

I 100 anni compiuti da Dick Van Dyke rappresentato un traguardo raggiunto da un’icona del cinema, ma anche e soprattutto della tv: oltre all’iconico ruolo in Mary Poppins, Van Dyke ha regalato anche ruoli simbolo al piccolo schermo
Dick Van Dyke compie oggi 100 anni: un traguardo straordinario per chiunque, ma che nel suo caso coincide con una carriera televisiva destinata a entrare nella Storia e che, anzi, è già Storia. Perché Van Dyke è più di un semplice attore o comico: è stato un innovatore della televisione americana, capace di reinventarsi in decenni di cambiamenti e di influenzare generazioni di spettatori e creatori televisivi da ruoli iconici a partecipazioni che hanno sempre lasciato il segno.
Nato il 13 dicembre 1925, la carriera di Dick Van Dyke è decollata al cinema con il cult di Mary Poppins, uscito nel 1965. Era la terza pellicola a cui stava lavorando, e rappresentò la sua svolta. Va detto, però, che Van Dyke prima del ruolo dello Spazzacamino era già un volto noto, ma in tv.
Nel 1961 debutta infatti The Dick Van Dyke Show, sit-com che lo consacrò nell’Olimpo dei divi del piccolo schermo. Nei panni di Rob Petrie, autore televisivo alle prese con lavoro, famiglia e gag memorabili (nel cast c’era anche Mary Tyler Moore, futura star della tv statunitense degli anni Settanta), Van Dyke combinò comicità fisica e intelligenza narrativa, dimostrando che una sitcom può essere brillante, popolare e intelligente allo stesso tempo.
La serie vinse 15 Emmy Awards e diventò modello di riferimento per la costruzione dei personaggi e per il ritmo comico, influenzando gli show comici della tv del futuro. La sua comicità, fatta da sempre di cadute fisiche, mimica e improvvisazione, rimane ancora oggi un punto di riferimento per chi fa tv ancora oggi. The Dick Van Dyke Show andò in onda per 158 episodi, dal 1961 al 1966. E così, quando uscì Mary Poppins, la carriera di Van Dyke era più che avviata.
Le pazze storie degli anni ’70
Chiuso The Dick Van Dyke Show, l’attore rallenta la sua presenza sia in tv che al cinema, accettando pochi ruoli e qualche comparsata in tv. Nel 1971, però, decide di riprovarci con la sit-com: Le pazze storie di Dick Van Dyke cerca di replicare la formula vincente, concentrandosi però su un protagonista più maturo e su un contesto lavorativo differente: Dick Preston è un conduttore di talk show locale, ambientato a Phoenix, in Arizona, con episodi spesso costruiti intorno ai personaggi eccentrici del programma televisivo fittizio e alle difficoltà familiari.
La serie, però, non raggiunse il livello di innovazione o il successo critico della prima serie, in parte perché il panorama televisivo degli anni ’70 era più competitivo e le aspettative su Van Dyke erano altissime. Tuttavia, ottenne un discreto seguito di pubblico e permise a Van Dyke di consolidare la sua immagine di attore versatile, capace di combinare comicità e tono rassicurante anche in contesti diversi.
Nonostante l’eco non sia stata la stessa del Dick Van Dyke Show, l’attore è riuscito a continuare il proprio percorso tv, dimostrando di sapersi adattare ai cambiamenti del medium televisivo e continuare a rappresentare la comicità americana di qualità anche dopo il picco degli anni ’60. E’ stata l’ultima grossa partecipazione tv di Van Dyke: per ritrovarlo stabilmente in tv, dovremo aspettare gli anni Novanta, con un cult che anche la tv italiana conosce molto bene.
La nascita del Detective in Corsia
Nel marzo 1991, all’interno della serie tv Due come noi viene prodotto un backdoor-pilot con protagonista il Dr. Mark Sloane, interpretato da Dick Van Dyke. E’ la prima apparizione tv del protagonista di Diagnosis: Murder, in Italia Un Detective in Corsia. Un progetto che prima di diventare serie tv è stato un ciclo di film per il piccolo schermo: tre i lungometraggi prodotti tra il 1992 e il 1993, prima del debutto nella lunga serialità il 29 ottobre 1993.
Fu un altro successo: otto stagioni e 178 episodi, che cavalcano la nascita del genere procedurale-familiare, unendo detection e clima da comedy. Sloane è un medico-investigatore, impegnato a risolvere crimini e a lavorare nell’ospedale, collaborando alle indagini con il figlio poliziotto (interpretato dal suo vero figlio).
Van Dyke si fa riscoprire dal pubblico che lo aveva seguito in passato e si fa scoprire dal nuovo pubblico di quel decennio come volto rassicurante e carismatico della televisione americana, passando dalla comicità brillante alla drammaticità leggera, mostrando come un attore possa attraversare generi e decenni senza perdere rilevanza. Un Detective in Corsia si chiuse così come si era aperto, con altri due film-tv in onda nel 2002. Un titolo fortissimo anche negli anni a venire, come dimostrano le numerosissime repliche trasmesse in Italia dai canali Mediaset.
Il ritorno dei Duemila
The Dick Van Dyke Show tornò con un film-tv reunion nel 2004, una grande festa che confermò l’affetto del pubblico per la serie e per il suo protagonista. L’attore ritentò la strada del crime leggero con il ciclo di film-tv Lezioni di giallo, sempre a fianco del figlio.
Ma è nel 2018 che Van Dyke ci fa nuovamente tremare il cuore, accettando di recitare ne Il Ritorno di Mary Poppins nei panni di Mr. Dawes Jr. Non più spazzzacamino, ma ancora parte integrante dell’universo che ha conquistato intere generazioni.
Insomma, non si può limitare la carriera di Dick Van Dyke alla sola risata: ha ridefinito la sit-com americana, unito intelligenza e leggerezza, creando modelli narrativi ancora oggi seguiti. Ha dimostrato che la televisione può unire generazioni diverse davanti allo schermo, con un talento cristallino e versatile.
Celebrare i 100 anni di Dick Van Dyke significa celebrare un secolo di comicità, eleganza e talento, ma soprattutto riconoscere il ruolo di chi ha reso la televisione americana un luogo in cui il pubblico può ridere, emozionarsi e riconoscersi, generazione dopo generazione.





