Netflix e Warner Bros., fusione è fatta: cosa cambia per loro, cosa cambia il cinema e soprattutto cosa cambia per noi

Netflix acquisisce Warner Bros. e la sua immensa gallery che ha fatto la Storia del cinema. Ci sono dei precedenti che ci indicano che la strada verso un nuovo modo di pensare la fruizione dell’intrattenimento è tracciata. Ma questo fusione potrebbe cambiare ancora di più le carte in tavola, anche per gli spettatori

Netflix ha comprato Warner Bros: non una fusione qualsiasi. Giusto per restare in tema streaming, è come se Hollywood finisse in un… Sottosopra che ne cambierà inevitabilmente forme e, forse contenuti. Notizie del genere, di acquisizioni e fusioni che fanno tremare il mondo dell’intrattenimento, ne abbiamo già sentite negli anni scorsi: quando Disney si è presa FOX, o quando Skydance ha acquisto Paramount o Amazon si è presa MGM. Nel giro di pochi anni, insomma, tre storici studios americani hanno cambiato padrone, non facendo semplice mercato, ma geopolitica dell’intrattenimento.

Prima i fatti: cosa ha comprato Netflix e perché conta

Con un’operazione da oltre 70 miliardi di dollari, Netflix ha messo le mani sullo studio che ha firmato buona parte dell’immaginario americano del Novecento: Warner Bros, HBO, DC, Adult Swim, Cartoon Network, e soprattutto un catalogo che va dalla saga Harry Potter a quella de Il Signore degli Anelli, fino ai film di Stanley Kubrick.

Warner Bros. è uno dei pochi grandi “studios verticali” rimasti in piedi. Netflix, che fino a ieri era “solo” una piattaforma, ora diventa anche uno studio tradizionale. Il che vuol dire che ad acquisizione terminata (si stima nel secondo trimestre del 2026) dovrà avere a che fare con lotte interne, teatri di posa, sale mixing, produzioni fisiche, rapporti sindacali, finestre di sfruttamento e responsabilità che vanno oltre l’algoritmo.

Uno step che Disney, Paramount e Warner avevano compiuto un secolo fa. Fin dai primi minuti successivi alla diffusione della notizia non sono mancati i commenti, in gran parte, va detto, non proprio carichi di ottimismo. A cominciare dai diretti interessati, i produttori cinematografici.

La pressione al Congresso: i produttori temono un monopolio globale

Esatto: un gruppo di produttori (alcuni noti, altri anonimi) ha inviato una lettera al Congresso americano chiedendo di intervenire. Secondo loro, Netflix+Warner creerebbe un colosso troppo concentrato, verticale e potente. I timori principali sono chiari: Netflix diventerebbe contemporaneamente produttore, distributore ed editore, con una capacità di controllo che nessuno studio ha mai avuto in questa forma.

Le sale cinematografiche, inoltre, rischiano di essere schiacciate: se Netflix dovesse decidesse di accorciare le finestre temporali tra l’uscita del film e quella su piattaforma o di far uscire i film direttamente in streaming, per molte catene rappresenterebbe una condanna. Gli studi indipendenti, che già non se la passano bene, temono che l’unico modo per sopravvivere diventerà lavorare per Netflix.

C’è poi HBO: il canale premium per eccellenza potrebbe perdere quella libertà creativa che la rende, da vent’anni, la “casa del prestigio televisivo”. Di fatto, Hollywood sta chiedendo al Congresso una cosa molto semplice: “Non lasciateci nelle mani di un solo gigante”.

Per Netflix è un’occasione enorme, ma anche un rischio culturale

Per Netflix, società partita dal noleggio di dvd e oggi uno dei colossi più apprezzati ma anche temuti, questa è l’opportunità della vita. La piattaforma entra finalmente nella “serie A” degli studios storici, acquisendo un archivio che da solo vale metà dell’immaginario americano, con la possibilità di costruire un sistema produttivo integrato: dalla scrittura alla distribuzione globale.

Ma c’è anche un rischio: se Netflix dovesse imporre la sua logica di contenuti veloci, metriche ferree e algoritmi, Warner potrebbe perdere la sua identità. E la mossa si trasformerebbe in un boomerang: tanti contenuti a disposizione, ma poca anima.

Per Warner Bros: salvezza economica e identità da ricostruire

Dal canto suo, Warner Bros. negli ultimi anni era fragile, tra debiti, strategie incostanti, dirigenti che cambiavano ogni dodici mesi, franchise usurati e un HBO Max mai davvero decollato. Con Netflix sicuramente arriva ossigeno, stabilità finanziaria e la possibilità di ripensare i brand storici senza corse affannate.

Ma l’acquisizione rappresenta anche un bivio: diventare il “braccio produttivo premium di Netflix” oppure conservare una voce autonoma e riconoscibile. La Disney, quando comprò FOX, di fatto optò per la prima strada. Vedremo se Netflix farà lo stesso.

Cosa cambia per noi spettatori?

Fino a qui abbiamo visto come potrebbe cambiare lo scenario per i diretti interessati. Ma manca un dettaglio, forse quello più importante: che conseguenze ci saranno su chi paga il biglietto al cinema o clicca su “abbonati”? Ovvero, cosa cambia per noi spettatori? Ecco i tre scenari più credibili:

1) L’era d’oro del catalogo unico

Se Netflix usasse Warner con intelligenza, ci ritroveremmo su un’unica piattaforma tutto il cinema contemporaneo e metà del cinema classico. Un sogno per gli spettatori, di fronte a una concentrazione di titoli in un unico posto mai vista prima d’ora.

2) Le sale resistono, ma cambiano

Netflix potrebbe anche decidere che i blockbuster, quelli con i mega budget e le star più acclamate, continuano ad arrivare al cinema, ma con finestre più corte: se non lo vedi al cinema, lo puoi vedere in piattaforma poco dopo. Il cinema resterebbe importante, ma dovrebbe reinventarsi, come d’altra parte sta cercando di fare da anni: più film evento capaci di creare esperienze, meno produzioni sperimentali e di nicchia.

3) L’inferno della standardizzazione

Nel caso peggiore (ma secondo noi più improbabile) Netflix potrebbe spingere tutto verso lo streaming, appiattendo Warner e trasformando il mercato in un monoblocco. Ovvero esattamente quello che i produttori a cui abbiamo fatto cenno poco fa dicono al Congresso: “Fermate questa deriva”.

Più che una fusione, una transizione d’epoca

Considerati i casi Paramount assorbita da Skydance, MGM assorbita da Amazon, Fox assorbita da Disney e ora Warner assorbita da Netflix, abbiamo avuto la conferma che stiamo vivendo una fase in cui casi come questi non sono l’eccezionalità, ma l’ordinarietà. Una fase in cui gli studios non sono più studios (non almeno come li conoscevamo), le piattaforme non sono più solo piattaforme e chi controlla i contenuti controlla tutto il sistema.

Cambia Hollywood, che si piega alle logiche degli abbonamenti mensili; cambia il modo di lavorare dei produttori, che devono interfacciarsi con nuovi committenti e nuove richieste e cambia il nostro modo di scoprire e riscoprire le grandi storie del cinema, con il rischio che quelle che meriterebbero di diventare dei classici non trovino il giusto spazio. E non ci resta che guardare la Storia mentre viene riscritta.

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