Amici 25, il caso di Riccardo Stimolo diventa una lezione per gli allievi: chi è la sociolinguista Vera Gheno
Amici 25

Il caso di Riccardo Stimolo, nella bufera a causa di alcuni post pubblicati sui social anni fa, diventa una lezione per gli allievi di Amici.

La venticinquesima edizione di Amici è stata colpita da un fulmine a ciel sereno: il caso di Riccardo Stimolo. Il cantante è stato accusato di omofobia, transfobia, bodyshaming, discriminazione nei riguardi di persone disabili e blasfemia a causa di alcuni post pubblicati sui social in passato.

Riccardo ha già chiesto scusa per i suddetti post tramite Instagram Stories: “Ero un ragazzo con poca personalità ed estremamente superficiale. Ho scritto cose che non ho mai pensato e che certamente non penso ora. Ho sbagliato, mi dispiace”. Ma le polemiche, in casi come questi, faticano a scemare e sui social non sono mancate ipotesi riguardanti eventuali provvedimenti disciplinari o addirittura un ritiro dalla scuola.

La vicenda ha indubbiamente posto le basi per una lezione agli allievi che i telespettatori di Canale 5 hanno visto nel corso del daytime di martedì 9 dicembre 2025.

Il daytime ha visto la presenza in collegamento di Vera Gheno, sociolinguista, saggista, linguista e traduttrice che si occupa principalmente di comunicazione digitale, questioni di genere, diversità, equità e inclusione.

Tra le sue opere letterarie, troviamo Potere alle parole. Perché usarle meglio (Einaudi, 2019), Social-linguistica. Italiano e italiani dei social network (Cesati, 2017), Le ragioni del dubbio. L’arte di usare le parole (Einaudi, 2021) e Femminili singolari. Il femminismo è nelle parole (Effequ, 2019).

Vera Gheno ad Amici

Vera Gheno, rivolgendosi agli allievi riuniti nello studio di Amici, si è concentrata sull’utilizzo delle parole nel digitale, soffermandosi soprattutto sull’utilizzo di parole sconvenienti e su ciò che crea maggiore engagement sui social ossia l’odio.

Partendo da un fondamento ossia che “Una parola pronunciata non si dimentica più, casomai si perdona”, Gheno ha dichiarato che l’essere umano, in quanto tale, ha diritto di sbagliare e che si possono commettere errori nella comunicazione anche prendendo tutte le precauzioni possibili.

Una comunicazione corretta, quindi, è un continuo sforzo e l’era “onlife” (citazione del filosofo Luciano Floridi) ha posto ulteriori ostacoli.

Riguardo l’odio e le cosiddette shitstorm, Vera Gheno li ha definiti eventi inevitabili in quanto “non esiste persona al mondo che non inciampi e che non dica la cosa sbagliata”.

La sociolinguista, quindi, ha proceduto con una serie di consigli ai ragazzi:

“1. Quando comunicate sui social, ricordatevi che siete sempre in uno spazio pubblico. Se stai leggendo un contenuto, sincerati di averlo davvero capito. 2. Rileggi ciò che ha scritto e chiediti che effetto ti farebbe se quello che hai scritto venisse pubblicato sulla prima pagina di un quotidiano nazionale. 3. Se siete dentro una shitstorm e avete voglia di rispondere, chiedetevi se non sia il caso di passare oltre, senza commentare”.

Quando la palla è passata agli allievi, il primo a parlare non poteva non essere Riccardo:

“Tre anni fa, ho scritto cose che non pensavo, per leggerezza e per ridere. Oggi non ci trovo nulla da ridere. Mi dispiace per le persone che si sono sentite ferite da me, è una cosa in contrasto con la persona che sono e che ero anche all’epoca. Mi dispiace per i miei genitori perché mi hanno dato un’educazione diversa. Se avessi davanti le persone che ho ferito, chiederei scusa. Non esiste giustificazione”.

Vera Gheno ha tranquillizzato il cantante, dichiarando che, con le scuse, ha già iniziato ad essere la versione migliore di se stesso.

Non vi è stata, quindi, nessuna decisione estrema ai danni di Riccardo ma, al contrario, è stata scelta una strada costruttiva: capire l’errore e non ripeterlo in futuro.

Vera Gheno a Le Iene

Vera Gheno è apparsa anche a Le Iene, nello spazio riservato ai monologhi degli ospiti.

In questo spazio, la sociolinguista si è soffermata sul significato del termine “normale”, partendo da un aneddoto personale:

“Una volta un uomo fece per me un gesto d’amore un po’ folle. Attraversò l’Italia in macchina per venire a scusarsi con me. Pochi mesi dopo, feci lo stesso per lui ma invece di esserne felice, come lo ero stata io, mi squadrò e mi disse: ‘Tu non sei normale’. Mi chiesi cosa volesse dire’ normale’ dato che le nostre azioni, per quanto speculari, avevano provocato due reazioni opposte”.

Gheno, quindi, si è soffermata sulla mobilità del termine “normale”, un concetto che non è affatto fisso ma che varia a seconda dei contesti, e sulla pericolosità di come questa parola possa essere utilizzata in maniera strumentale al fine di discriminare qualcuno:

“Dovremmo fare attenzione a chi, in un determinato momento storico, subisce un processo di esclusione dalla normalità, ritrovandosi esposto a discriminazioni, perché domani, anormali, potremmo diventarlo noi. Forse per questo dovremmo smettere di dividere le persone in normali e anormali, e pensarci come reciprocamente differenti, non uguali ma pari, con stessi diritti e stessi doveri”.

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