il pubblico lo percepisce autentico.
Il neoclassicismo romano
Molti lo hanno etichettato come “nuovo Silvestri” o erede di Dalla. Sono paragoni comprensibili, ma limitanti. Fulminacci non copia: rielabora. Prende la lezione dei grandi — attenzione alla parola, narrazione solida, strutture musicali che non si accontentano del minimo — e la porta nel presente.
Un esempio? Chitarre Blu. Un brano che rompe il suo schema abituale e si apre al neo-soul, alle contaminazioni urban, alle produzioni dei BBProd (già dietro Ditonellapiaga). Il risultato è fresco, contemporaneo, e dimostra che Fulminacci sa innovare senza perdere la sua radice cantautorale.
L’impatto generazionale
Fulminacci parla come pochi alla generazione nata tra fine anni ’90 e inizio 2000: quella cresciuta nella precarietà economica ed emotiva, quella che si sente sempre a metà del guado. Le sue canzoni non offrono un manuale d’istruzioni — e forse è meglio così. Offrono specchi, non soluzioni.
Che sia la ricerca impossibile di un parcheggio a Roma o il tentativo di dare un senso al caos della vita (La vita veramente), Fulminacci riesce a rendere epico il quotidiano. Trasforma i dettagli — “l’olio sul pane“, la semplicità, le piccole cose — in simboli di resistenza emotiva. Ed è qui che si crea il legame più forte con chi lo ascolta.
Mettendo insieme tutti i pezzi, Fulminacci emerge come uno dei cantautori più completi e in crescita della sua generazione. Il triennio 2024–2026 è un punto di svolta: i festival pieni del 2024, il ritorno a Sanremo e il salto nei palasport nel 2026 mostrano un artista pronto a chiudere definitivamente il capitolo “nicchia” per parlare a un pubblico molto più grande.
La vera sfida? Portare nei palazzetti quella stessa intimità che fino a ieri funzionava nei club. Il singolo Niente di particolare sembra già indicare la strada: niente effetti speciali, niente grandiosità forzata. Piuttosto, amplificare la forza delle piccole cose. Puntare sul vero, sul semplice, sull’essenziale.
Oggi, si può dire che non è solo un cantautore in ascesa: è il custode contemporaneo di una tradizione che — grazie a lui — continua a respirare, a muoversi e a parlare alle nuove generazioni.




