Enrico Lucci e la Prima alla Scala: un binomio televisivo che è diventato un classico
Enrico Lucci

I servizi di Enrico Lucci, realizzati soprattutto per Le Iene, sono diventati negli anni un classico della tv satirica italiana.

Quando si pensa alla Prima alla Scala, la serata inaugurale della stagione operistica del Teatro alla Scala di Milano che tradizionalmente si tiene il 7 dicembre di ogni anno, automaticamente il pensiero, televisamente parlando, va anche a Enrico Lucci.

Il binomio tra Enrico Lucci (inviato de Le Iene dal 1997 al 2016 e inviato di Striscia la Notizia dal 2022) e la prima alla Scala è diventato un classico della tv comico-satirica italiana.

Per tantissimi anni, Lucci ha trasformato l’evento mondano e culturale più esclusivo di Milano in una sorta di teatro dell’assurdo, intervistando gli invitati più eccentrici e non concentrandosi mai sulle opere (quest’anno, l’opera sarà Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk di Dmítrij Šostakóvič).

I suddetti servizi di Lucci sono andati in onda quasi esclusivamente all’interno de Le Iene ma il giornalista cresciuto nella provincia di Roma ha portato questo “format” anche a Striscia la Notizia.

Le Iene, dopo l’addio di Lucci, hanno continuato ad appostarsi all’ingresso della Scala, prima della Prima, con servizi sulla falsariga di quelli realizzati da Lucci, firmati, però, da altri inviati ma privi, a dire il vero, del sarcasmo spiazzante del giornalista romano.

Enrico Lucci e la Prima alla Scala: i servizi a Le Iene

Come funzionavano i servizi di Enrico Lucci alla Prima alla Scala?

L’ex Iena si appostava all’ingresso del Teatro alla Scala con il fine di intercettare politici, imprenditori, nobili, celebrità e altri tipi di personaggi, ponendo loro domande il più delle volte disorientanti, goliardiche o deliberatamente prive di senso.

Non mancavano da parte di Lucci commenti cattivi (o forse è meglio dire oggettivi…) e sinceri sugli invitati che sfoggiavano look e outfit eccentrici, proferiti direttamente in faccia al malcapitato di turno che non poteva far altro che incassare col sorriso (“Che te sei messo, er domopak?”, “Che c’hai, un sorcio intorno ar collo?”, “Che c’hai ar collo, un cerchione daa Ferrari?”).

L’obiettivo di questi servizi, indubbiamente, era quello di smontare la solennità dell’evento, mettendo in dubbio, in primis, la reale competenza in opere liriche dei presenti.

L’inviato, però, si divertiva anche a controllare gli inviti (e in alcuni casi anche a rubarli…), accogliere gli invitati e aiutarli a raggiungere l’ingresso del teatro (spedendoli, però, altrove…), adulare i presenti con complimenti il più delle volte imbarazzanti e sboccati (“Ammazza che f***, quanto la paghi?”, “Siete scambisti?”, “Volevo vedere le zin*e…”, “Chi è ‘sta strafi*a!”), imitare il loro modo di parlare e ostentare ignoranza e stupore circa le qualifiche degli invitati (“‘Sto caz*o!”).

Tra le sue vittime più famose ricordiamo l’ex governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, Alessandro Cecchi Paone, Bruno Vespa, Renato Balestra.

Lucci giocava anche sul contrasto tra il sacro del tempio della lirica e il profano delle sue battutacce da bar.

Alcune gag, come quella di toccare o addirittura baciare i seni di alcune invitate, oggi, non verrebbero più accettate col sorriso. I tempi sono cambiati ma il merito di Lucci, però, è stato anche quello di aver inventato una tipologia di servizio potenzialmente ripetibile all’infinito (finché ci sarà la prima alla Scala…) e mai uguale a se stesso.

Quest’anno, però, con l’assenza dagli schermi di Striscia la Notizia, che tornerà in onda nel 2026 in un formato tutto nuovo in prima serata, dovremmo aspettare un bel po’ prima di rivedere Lucci all’opera.

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