

Save the dating sul Nove è solo l’ultima evoluzione di un genere che, dagli anni Ottanta a oggi, ha saputo cambiare pelle e adattarsi a nuovi tempi (e ai generi più in voga del momento), resistendo alle mode e offrendo sguardi differenti a un argomento universale e senza tempo: la ricerca dell’amore
Se oggi conoscere l’anima gemella (o sperare di farlo) tramite uno swap sullo schermo di uno smartphone è diventata ordinaria amministrazione, una volta lo stesso valeva per chi decideva di dare una spintarella a Cupido partecipando a un programma tv. I dating show non sono prodotti della preistoria televisiva, lo sappiamo: ancora oggi vivono e lottano insieme a noi, adattandosi ai nostri tempi e utilizzando linguaggi che vanno oltre la semplice ricerca dell’anima gemella.
Save the dating, l’amore che fa ridere
L’ultimo programma in ordine di apparizione è Save the dating-Amori in corso, in onda per tutto novembre il giovedì sera sul Nove. Un inedito esperimento che unisce dating show a comedy show (non a caso, a produrre c’è Colorado Film), portando sul palco ogni puntata tredici single in cerca dell’amore. A loro si offrono tre differenti momenti d’incontro: il dating bar, la fantasiosa app Finger e il Love Ring.
I momenti di incontro tra i single sono intervallati e commentati dall’ironica dei comici in studio, a cominciare da Marta e Gianluca, i due presentatori, coppia comica che ha tra i propri cavalli di battaglia proprio uno sketch dedicato agli speed date. Con loro, dei comici differenti in ogni puntata (nell’ordine, Vincenzo De Lucia, Antonio Ornano, Nuzzo e Di Biase e Alessandro Betti).
Prima del dating si giocava… alle coppie
Ma come si è arrivati, oggi, a fare dating show in tv? Va detto che dalla nascita della tv commerciale in Italia la ricerca dell’altra metà è stata spesso usata come spunto per macinare format su format. Addirittura prima che si parlasse di “dating show”, la televisione italiana aveva già capito che l’amore funziona anche come spettacolo.
Negli anni Ottanta, in un Paese che stava ancora scoprendo la leggerezza del privato in pubblico, M’ama non m’ama e Il gioco delle coppie furono i primi a portare il corteggiamento sul piccolo schermo. Il primo era un quiz sentimentale, dove le coppie si mettevano alla prova con domande sulle proprie affinità; il secondo introduceva la formula che ancora oggi è sinonimo di dating televisivo: un concorrente, tre pretendenti nascosti da un pannello, domande incrociate, e alla fine la scelta. Programmi semplici, ma rivoluzionari: parlavano d’amore con il linguaggio del gioco, senza troppi imbarazzi, e soprattutto con la complicità del pubblico.
L’audacia degli anni Novanta, un vero Colpo di fulmine
Con gli anni Novanta il genere si fa più dinamico e audace, in alcuni casi uscendo dagli studi televisivo per cercare l’amore tra le strade di una città. Come faceva Colpo di fulmine, condotto da Alessia Marcuzzi (e poi da Walter Nudo e Michelle Hunziker) nei pomeriggio di Italia 1: telecamera in spalla, microfono in mano, e caccia al colpo di fulmine tra passanti e studenti universitari, con tanto di premio finale (un viaggio) in palio.
Siamo in un decennio in cui il dating è ancora gioco: Appuntamento al buio, sempre su Italia 1 ma in preserale e con Amadeus e Luca Laurenti alla conduzione, ci riporta in studio e alla scelta da parte di un ragazzo o ragazza dei pretendenti, da vedere solo a fine puntata.
Gli anni Novanta sono stati anche la casa di un format storico della tv italiana: Stranamore. Sebbene non fosse un dating show, l’amore era al centro di ogni storia raccontata. Il conduttore, l’indimenticato Alberto Castagna, girava l’Italia con l’iconico camper per cercare di risolvere le crisi di coppie che si rivolgevano al programma in cerca di aiuto. In questo caso, quindi, l’obiettivo non era formare nuove coppie, ma salvare quelle già esistenti. Insomma, un decennio in cui l’idea è ancora quella di far incontrare persone, non di farle diventare personaggi.
E poi, nel 1996 su Canale 5 nasce un programma in cui gli ospiti, persone comuni, parlano delle differenze di tutti i giorni tra universo maschile e femminile. A condurre Maria De Filippi; quel programma, pochi anni dopo, avrebbe fatto la gioia del pomeriggio dell’ammiraglia Mediaset: era Uomini e Donne.
2001, Odissea nei sentimenti
La nuova svolta è segnata dal 2001: mentre su Canale 5 il sopracitato Uomini e Donne cambia pelle e diventa un vero e proprio dating show, coniando il termine “tronista” e diventando un appuntamento visto ancora oggi da più di tre milioni di telespettatori, e sulla neonata La 7 si prova a colorare un palinsesto ancora pop con Blind Date, Italia 1 mette in onda due format figli dell’appena nato genere del reality show.
In quell’anno, infatti, debuttano Da dove dgt e Mpt-Mi piaci tu. Nel primo, due persone cominciano a conoscersi via chat, per poi entrare in una stanza buia e lentamente fare conoscenza l’uno dell’altra tramite i vari sensi (l’accensione delle luci rivela l’aspetto e la sorpresa di trovarsi di fronte qualcuno con cui si poteva aver avuto affinità fino a poco prima).
Nel secondo, con dinamiche anche del game, tre persone -due ragazzi e una ragazza o due ragazze e un ragazzo- passano una giornata insieme per poi passare la notte, in camere separate, in una casetta. Solo due di loro, però, potranno restarci. In entrambi i casi, l’occhio nascosto (più o meno) delle telecamere osserva tutto, trasformando la ricerca dell’anima gemella in un percorso da raccontare con la lente di un genere che, ai tempi, era la vera novità televisiva. Un tentativo di adattarsi ai tempi che cambiano, ma che dura poco.
Il 2010 e il ritorno alle radici
Serve che passi un decennio perché il dating show trovi un po’ della freschezza che aveva perso. Ormai il genere è stato contaminato dal reality, ma i nuovi titoli riescono a usare la presenza costante delle telecamere non come presenza morbosa, bensì come strumento per seguire l’evoluzione di un rapporto che potrebbe trasformarsi nella tanto ambita storia d’amore.
Format (d’importazione) come Il contadino cerca moglie e Temptation Island declinano ciascuno a loro modo il genere. Il contadino cerca moglie punta ancora alla formazione di una coppia, trovando il suo plot twist nell’ambientazione: non uno studio tv, non una città, ma un contesto rurale. La domanda “l’amore può nascere anche laddove non ci sono i confort a cui siamo abituati?” diventa il motore del racconto.
In Temptation Island, invece, la storia d’amore diventa gossip: la carta vincente, oltre alla scelta di un cast azzeccato ogni stagione, è quella dei Tentatori e Tentatrici, che mettono in dubbio relazioni durature e ne svelano le fragilità. Non un vero dating, ma un modo per raccontare l’amore, oggi, che ha ormai fatto la Storia della tv contemporanea.
E’ un decennio, questo, in cui il dating diventa prodotto da tv minore: sulle generaliste resistono solo Uomini e Donne e Temptation Island, mentre è Real Time a riscoprire il genere. Qui vanno in onda Primo Appuntamento, format inglese che nasce da un’intuizione semplice, ovvero quella di far conoscere due single semplicemente… invitandoli a cena, e Matrimonio a prima vista, dating che si fonda all’esperimento sociale osano l’inosabile: far sposare persone che non si erano mai incontrate prima.
E oggi? L’amore è diventato un gioco sensuale
Arriviamo così al nostro decennio, in cui il dating show si è fatto territorio di contaminazione. Difficile trovare titoli che siano dating duri e puri (ad eccezione di quelli sopra citati). Oggi, per tenere il pubblico incollato allo schermo, si deve fare anche altro, giocare, provocare e vincere.
Nascono titoli più rassicuranti, come Chi vuole sposare mia mamma o mio papà (Tv8, con Caterina Balivo) e altri che invece premono l’acceleratore sulla provocazione, come Love Island (Real Time), in cui la coppia serve a vincere un montepremi, e Too Hot To Handle (Netflix), in cui i soldi in palio si vincono solo se non ci si sfiora. A dicembre è attesa la versione italiana di Love is Blind, su Netflix, con Benedetta Parodi e Fabio Caressa: altro esperimento sociale che metterà l’amore alla prova della vita di tutti i giorni.
Tra provocazione e gioco, e infine anche comedy, il dating show è uno di quei pochi generi televisivi capace di cambiare pelle e di adattarsi ai tempi. Il suo punto di forza è di poter raccontare la società che cambia sfruttando le tendenze ma senza mai abbandonare la propria essenza, ovvero la ricerca dell’amore, qualcosa che siamo certi funzionerà anche tra cento anni.







